“Martedì da leoni” per il governo: Pasqua con nomine, colomba e il Documento di finanza pubblica
Già convocato il Consiglio dei ministri di martedì. Alle 15 a palazzo Chigi il ministro Giorgetti porterà il Def e anche la lista dei candidati ai vari consigli di amministrazione delle top 6 in scadenza. Braccio di ferro Fdi-Lega. Meloni decide da sola. Competenza a discapito della discontinuità
Il governo si prepara ad un martedì da leoni, giusto giusto dopo la Santa Pasqua e annessa Pasquetta. Ieri palazzo Chigi ha già dato la convocazione per il prossimo Consiglio dei ministri (martedì, ore 15) e l’ordine del giorno che vede come protagonista quasi unico il ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti. I ministri dovranno approvare il Documento di economia e finanza con le prime indicazioni del quadro macro-economico 2023-2024 con le previsioni di Pil (migliori del previsto) e rapporto deficit/pil. Previsto anche un disegno di legge su “interventi a sostegno della competitività dei capitali". Il piatto forte però è nascosto tra le “Varie ed eventuali”: sempre martedì è attesa la consegna della lista dei nomi dei nuovi cda delle partecipate di Stato.
Il ministro Giancarlo Giorgetti deve consegnare entro metà aprile la lista di nomi dei nuovi cda su cui si sono consumati tre mesi abbondanti di discussioni, polemiche ma scarso clima di maggioranza nonostante cene conviviali e tavoli tecnici. Tre mesi che hanno fissato uno “schema di gioco” evidente anche ai più distratti: Giorgia Meloni vuole prendersi tutto o quasi, comunque vuole decidere lei.
Al tempo stesso vorrebbe - così emerge dalle varie riuniti e tavoli persino cene che in questi mesi hanno avuto le nomine come menu - garantire “priorità alla competenza sulla appartenenza anche se questo vuol dire non dare discontinuità” ai vertici di quelle aziende che oltre a rappresentare una larga fetta di pil nazionale (valore di borsa oltre 150 miliardi), sono anche strategiche a livello geopolitico. Parliamo di Eni, Enel, Leonardo, Poste solo per stare alla prima fascia. Parliamo di Terna e Fs, che è seconda fascia ma potrebbero benissimo stare nelle prima. Sono uomini, donne, funzioni, conoscenze, tecnica e know how che insisme compongono il deep state italiano.
“Perdiamo la nostra occasione”
“Quello che non capisco - argomenta una figura di rilievo, parlamentare ed ex membro del governo, della Lega - è questo: abbiamo detto per anni che avevamo contro un intero potere targato Pd e che saremmo arrivati finalmente col machete. Ci siamo definiti consapevoli dell’occasione storica che avremmo avuto una volta arrivati al governo e adesso ci avviamo a confermare 3/4 di quel potere?”. Dalla parti della Lega si parla di Giorgia Meloni come di colei che “vorrebbe saltare ma poi non ce la fa”. Che detto alla prima donna che conquista palazzo Chigi non perchè glielo abbiano servito sul piatto ma perchè se l’è preso, suona un po’ come una provocazione.
Ma questo è utile anche per capire il livello di tensione che c’è nella maggioranza. E che da mesi, e in questi giorni sempre di più, condiziona ogni scelta e decisione. Per essere più chiari: se Salvini e Meloni litigano sul commissario contro la siccità, così come sul ddl concorrenza per non parlare dell’immigrazione (decreto Cutro bloccato al Senato: la casella del commissario contro la siccità in cambio del ritiro degli venti emendamenti Lega). In tutto questo Forza Italia si è seduta al tavolo (è tornato in campo Gianni Letta) con le migliori intenzioni di non disturbare il manovratore - Meloni - e di portare a casa il più possibile. Ad esempio Scaroni all’Eni. E Prestigiacomo in una delle presidenze delle aziende di prima fascia.
Un po’ di date
Martedì dunque dovrebbe essere il grande giorno. C’è stata una riunione a margine del consiglio dei ministri di giovedì, un’altra è stata ieri. Appuntamento di nuovo martedì, prima del Consiglio dei ministri convocato per le 15. E alla vigilia della scadenza della presentazione delle liste dei candidati dei nuovi consigli di amministrazione.
I tempi di manovra, con la Pasqua di mezzo, sono molto stretti: il Mef, quindi Giorgetti, deve presentare le liste dei candidati per i nuovi cda e per i collegi sindacali 25 giorni prima della convocazione dell’assemblea degli azionisti. Si parte con Poste (la cui assemblea è stata convocata per l'8 maggio) e si proseguirà con Leonardo (8 e 9 maggio) e Terna (9 maggio). Infine, toccherà ad Eni e Enel (10 maggio). Ecco perchè il giorno in cui sono attese le maggior parte delle liste è il 13 aprile. La novità emersa nell’incontro di ieri è che si punta a chiudere, con la firma delle liste, già martedì 11. Il giorno del consiglio dei ministri numero 28.
La lista di Giorgia
Anzi, secondo alcune ricostruzioni la premier avrebbe già messo sul tavolo la sua lista giovedì sera, alla fine del Cdm. In un faccia a faccia con Salvini, Tajani e Giorgetti, la premier - al suo fianco i sottosegretari Mantovani e Fazzolari - avrebbe consegnato al ministro Giorgetti i nomi da inserire nelle liste. Il fatto è che dopo mesi di totonomi e ricostruzioni, sembra che Meloni voglia avere l’esclusiva nella scelta dei vertici di Eni, Enel, Poste, Leonardo e anche Terna. Agli atleti lascerebbe qualche presidenza. Ma gli amministratori delegati li vuole decidere la premier.
All’Eni ad esempio vuole confermare Claudio Descalzi, al suo quarto mandato ma anche la figura che realmente ha in mano le chiavi del piano Mattei per l’Africa e per rallentare i flussi migratori dall’Africa. In questi mesi i due hanno costruito un rapporto molto stretto e certamente indispensabile per la premier. Salvini è contrario, vorrebbe discontinuità, accusa “così non cambiano nulla e perdiamo un’occasione”. In cambio potrebbe avere la presidenza per cui circola il nome dell’europarlamentare ed economista Angelo Maria Rinaldi, un tempo super euroscettico e nemico dell’Europa. Poi si sa come succede: stare al governo cambia tutti. In meglio, in genere.
Per Enel Meloni insiste su Stefano Donnarumma, attuale ad di Terna. Anche qui nel segno della continuità. Da parte di Salvini e Giorgetti arriva una doppia critica: il manager “non sarebbe la figura ideale in quanto poco gradito agli investitori finanziari” che però controllano circa il 70% del capitale della società elettrica. Giorgetti ha fatto scouting in questi mesi e ha messo al lavoro i principali cacciatori di teste che hanno valutato tutti gli aspetti del profilo necessario per questo tipo di nome: competenza prima di tutto ma anche gradimento non politico ma internazionale e tecnico. Il ministro tiene una carta coperta che potrebbe calare martedì per risolvere lo stallo. Sicuramente la premier non gradisce il nome di Paolo Scaroni, fatto a suo tempo da Gianni Letta per conto di Silvio Berlusconi, alla presidenza di Enel. A Scaroni sarà comunque proposto un diverso incarico. Forza Italia potrebbe invece portare a casa la presidenza di Enel con la nomina di Gaetano Miccichè.
Per Poste il nome preferito da Giorgia Meloni è quello di Matteo Del Fante. Scelto a suo tempo da Matteo Renzi, sarebbe il suo terzo mandato. Il manager però i questi anni ha fatto volare Poste, illuminato anche le molte controllate, e bastava vedere - il 30 gennaio scorso - la platea della presentazione del progetto Polis per capire quanto Del Fante sia apprezzato, da Mattarella in giù. Nessuna indiscrezione, al momento per la presidenza di Poste ricoperta dal 2017 da Maria Bianca Farina.
Il rebus Leonardo
L’altra casella che scotta è quella di Leonardo. Qui lo scontro sarebbe doppio: con la Lega sempre in nome della discontinuità; interno a Fratelli d’Italia, direttamente con uno dei fondatori del partito, l’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto. I nomi non coincidono mai. E alla fine deciderà la premier. Per lei lo formazione è già fatta: il generale della Guardia di Finanza, in scadenza e non più prorogabile Giuseppe Zafarana per la presidenza e l’ex ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani nel ruolo di ad. In questo schema l’attuale presidente, sempre un ex generale della fiamme gialle Massimo Carta, potrebbe essere collocato a Terna. Ma quel che più conta è che la scelta di Zafarana - sempre in chiave continuità - va a sbattere contro i desiderata del ministro della Difesa Guido Crosetto che da mesi indica il nome di Lorenzo Mariani, attuale capo del consorzio missilistico Mbda, ruolo chiave in questa fase di guerra combattuta a due passi da casa con forniture anche nostre. Sulla casella dell’amministratore delegato, è in corso da settimane il pressing di molti alleati Occidentali e anche buona parte delle cancelleria europee per dare continuità all’azione dell’attuale ad Alessandro Profumo. “Cambiare ora la catena di comando in Leonardo sarebbe una pericolosa perdita di tempo” sono i messaggi che arrivano da governi alleati e veicolate anche tramite il Quirinale.
Sulla promessa di una donna manager alla guida operativa -come ad quindi - di una grande società pubblica, la scelta della premier andrebbe su Giuseppina Di Foggia, responsabile di Nokia Italia. Per lei la cloche di Terna. o dei Non basta. Meloni vuol tener fede anche alla sua promessa di rompere un tabù e nominare una donna manager alla guida operativa di una grande società pubblica italiana. La scelta sarebbe ricaduta sulla responsabile di Nokia Italia Giuseppina Di Foggia che potrebbe diventare ad di Terna.
Fino a martedì sarà girandola di nomi. Per Enel girano ad esempio anche i nomi di Luigi Ferraris, Paolo Gallo e Flavio Cattaneo. L’ex ambasciatore Sequi per la presidenza Eni e il prefetto Paolo Tronca per Leonardo. Poche ore e i giochi saranno fatti.