L'Europa dice sì al Patto sui migranti e Meloni si smarca dai conservatori e vota con i popolari
Il Partito Democratico ha invece bocciato il provvedimento
Ci sono votazioni che più di altre possono spostare gli equilibri. E soprattutto indirizzare gli scenari futuri. È il caso dell’ultimo voto del Parlamento europeo al nuovo patto sui migranti. Succede tutto nel tardo pomeriggio di mercoledì quando all’EuroParlamento viene messo ai voti un testo che è il risultato di un lavoro certosino portato avanti da anni. La votazione dura più di un’ora ed è condita da un lungo dibattito all’interno della galassia socialista: la delegazione francese e il Pd annunciano il voto contrario. Per i dem l'unica eccezione è stata rappresentata dal regolamento sulla gestione dell'asilo e la migrazione, che include il meccanismo di solidarietà. Per il resto, il Nazareno boccia il provvedimento. «Il compromesso raggiunto non supera il sistema di Dublino, non alleggerisce i Paesi di primo ingresso ed è fortemente improntato ad un approccio securitario», protestano gli eurodeputati democratici.
Il nuovo Patto in sintesi cerca di rispondere a un'esigenza di fondo: dare regole uniche in tutta Europa, dato che sinora non è stato così. Al centro della riforma c'è l'equilibrio tra responsabilità (da parte dei Paesi di primo approdo) e solidarietà (da parte degli altri). Basta dunque con un sistema disfunzionale che addossava agli Stati di frontiera, nel Mediterraneo ma non solo, tutti gli oneri di controllo ma poi permetteva ai migranti di sparpagliarsi per tutta l'Ue, creando l'odioso fenomeno dei movimenti secondari (spesso gente in fuga senza documenti), fonte di tensione tra i Paesi e d'insicurezza per gli stessi migranti. D'ora in poi la nazione di primo approdo dovrà raccogliere la domanda di asilo, gestire la persona e la pratica in tempi rapidi, ma potrà contare sull'aiuto degli altri, o in termini ricollocamenti o contributi finanziari. Soprattutto, però, chi arriva da un posto del mondo non poi così disastrato e non ha diritto alla protezione dell'Ue verrà rimpatriato in tempi rapidi. O almeno, questa è l’idea. In questo modo ai Paesi di primo ingresso, come l'Italia, von der Leyen ha assicurato che d'ora in poi "non saranno più soli" davanti alle sfide poste dall'immigrazione. «L’Europa migliore è l'Europa che si muove unita», ha sottolineato Ursula von der Layen. «È un giorno storico», rilancia la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola.
Di fatto von der Layen, dopo le voci di questi giorni che la descrivevano fortemente indebolita e rilancia la sua candidatura per un bis alla presidenza di commissione. Ma il dato politico che rafforza la presidente uscente è il voto di Fd'I. Un contesto non facile nemmeno per il centrodestra di governo che si divide sul più bello. Gli azzurri di Antonio Tajani danno il via libera all’intero pacchetto. Ma la novità, come si diceva, è rappresentata da Fratelli d’Italia che si smarca dai Conservatori e vota a favore del provvedimento. In sette votazioni su dieci le truppe di Meloni si schierano a favore del nuovo patto voluto fortemente da von der Layen. Un passaggio che non è certo casuale e che viene subito letto in controluce: «Giorgia si prepara a votare l’Ursula-bis o comunque troverà un accordo con i popolari all’indomani delle elezioni europee». Non a caso proprio i popolari diffondono un dispaccio firmato “Fonti Ppe” che strizza l’occhio al partito di Giorgia Meloni. Da quelle parti infatti viene esaltato il ruolo della delegazione di Fd’I perché, si sottolinea, «che ha dimostrato di essere responsabile». Addirittura una delegazione del Ppe dell’Est si spinge oltre: «È Fdi che ha salvato il Patto, i Verdi e parte dei Socialisti hanno cercato di azzopparlo».
Insomma, il voto sui migranti premia il Ppe e la strategia di allargare la maggioranza a destra. Il sì al Patto, dunque, è un sì ad una coalizione europea più spostata a destra, ma nel solco dell'europeismo, dove la porta resta sbarrata ai sovranisti ma non certo ad una parte delle destre, a cominciare da quella guidata da Giorgia Meloni. In Fdi, d'altra parte, si sta osservando con attenzione il percorso non facilissimo della candidata von der Leyen. Segno che i meloniani potrebbero alla fine cedere alle sirene della presidente uscente o comunque potrebbero orientarsi su un profilo differente come quello di Mario Draghi.
Va da sé, gli eurodeputati di Fd’I dissimulano e depotenziano il passaggio d’aula: «C'è molta enfasi su questo voto - spiega Carlo Fidanza, capodelegazione dei meloniani - noi non lo riteniamo un voto storico, ma un passaggio di una strategia che necessariamente deve essere più ampia. Questi provvedimenti che abbiamo votato oggi si occupano di gestire i migranti che arrivano sulle nostre coste e in generale sul territorio europeo. La sfida adesso, e lo sa a maggior ragione di più dopo il 10 giugno quando contiamo di avere una nuova maggioranza che possa davvero cambiare le politiche migratorie, sarà quella di fermare le partenze. Quindi, fermare questi flussi e le mafie dei trafficanti di esseri umani per evitare di avere qui troppe persone in maniera irregolare e quindi non più trovarci a gestire numeri ingestibili ma avere una immigrazione regolamentata e controllata com'è in tutte le nazioni civili di questo mondo». Infine, conclude Fidanza, «non c'è da fare grande trionfalismo, ma di continuare a lavorare in una direzione che comincia a essere quella giusta e che deve essere assolutamente rafforzata».
Una dichiarazione utile a proteggersi a destra, dove la Lega di Salvini si dice assai contrario e diffonde una nota di questo tenore: « Il Parlamento europeo approva, per una manciata di voti, il patto sull’immigrazione. Una proposta deludente che non risolve in alcun modo il problema dei flussi illegali e clandestini lasciando sola l'Italia, ancora una volta. La Lega ha votato contro l'impianto di questa 'riforma', dopo aver proposto soluzioni di buonsenso per fermare le partenze e cooperare con i Paesi d'origine, tutte non prese in considerazione da un parlamento che è evidentemente lontano dagli interessi e dalle richieste di sicurezza dei cittadini europei. Basta con sinistra e socialisti, c'è bisogno di una nuova maggioranza a Bruxelles, a difesa dei Popoli europei: l'8 e il 9 giugno si cambia, col tuo voto». E se questa è la posizione ufficiale della Lega, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi che siede nel governo Meloni in quota Carroccio sconfessa la postura della Lega. Segno che qualcosa dalle parti di Salvini o è saltata o sta per saltare: «Dopo anni di stallo sulla politica migratoria - sottolinea Piantedosi - con il voto di oggi del Parlamento europeo sul Patto migrazione e asilo il regolamento di Dublino è stato finalmente superato. Grazie alla nostra capacità di negoziazione, siamo riusciti in un anno e mezzo a riportare al centro dell'agenda europea la politica migratoria e abbiamo trovato insieme agli altri Paesi Membri dell'Ue il miglior compromesso possibile, che tiene conto in ogni caso delle prioritarie esigenze dell’Italia. Il nuovo Patto, infatti, garantirà frontiere esterne più sicure, procedure rapide ed efficienti per l'asilo, espulsioni più veloci, una maggiore solidarietà nei confronti dei paesi di primo ingresso». Insomma, Salvini è sempre più isolato.