Meloni: “Aspettiamo le risposte di Toti. Borgatara e pesciarola per me non sono insulti”
Intervistata da Maurizio Belpietro durante l’evento “Il giorno de La Verità” a Milano, la premier ha parlato dell’inchiesta ligure, del confronto con la segretaria del Pd e dell’agenda di governo
Dall’inchiesta ligure, al confronto con la segretaria del Pd Elly Schlein fino ai prossimi impegni del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni parla di tutto durante l’intervista con Maurizio Belpietro durante l’evento “Il giorno de La Verità”, a cominciare dai guai della Regione Liguria: "Toti ha detto che avrebbe letto le carte e avrebbe dato le risposte. Aspettare quelle risposte e valutare penso sia il minimo indispensabile per un uomo che ha governato molto bene quella Regione. Non ho avuto tempo e possibilità di approfondire più di tanto", ha detto anche dal palco, aggiungendo che aspettare le risposte di Toti sia "il minimo sindacale di rispetto. E non ho altro da aggiungere".
In tv con Schlein per aiutare gli italiani a scegliere
"Il confronto mi piace, penso sia il sale della democrazia, in particolare in campagna elettorale. Mi fa molto sorridere il dibattito che sta generando l'aver dato disponibilità al confronto: denunce, lamentele... Penso sia normale, particolarmente in una campagna elettorale come quella in cui siamo, in rapporto all'Unione europea, per raccontare agli italiani che ci sono due modelli: la proposta socialista e conservatori. Mettere a confronto ricette e visioni è un modo di aiutare cittadini nella scelta, è la cosa più naturale del mondo", ha detto ancora la premier aggiungendo: "Mi aspetto di fare il confronto, ma vedo molti movimenti contro questa iniziativa, vedo molta critica ci sono cose che si stanno muovendo, magari con l'idea che questo confronto non si facesse: penso che sarebbe un errore, cosa utile per tutti il fatto che non ci siano precedenti perché altri meno disponibili di me" non vuol dire che non si debba fare.
TeleMeloni e TelePd
E sulle accuse da parte delle opposizioni in merito alla tv pubblica ha commentato: "Su TeleMeloni la Meloni è drammaticamente ultima, non accetto queste accuse: nervosismo non c'è perché c'è TeleMeloni, ma perché non c'è più TelePd".
In arrivo in Cdm la riforma della giustizia
"La riforma della giustizia serve a questa Nazione, non perché ci smontano il decreto Cutro, ma perché tutti siamo d'accordo che la giustizia non funziona in Italia: bisogna avere il coraggio di intervenire come su tutte questioni che rallentano investimenti e sviluppo. Penso che nei prossimi giorni arriverà in Consiglio dei ministri anche la riforma della giustizia", ha sottolineato Meloni.
Il premierato in vigore nel 2028
Secondo Meloni, il referendum sul premierato "non è un referendum su di me, in teoria non mi riguarda, se passasse" la riforma "entrerebbe in vigore la prossima legislatura, di qui ad allora a Roma si dice' beato chi c'ha un occhio'...", ha commentato la presidente del Consiglio, ribadendo che "non è un referendum sul presente, vedo sempre tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica, ma nel 2028 saremo anche verso la fine del mandato di Sergio Mattarella, è una riforma che guarda al futuro". Con il premierato, ha aggiunto, “cambierà tutto. Non mi preoccupo di quello che dicono i miei avversari, non c'era bisogno di fare" questa riforma "per noi che abbiamo un governo stabile. Ma se io che ho il vantaggio della stabilità non mi ponessi il problema di raddrizzare quello che non funziona per questa nazione, non mi troverei in pace con la mia coscienza. Quando gli italiani riterranno che sto sbagliando, mi manderanno a casa come sempre accade in democrazia, ma non sto qua per sopravvivere".
Mai pensato al rimpasto di governo
La squadra dell’esecutivo va bene così: "Non ho mai pensato a fare un rimpasto di governo, è una delle tantissime ricostruzioni forzate che leggo spesso. Anzi, tra gli obiettivi che mi sono data, c'è quello di arrivare a 5 anni con il governo che ho nominato. Non è mai accaduto nella storia d'Italia, sarebbe anche questo un obiettivo molto importante", ha dichiarato la presidente del Consiglio. Al direttore Maurizio Belpietro che le insisteva sull'ipotesi di un rimpasto per indicare un ministro come commissario Ue, ha escluso la possibilità: "A maggior ragione non per fare il commissario europeo. Bisogna vedere quale delega Italia riesce a spuntare".
Per l'Italia vorrei una delega come l'economia
Quanto all’Unione Europea, "Vorrei spuntare una delle più importanti" come "sull'economia, non indebolita come accaduto l'ultima volta, piena, o la competitività, il mercato interno la coesione, ce ne sono diverse e significative, credo anche la delega al green deal, possiamo dire che qualcosa che non ha funzionato", ha dichiarato la premier. Sul green bisogna "correggere il tiro" o il "Timmermans...come di fatto già si sta correggendo", ha scherzato, spiegando che l'Italia punta a una delega "che ci aiuta a difendere meglio gli interessi italiani, anche se si sa che i commissari non lavorano per la loro nazione".
Provocazioni di piazza
"Diciamo sempre studenti, ma se lei va a guardare le foto, le immagini, i video: la laurea, fuori corso. Alcune di queste persone sono professionisti della materia che provocano le forze dell'ordine nella speranza che qualcosa vada storto e si possa dire che il governo ha metodi autoritari", ha dichiarato Meloni.
De Luca copre le sue mancanze deridendo don Patriciello
"Deridere don Patriciello, sotto scorta per le minacce della camorra, è spaventoso" ma è anche "una mancanza di rispetto verso tutti i funzionari di stato, le forze di polizia, il privato che a Caivano stanno lavorando per dare risposte che evidentemente De Luca non ha saputo o voluto dare perché era troppo preso a fare le sue dirette Facebook", ha commentato poi Meloni tornando sulla polemica con il governatore della Campania. "Penso che stia alzando sempre più l'asticella per coprire le sue manchevolezze, perché se qualcun altro dimostra che c'era un'altra strada possibile a lui si potrebbe chiedere conto, per questo De Luca deride quotidianamente il nostro lavoro". Ma se avesse fatto "qualche diretta Fb di meno" e avesse lavorato "di più" le risposte sarebbero potute arrivare prima.
Borgatara non è un insulto per me
"Sono fiera del fatto che a un anno e mezzo di distanza mi chiamino ancora Giorgia, io temevo che il ruolo potesse creare una distanza, sono fiera del fatto che questo non sia accaduto, che le persone mi diano ancora del tu perché sì, borgatara, pesciarola, mi possono chiamare come vogliono, io sono sicuramente una persona che viene dal popolo", ha detto la presidente del Consiglio. "Loro hanno considerato questi epiteti il peggiore insulto non capendo che per me non lo era, se è vero che sono borgatara e sono diventata presidente del Consiglio vuol dire che il destino sulla carta non è determinato delle condizioni di partenza".