[L’inchiesta] Salvini e le navi patacca donate alla Libia per fermare lo sbarco dei migranti 

La relazione tecnica del decreto svela le dimensioni del “regalo” (interessato) del nostro governo alla Guardia Costiera libica:  due imbarcazioni della Gdfda 27 metri e dieci motovedette veloci del Guardia Costiere. Salvini, Tria e Toninelli mandano in Africa imbarcazioni vecchie e che consumano molto: il governo ha stanziato 1 milione e centomila euro per “ripristinarle”. Una delle due navi della Gdf, ferma da anni a Venezia, necessita di lavori per quasi mezzo milione. Il trasferimento costerà 25 mila euro di carburante 

[L’inchiesta] Salvini e le navi patacca donate alla Libia per fermare lo sbarco dei migranti 

Era il 22 giugno quando Matteo Salvini, diventato da poco ministro dell’Interno, si è presentato al question time in Aula alla Camera e ha approfittato di quell’occasione per ribadire la sua strategia per diradare gli sbarchi dei migranti, “fermare i barconi all’origine”. Disse proprio così: “Oggi in Consiglio dei ministri, se il tempo lo consentirà, doneremo  12 motovedette alla Libia”. Perché proprio il Paese che fu di Gheddafi? “Secondo dati dell’Oim in LIbia sono presenti 662mila migranti, il 10% minori, provenienti da 40 Paesi, prevalentemente africani. I richiedenti asilo registrati dall’Unhcr sono 152mila”, spiegò. Ovviamente il consiglio dei ministri il tempo per quella “donazione” lo ha trovato e quel regalo del governo italiano a quello libico era decisamente interessato: si trattava di mettere in condizioni il Paese nord africano di pattugliare le sue coste e di fermare i barconi carichi di migranti quando sono ancora nelle acque territoriali. 

Presa la decisione politica, a Palazzo Chigi e al Viminale si sono messi al lavoro per scrivere il provvedimento e darne attuazione. Come sia  e quanto costi lo si scopre nella relazione tecnica al testo numero 624, intitolato “Conversione in legge del decreto legge 10 luglio 2018, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera libica”. Scritta a tempo di record dal servizio del Bilancio del Senato “la norma autorizza la cessione a titolo gratuito al Governo dello Stato di Libia, con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato fino ad un massimo di  10 unità navali CP, classe 500, in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, fino ad un massimo di 2 unità navali da 27 metri, classe Corrubia, in dotazione alla Guardia di finanza”. Le navi che l’Italia regala alla Libia sono dunque dodici, dieci più piccole, due molto più grandi.

Il conto economico del decreto rivela che Salvini e i suoi colleghi Danilo Toninelli (cui compete la Guardia Costiera) e Giovanni Tria (che è il “capo” della Guardia di Finanza) non hanno deciso di liberarsi di navi-gioiello. A giudicare dai costi per “il ripristino in efficienza” dei mezzi nautici, anzi, verrebbe da pensare che ai libici il governo italiano abbia deciso di rifilare dei vecchi arnesi pronti per la pensione. 

Il governo quota infatti a 1 milione e centomila euro i costi per rimettere in le navi in condizioni di fare il loro lavoro, cioè navigare. La “patacca” più grande sarebbe quella rifilata  dal ministero dell'Economia e delle Finanze che regala ai libici la “G 92 Alberti” e la “G 115 Zanotti”, due grandi unità navali della GdF, classe Carrubia, cioè lunghe 27 metri. La prima è vecchia di vent’anni e ferma nel porto di Venezia da moltissimo tempo e necessità interventi per quasi 400 mila euro (395). La seconda è a Vibo Valentia e sta messa meglio. Per rimetterle a posto entrambe prima di spedirle in esilio si stima un investimento di 430 mila euro: immaginate le condizioni nelle quali si trovano. Il decreto rivela che il “Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera contribuirà al rafforzamento della flotta libica” attraverso “la cessione delle  unità navali CP classe 500”. Si tratta di grossi motoscafi molto veloci adatti per il pattugliamento - e non per caricare persone - chiamati  CP 515, CP 516, CP 517, CP 518, CP 519, CP 520 e così via.

Questi dieci mezzi sono messi meglio rispetto a quelli della Gfd: “Per la materiale cessione delle suddette unità navali sono previsti interventi di manutenzione finalizzati a ripristinarne la perfetta efficienza e il costo complessivamente stimato per detti lavori è pari a euro 500.000”, si può leggere nella relazione. Per rimetterli a nuovo in vista dell’espatrio il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti stima di spendere  una media di 50mila euro per unità. Si trovano in luoghi molto lontani l’una dall’altra: Siracusa, Gela, vasto, Otranto, Monopoli, Barletta, Goro, Procida, Venezia e Fano. 

Saranno i libici e venirsi a prendere le navi. Ma il “trasferimento” dai porti italiani a quelli dove oggi partono le carrette del mare avverrà in “convoglio” con l’assistenza di unità navali maggiori. La nostra Marina scorterà i mezzi donati fino alla loro nuova destinazione. Pertanto  nel calcolo delle spese che la Repubblica italiana sosterrà si è tenuto conto del costo aggiuntivo relativo alle spese delle unità di altura impiegate per il supporto al “convoglio” durante il trasferimento: 2 classi 200 ed una classe Dattilo per un onere complessivo di 195 mila euro inclusi 2 mila euro di costi di personale. Scrive ancora la relazione: ci vorranno “quattro giorni di navigazione” e un compenso forfettario di impiego di cento euro al giorno  “da corrispondere a trenta unità di personale, tre unità di personale per ciascuna delle dieci unità navali da trasferire”.

Il trasferimento costerà 25 mila euro di carburante soltanto per le due navi grosse, 95 mila euro per le altre dieci. L’Italia consegna le navi “chiavi in mano”, ma si è impegnata a spiegare prima ai militari libici come funzionano. Saranno 20 gli operatori della Guardia costiera libica a partecipare a un “corso di formazione e addestramento della durata di 28 giorni”; faranno “attività didattica in aula e in  acqua mediante l’utilizzo di due motovedette classe 500” al largo di Messina. La loro formazione costerà - secondo le stime del decreto - trecentomila euro. 

Il conto economico del regalo delle navi patacca alla Libia