Ricostruzione, stallo sul Commissario. Meloni: “Prima i soldi”. Ma Fratelli e Lega vogliono quel posto

E infatti il Consiglio dei ministri ha allargato il cratere dell’emergenza e della ricostruzione a Marche e Toscana. Difficile affidare ad un presidente di Regione, in questo caso Bonaccini, le risorse anche di altre regioni. La promessa di von der Leyen. “Tin bota, l’Europa è con voi”. L’incontro con Fitto per rassicurare sul Pnrr

La premier Giorgia Meloni (foto Ansa)
La premier Giorgia Meloni (foto Ansa)

L’alibi è servito in tavola. Pronto e cucinato in quattordici minuti, tra le  19 e 30 e le 19.46, tanto dura la riunione del Consiglio dei ministri  che Giorgia Meloni ha voluto convocare ieri sera di ritorno da Bologna e dalla Romagna dove ha fatto un nuovo sopralluogo sulla terre alluvionate insieme con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Quei quattordici minuti sono stati sufficienti per allargare il cratere alluvionale - cioè le zone colpite, strumento necessario per procedere con l’assegnazione delle risorse per la ricostruzione - ben oltre Bologna e la Romagna. Anche alla Toscana e alle Marche, almeno una cinquantina di comuni jn più, quattro milioni a testa, otto in tutto che si aggiungo ai 208 già stanziati nel cdm di martedì. In questo modo, come strizzano l’occhio da un paio di giorni i parlamentari di maggioranza, “davanti a tre regioni coinvolte, è chiaro che il commissario straordinario alla ricostruzione non può essere il presidente di regione di una di queste ma dovrà essere per forza una figura terza”. E quindi non Stefano Bonaccini che invece molti, dal territorio, vogliono come Commissario visto che ha una squadra già rodata che ha gestito la ricostruzione del terremoto del 2012 in Emilia con 12 miliardi di danni.

“Ma vi pare che devo ancora trovare i soldi e voi pensate a chi dovrà spenderli” ha esclamato la premier nel punto stampa dopo il primo sorvolo delle terre colpite con von der Leyen e Bonaccini ed in presenza di entrambi. Chissà cosa ha pensato la Presidente della Commissione. Di sicuro ha percepito la tensione e il fastidio della premier quando deve sottoporsi alle domande dei cronisti. Cosa che infatti accade sempre più raramente.

“Prima i soldi poi il commissario”

Il fatto è - è stato fatto notare a Meloni - che non sono i giornalisti ma i parlamentari della sua maggioranza e anche di Fratelli d’Italia ad aver iniziato “il gioco” del commissario giù da lunedì. Girano i nomi dei candidati di Fdi - il viceministro  alle Infrastrutture Bignami, il senatore di Bologna Lisei che è anche avvocato - e della Lega che mette in campo Jacopo Marrone, ex sottosegretario alla Giustizia. “Ed io infatti - ha replicato la premier - lo dico a tutti, giornalisti e parlamentari, trovo veramente curioso che mentre siamo ancora in mezzo al fango si faccia il totonomi sul Commissario”.

In politica nulla è quello che sembra. E quasi nulla corrisponde a quanto viene detto. I fatti dunque ci dicono che l’immagine di Bonaccini, Meloni, Von der Leyen in elicottero prima mentre sorvolano l’area alluvionata, in pratica da Bologna al mare sono esondati una trentina di corsi d’acqua, e poi quando intrecciano le mani  è un’immagine forte, che dà sicurezza e anche fiducia su come andranno le cose.

Il comunicato di palazzo Chigi che allarga il cratere dell’emergenza e della ricostruzione è invece il classico passaggio che sa di inciucio. Che quasi mai c’entra col merito. “Con Bonaccini stiamo lavorando molto bene” ha detto la premier. Analoga considerazione è arrivata dal Presidente della regione richiesto nel ruolo di garante della ricostruzione anche dalle associazioni di categoria che stanno compilando la lista dei danni e delle richieste. Il motivo è semplice: “Bonaccini lo ha già fatto, sa come si fa e lo ha fatto bene”.

In un paese normale sarebbe già chiusa qua. Ma sulla ricostruzione della Romagna c’è chi è pronto a farci una doppia campagna elettorale: per le Europee del giugno 20254e quella per le Regionali del 2025 (gennaio). La premier non sembra avere queste intenzioni. Anche perchè sa bene che la ricostruzione può diventare in un attimo un boomerang contro chi la sta gestendo. E sa anche bene che Bonaccini commissario può essere “usato” in chiave anti Schlein.  

La promessa di von der Leyen

A parte il nodo commissario, il nodo prioritario è appunto quello dei soldi. Von der Leyen è venuta apposta ieri per vedere e capire il grado di devastazione. Inimmaginabile, se non lo vedi di persona, capire la forza d’urto dell’acqua e la forza passiva di un’acqua melmosa che non accenna a defluire, in alcune zone, da case e capannoni. Inimmaginabile vede quanto sia cambiata la morfologia di certe zone dove le colline sono franate, i corsi d’acqua hanno sommerso le strade quando non sono franate e implose per lunghi tratti.  La presidente ha promesso solidarietà e aiuti economici. “Questa regione avrà un occhio di riguardo da parte della Ue” ha promesso von der Leyen. “Avremo bisogno di voi” ha ammesso Meloni. E questo era quello che Bonaccini voleva sentire con le sue orecchie. “Purtroppo - ha aggiunto la premier - l’Italia è il paese che più di altri ha attinto a questo fondo emergenze (circa tre miliardi, segue la Germania con uno e mezzo, ndr) ma siamo un paese fragile”. Che deve essere messo in sicurezza e saper spendere i soldi e le risorse disponibili.

Fitto e il Pnrr, la vera missione

E qui arriviamo al vero motivo per cui Giorgia Meloni ha smontato la sua agenda ed è tornata a Bologna tre giorni dopo la sua prima visita (domenica): il Pnrr e i severi giudizi arrivati mercoledì da Bruxelles nella forma delle Raccomandazioni di primavera della Commissione. Troppo dure e critiche per la premier che ufficialmente non ha replicato ma, appunto, ha smontato l’agenda e ha raggiunto a Bologna la Presidente insieme con il ministro del Pnrr, Raffaele Fitto. Meglio dirsele a voce certe cose. Bruxelles ha denunciato i ritardi del governo italiano e il fatto che le necessarie riforme per rendere più efficiente la macchina dello stato non sono ancora realizzate o non operative. Ha detto di fare presto e bene perchè siamo in ritardo: a che punto siamo ad esempio con i 55 obietti di fine giugno? Se la terza rata forse arriverà, la quarta è ad altissimo rischio.   Soprattutto siamo a fine maggio e ancora nessuno conosce quali modifiche al Piano chiederà l’Italia. Il tempo per Bruxelles sarebbe già scaduto. Fitto sostiene che abbiamo tempo fino alla fine di agosto.

Insomma, tante e delicate questioni per cui non è un caso che poi Meloni abbia salutato Von der Leyen e l’abbia affidata alla cure di Fitto, Bonaccini e del sindaco di Cesena Enzo Lattuca. Non è dato sapere se il ministro italiano abbia convinto a meno la Presidente von der Leyen. Il Parlamento potrà saperne qualcosa di più la prossima settimana quando il ministro dovrà informare l’aula sull’andamento dei lavori.

Un successo personale

Quello che forse Meloni non poteva immaginare è il successo personale che Ursula con der Leyen ha ottenuto andando in giro a piedi per i paesi e le campane romagnole. A Cesena, incontrando i volontari europei delle Protezioni civili, si è compiaciuta per la solidarietà che i 27 hanno saputo dimostrare. E le persone comuni, vanga in mano, calosce schizzi di fango ovunque. La Presidente ha salutato, abbracciato, ha chiesto e in qualche modo compreso. Ha abbracciato le donne, salutato i bambini. “Grande naturalezza e spontaneità” ha detto il sindaco di Cesena Enzo Lattuca. C’è chi le ha offerto un sacchetto di piadine (“sono un po’ troppe per me…” ha scherzato), chi le ha mostrato i danni del fango in case da rifare. Impressionata dai danni del fango e dell’acqua, da quelle che ha definito “ cicatrici profonde” e dal grande lavoro che i cittadini già hanno saputo fare con le loro mani. Lei ha sorriso compiaciuta da tanta iniziativa e ha promesso in dialetto romagnolo: “Tin Bota, l’Europa è con voi”. Tenere duro, ha detto. Non s’era mai sentito un Presidente di commissione parlare il dialetto del posto. E forse davvero l’Europa ci darà una mano.