[Il retroscena] Il Pd vuole la presidenza della commissione di controllo sui Servizi Segreti e consegna la Rai a Forza Italia

La presidenza delle commissioni Bicamerali di garanzia spetta all'opposizione. Renzi vuole a tutti i costi i Servizi segreti per il "suo" Luca Lotti e costringe il duo Di Maio - Salvini a offrire la Vigilanza Rai all'altro partito che non voterà la fiducia. Forza Italia, però, non ha mai avuto quell'organismo in 24 anni, dal momento che il suo presidente ha creato Mediaset. Ecco chi è in corsa per queste poltrone

Renzi, Berlusconi, Salvini e Di Maio
Renzi, Berlusconi, Salvini e Di Maio

Andare all’opposizione non significa restare fuori da tutto. Niente ministri, sottosegretari e presidenti di commissione, ma ci sono due poltrone “pesanti” che spettano a chi non vota a favore del governo. Si tratta della presidenza delle due commissioni bicamerali di garanzia che sono il Comitato di controllo dei Servizi segreti e la commissione di Vigilanza Rai.

Le nomine calde

Nella scorsa legislatura, quando il governo era a trazione Pd, erano guidate dal leghista Giacomo Stucchi e dal pentastellato Roberto Fico, al quale il posto ha portato fortuna, dal momento che oggi è il presidente della Camera dei deputati. Non appena sarà partito il governo - martedì, forse - non appena M5s e Lega si saranno eletti i presidenti delle commissioni ordinarie toccherà a quelle speciali.

Renzi e il controllo dell’intelligence

Il problema è che, visto come si sono messe le cose, considerata la fragilità della maggioranza a due che si sta lentamente componendo con grande sforzo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, le due presidenze, come quelle dei Comitati di cui scriveremo dopo, sono già entrate nella trattativa. A creare un problema è stata l’impuntatura di Matteo Renzi. L’ex presidente del Consiglio e segretario dimissionario del Pd, oggi “semplice” senatore di Firenze, ha detto sin dall’inizio di voler restare all’opposizione di qualunque governo ed ha “prenotato” per un esponente del suo partito la presidenza del Comitato di controllo dell’intelligence. “Spetta al Pd”, ha chiesto sin dall’inizio. Qualcuno pensa che vi ambisse personalmente, ma poi, dopo che i problemi con Maurizio Martina e con un congresso alle porte, deve avere cambiato idea.

Il nome della Boschi

“Non ambisco a nessuna poltrona”, ha puntualizzato, rispondendo a domanda precisa qualche giorno fa Maria Elena Boschi, pure lei indicata come “papabile” presidente dell’organismo che è delicatissimo per il corretto funzionamento della Repubblica. Gli 007 operano infatti in Italia e all’estero, sono chiamati a tenere costantemente informati i membri di questa commissione, che, obbligati a mantenere il segreto, entrano così a conoscenza di informazioni sensibili per la democrazia.

I precedenti

Il Comitato di controllo dell’intelligence italiana, che “dipende” da Palazzo Chigi, è stato in passato è stato guidato da personalità importanti come Claudio Scajola (che era stato ministro dell’Interno), Francesco Rutelli (che era stato vicepremier), Massimo D’Alema (che era stato premier e ministro degli Esteri) e da Marco Minniti, che un anno e mezzo fa è diventato il capo del Viminale. Ex ministro - anzi, ministro dello Sport ancora in carica - è Luca Lotti, braccio destro del “Rottamatore”, che sarebbe il predestinato per quel ruolo. Ogni tentativo di dirottare il Pd su altri ruoli di garanzia, al momento, è fallito. Va detto che i dem sono stati fortemente penalizzati dalla composizione degli Uffici di presidenza delle due Camere. I pentastellati, infatti, hanno preso tutti i posti che potevano per l’ansia di riuscire ad avere la maggioranza all’interno dell’organismo e quindi, da lì, intervenire sui vitalizi. Solo Ettore Rosato, ex capogruppo a Montecitorio e autore della legge elettorale, si è visto riconoscere i galloni da vicepresidente.

L’altra poltrona per Forza Italia

Il problema è che se il Pd non molla i Servizi, l’altra poltrona che “scotta” spetterebbe all’altro grande partito che resta all’opposizione, cioè Forza Italia. La Bicamerale che controlla la tv di Stato è considerata particolarmente sensibile perché garantisce - ovviamente - moltissima visibilità e consente di costruire rapporti importanti - specie coi direttori che vengono ascoltati e interrogati in Parlamento - e inoltre porta fortuna, come dimostra la storia recente.

Valzer di nomi

L’ultimo occupante di quella poltrona è stato l’attuale presidente della Camera. Deputato neo eletto, Roberto Fico è stato eletto alla guida dell’organismo che a sede a Palazzo San Macuto e due settimane fa ha sfiorato nientemeno che la presidenza del consiglio. E’ la terza carica dello Stato.  Nel 1996, quando il governo era guidato da Romano Prodi, alla presidenza della Vigilanza fu eletto il “colonnello” di Alleanza nazionale, subito ribattezzato “Epurator”, che, da lì, conquistò la visibilità sufficiente a stravincere le elezioni e a diventare governatore del Lazio e dopo ministro della Salute. Presidente dell’organismo bicamerale è stato anche l’ex dirigente comunista-migliorista Claudio Petruccioli che, da lì, è stato promosso al ruolo di presidente della Rai. Numero uno della Vigilanza è stato anche il premier in carica, Paolo Gentiloni, che ha poi capitalizzato diventando ministro delle Comunicazioni e degli Esteri. Oggi in corsa per i dem ci sarebbe Michele Anzaldi, che di mestiere è un giornalista, è stato il portavoce di Renzi alle ultime primarie e, soprattutto, è già stato segretario della Commissione di Vigilanza Rai.

La Vigilanza Rai in mano al capo di Mediaset?

La questione è che il Pd non può prendere due posti di peso su due e, alla luce dell’impuntatura del Nazareno, la Vigilanza spetterebbe agli azzurri. Sarebbe un inedito: Forza Italia non ha mai avuto in 24 anni di attività la presidenza della Bicamerale che vigila sulla Rai. La ragione? Il suo presidente è il fondatore del principale network concorrente alla tv di Stato, che ha tre grossi canali e altri minori. Così, mentre Di Maio e Salvini scrivono nel contratto di governo che vorranno approvare “una legge sul conflitto di interessi”, per far partire il loro governo giamaica i due giovani leader sembrano destinati a farne nascere uno nuovo. Per la cronaca l’esponente azzurro più titolato a guidare la Vigilanza Rai sarebbe l’ex capogruppo al Senato Paolo Romani, che è stato a più riprese ministro per le Comunicazioni. Per aggirare questo problema, i due tentano di comporre diversamente il puzzle che, tra le sue tessere, vede anche la presidenza della Giunta per le autorizzazioni, di quella della Giunta per le elezioni e della Commissione Antimafia, che, fino a due mesi fa, era guidata da Rosy Bindi. Dovrebbe rimanere ad un esponente dem.