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Meloni gela Salvini sul ritorno al Viminale, ma il leader della Lega ci crede

di G.A. Falci   
Meloni gela Salvini sul ritorno al Viminale, ma il leader della Lega ci crede
Foto Ansa

Non è ancora il tempo della famosa frase sui pieni poteri ma Matteo Salvini non è più un vicepresidente del Consiglio sub iudice. Il leader della Lega si sente sollevato, non dovrà affrontare più i processi, si è liberato di un peso che si è portato con sé in questi lunghissimi anni. Salvini ha compreso che da ora in avanti cambia la fase della sua parabola politica. Ora libero dalle accuse, non ha intenzioni di lasciare terreno agli alleati. Si giocherà dunque la partita fino in fondo, per recuperare consensi e per ridare centralità a una Lega che è ormai il terzo azionista della coalizione di centrodestra. Non a caso, dalle parti di via Bellerio sottolineano la telefonata che ha ricevuto sabato il leader della Lega.

Salvini ha avuto un colloquio telefonico «cordiale» con Pier Silvio Berlusconi, un confronto telefonico in cui il patron di Mediaset «ha ricordato con grande affetto le battaglie per una giustizia giusta affrontate da Silvio Berlusconi e che il centrodestra vuole portare a termine». Tutto questo rimarca la ritrovata centralità di Salvini. Il vice-premier sogna in grande, non solo per il suo partito, che dovrà tornare a veleggiare attorno al 15%, ma anche per se stesso, visto che continua ad albergare l’ambizione di tornare al Viminale. Oggi al ministero dell’Interno c’è il suo ex capo di gabinetto, Matteo Piantendosi, ma la scena può mutare. Ad ammetterlo è lo stesso Salvini: «Al ministero degli Interni c'è un amico, una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi. Sicuramente occuparsi della sicurezza, del futuro, della tranquillità e della serenità di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire e se qualcuno in passato poteva dire 'Salvini non può andare agli Interni perché c'è un processo in corso sulla sua condotta da ministro', adesso questo alibi non c'è più. Ma in questo momento sto bene dove sto. E poi parlerò con Giorgia e con Matteo, questo governo è una squadra di amici e quindi vedremo». E ancora: «Al Mit abbiamo tanti progetti, tanti cantieri e tante opere: le Olimpiadi Milano-Cortina, il Ponte sullo Stretto, una nuova rete ferroviaria con più di mille cantieri aperti… Quindi sono contento di quello che abbiamo fatto e faremo».

Il Viminale non è solo una suggestione salviniana. Vero che Giorgia Meloni lo gela: «Oggi sia io che Salvini siamo contenti dell'ottimo lavoro che sta facendo il ministro dell’Interno». In realtà una strada ci sarebbe. Il centrodestra è ancora alla ricerca di un candidato alla presidenza della Regione Campania. Edmondo Ciriello, profilo legato a Fratelli d’Italia, non sembra essere il favorito. Mentre potrebbe risultatare un buon compromesso l’attuale inquilino del Viminale, Matteo Piantedosi, riconosciuto politicamente, ma con caratteristiche più da tecnico, profilo in grado di allargare il perimetro della coalizione. Scenario che potrebbe aprire le porte del rimpasto, visto che la poltrona di Daniela Santanché è in bilico e lo stesso si può dire una serie di ministri che fin qui non hanno brillato.
Sia come sia, Meloni vorrebbe evitare la verifica di governo perché consapevole che aprire il vaso di Pandora potrebbe essere rischioso, per la semplice ragione che ogni singolo alleato proverebbe ad alzare la posta.

Allo stesso tempo l’ipotesi del rimpasto ricompatta l’opposizione, che di certo non si augura un ritorno di Salvini al Viminale. Dice Osvaldo Napoli, membro della segreteria politica di Azione: «L'euforia per l'assoluzione di Palermo ha danneggiato l'equilibrio emotivo del ministro dei treni, che arrivano come Godot. Matteo Salvini insiste ancora oggi nel dire che parlerà con Giorgia Meloni del suo ruolo nel governo, e nello stesso tempo ha ribadito quanto sia per lui gratificante occuparsi di sicurezza. Cioè, Salvini considera Piantedosi uno scalda poltrone, messo al Viminale in attesa che torni il titolare? Meloni si pronunci e, soprattutto, difenda la dignità del ministro e del ministero». In scia Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra: «Salvini vuole tornare a fare il ministro degli interni, ma lo abbiamo già  visto all'opera. Si occupava più di donne e bambini in mezzo al mare che di arrestare mafiosi». Come riportato sopra, la risposta di Meloni è arrivata. Ma si sa, in politica tutto può succedere, in particolare quando si dissimula e si negano i retroscena. Una notizia smentita, a volta, è vera due volte. Ecco perché lo spettro del rimpasto potrebbe tornare di moda prima del previsto. E a quel punto Salvini si giocherà la partita fino in fondo. E l'obiettivo è sempre lo stesso: ritornare al Viminale.

di G.A. Falci   
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