[Il retroscena] Meloni e Berlusconi scaricano la Lega e sfidano Salvini alle Europee. E il Cavaliere cambia strategia

La leader di Fratelli d’Italia “scarica” l’ex alleato: “Con un presidente grillino noi non ci staremo mai. Matteo, ripensaci”. Ma intanto si prepara all’opposizione pronta a rosicchiare voti alla Lega, specie al Sud. Berlusconi rassicura i leader del Ppe, ma prende le distanze: “Sono preoccupato pure io come voi”. Il Cavaliere smentisce di volersi candidare al Senato perché punta all’Europarlamento nel 2019: Strasburgo garantisce ai suoi eletti una immunità molto più completa

Berlusconi e Meloni
Silvio Berlusconi con Giorgia Meloni

Una definisce un eventuale governo Lega - M5S come “un’avventura”, l’altro un “esperimento, che, però, desta molta preoccupazione”. Le cose tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio però sono andate così avanti che gli (ex?) soci del centrodestra si ritrovano uniti, pronti a fare l’opposizione. Senza alzare troppo i toni o drammatizzare le cose, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi “sganciano” il leader della Lega, che pure assicura di “trattare a nome di tutto il centrodestra”. La prima è pronta a rosicchiare consensi all’ex alleato in vista delle Europee, il secondo si prepara a candidarsi per l’Europarlamento che, guarda caso, garantisce un'immunità potenziata rispetto a quella riconosciuta dalla Camera dei deputati o dal Senato nel nostro Paese. 

In assenza del nome di un premier per il governo giallo-verde, i presidenti dei due partiti “esclusi” da un veto dei pentastellati, per motivare la loro scelta usano come motivazione il “contratto” che condensa il programma di governo.  “Siamo noi quelli che decidono chi ha ‘tradito’ il mandato degli elettori: se è stata la Lega o se è stata Forza Italia”, aveva detto la giovane leader di Fratelli d’Italia nel corso dell’ultima riunione dei gruppi parlamentari. Poi le trattative con i due segretari sono andate come dovevano andare e oggi la situazione è chiara. “Faccio un appello a Matteo Salvini: sei sicuro che non sia il caso di tornare a chiedere con forza e convinzione l’incarico al centrodestra piuttosto che lanciarsi in un'avventura con il M5s?”, ha chiesto ieri sera, dopo aver constatato l’evoluzione della vicenda politica. Più che una domanda retorica sembrava però un ultimo - disperato - appello a fermarsi e a ricominciare. 

Non è vero che la coalizione è “sospesa”: semplicemente il centrodestra a livello nazionale non esiste più. “Sono molto preoccupato di quello che succede ai mercati, ma anche alle aziende e ai risparmiatori”, si è sfogato il Cavaliere, partecipando al vertice del Ppe a Sofia. “I leader europei e anche io siamo molto preoccupati”, ha ribadito. 

Berlusconi non attacca frontalmente quello che sulla carta dovrebbe essere il leader del centrodestra, ma è chiaro che la famiglia dei Popolari europei conta proprio su di lui per fermare il tentativo in corso o per contenere i due giovani segretari. Addirittura Viktor Orban, presidente dell’Ungheria, il leader del Gruppo di Visegrad che si oppone all’immigrazione fuori controllo, il teorico del muro contro i rifugiati, si lascia andare in un endorsement nei confronti del Cavaliere: “Sono un ragazzo vecchio stile, sono leale. In Italia ho un solo grande amico, che è Berlusconi”. Finendo anche lui, che pure ha ricevuto da poco l’ex ministro della Gioventù, e che è sempre stato considerato un “modello dal segretario della Lega, per trovarsi dall’altra parte della barricata. 

Assenti la cancelliera Angela Merkel e il presidente Jean Claude Juncker, al vertice di Sofia, sono stati il primo ministro bulgaro Boyko Borissov e il presidente del Ppe Joseph Daul a chiedere al Cavaliere di parlare della situazione italiana. Ad ascoltare anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che governa con l’estrema destra. Il leader di Forza Italia, spalleggiato da Antonio Tajani, ha provato a rassicurare, ma ha messo bene in chiaro che quelli sono “loro”, che c’entrano poco con lui.  A “preoccupare”, secondo l’ex premier, sono in particolare alcune delle proposte lanciate dai tavoli giallo-verdi, come la richiesta alla Bce di cancellare 250 miliardi di Btp, di fronte alla quale, “noi voteremmo no” al Parlamento europeo, ha garantito. E anche in patria i forzisti si preparano all’opposizione, minacciando di dare battaglia, a partire dal passaggio parlamentare per l’approvazione del Def. Si ritrovano così dalla stessa parte di Fratelli d’Italia, che ancora, però, spera in un sussulto del Carroccio. “In un governo con il presidente del Consiglio grillino non ci posso venire. Se ci sarà invece un presidente del Consiglio della Lega, allora possiamo vedere”, ha detto Giorgia Meloni, parlando in diretta su Facebook. 

Gli uomini del leader leghista sono particolarmente preoccupati perché conoscono i sondaggi e sanno che il partito più a destra della coalizione avrebbe la possibilità di capitalizzare la scelta di rimanere fuori dal perimetro politico della maggioranza di governo, rosicchiando voti proprio a loro con una linea “dura e pura”, perché, come ammise lo stesso Salvini, “su molti temi si sovrappongono a noi”. Così nelle fila della Lega serpeggia il timore che Forza Italia e Fratelli d’Italia, uniti dall’opposizione al governo giallo-verde, insieme possano ribaltare la situazione senza troppa difficoltà e realizzare un contro-sorpasso nei confronti della Lega che ricaccerebbe Salvini, bene che vada, nel ruolo di junior partner del centrodestra.

Al di là dell’esito del prolungato tentativo di saldare le forze di Lega e M5S, la campagna elettorale per le Europee della prossima primavera comunque è già partita. Il Cavaliere smentisce di essere interessato a candidarsi subito per il Parlamento italiano, sfruttando le elezioni suppletive in qualche collegio: “Non sono tentato; nel prosieguo vedremo”. L’ex premier, in realtà, ci ha ragionato a lungo e ha deciso di aspettare per due motivi molto pratici. Il primo è che alle Europee ci sono le preferenze e lui può puntare ad un rientro in scena coi fuochi d’artificio nella “sua” circoscrizione Italia Nord Ovest; la seconda riguarda l’immunità parlamentare. E’ vero che i giudici di Milano gli riconoscono di essersi comportato in maniera inappuntabile negli anni della condanna e della pena, ma sulla testa del leader di Forza Italia pendono ancora diversi procedimenti giudiziari.

Potendo scegliere, Berlusconi opterà per l’Europarlamento, dove persiste l’immunità parlamentare che invece, in Italia, è stata quasi del tutto cancellata. Se, per i membri della Camera e del Senato, dei vecchi “privilegi” resta solo il voto per l’autorizzazione all’arresto, a Strasburgo hanno invece aumentato lo “scudo”. L’articolo 7 del Regolamento, che definisce l’immunità dei parlamentari europei, nel corso dell’ultima legislatura, ne ha addirittura previsto l’estensione. Gli europarlamentari Cinquestelle hanno denunciato quello che per loro è un vero scandalo: la prerogativa degli europarlamentari ora scatta anche se “stiano per essere fatte delle violazioni” delle leggi o anche se c’è “la probabilità che venga commessa” una violazione.

Tra gli ultimi italiani ad avere usufruito di questo “scudo” ce n’è uno che pure con i magistrati italiani non dovrebbe avercela, dal momento che è stato uno di loro. Si tratta del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che, lo scorso 11 aprile, è stato “difeso” dall’Europarlamento - del quale è stato membro nella settima legislatura, eletto nelle liste dell’Italia dei valori - da un processo intentatogli per diffamazione. Sempre lui era stato “scudato” in altri quattro processi, ma in altri tre casi l’Assemblea di Strasburgo gli ha rifiutato l’immunità: per vicende giudiziarie pendenti a Cosenza, a Milano e a Lamezia Terme. Sempre meglio, comunque, del niente che oggi il fondatore di Forza Italia ritiene di avere a disposizione per difendersi da quelli che ha sempre definito come “gli attacchi della magistratura”.