[Il retroscena] La Lega salva 1300 “carrozzoni”. Blitz per rinviare la chiusura delle società partecipate

Il partito di Matteo Salvini inserisce nel Milleproroghe una modifica: le 1300 società partecipate pubbliche o semi pubbliche che sono in perdita o non funzionano più non dovranno più chiudere entro settembre. La proposta firmata da una senatrice-sindaco del Carroccio rinvia per l’essima volta il taglio previsto dalla riforma di Marianna Madia di un anno. “Addio risparmi”, tuona la dem. Costano quasi 25 milioni all’anno

[Il retroscena] La Lega salva 1300 “carrozzoni”. Blitz per rinviare la chiusura delle società partecipate

Più “Highlander” del Cnel, ma ancora più costose, le società partecipate hanno ottenuto almeno un altro anno di vita. Sono quelle sigle piccole o piccolissime, spesso chiamati Consorzi o Enti che gestiscono per conto delle amministrazioni pubbliche servizi di vario tipo ma che, in larghissima parte, non producono utili e spesso sono persino inattive. Non lavorano più, ma continuano a costare in stipendi del personale impiegato e in  marche da bollo, bilanci e revisori dei conti. Parcheggi, farmacie, case di riposo, distributori di acqua (frizzante), ma anche Consorzi di promozione di un determinato tipo di salsicce doc o strutture che gestiscono (piccoli) parchi: da dieci anni i commissari per le spending review - da Carlo Cottarelli a Roberto Perotti - suggeriscono ai governi di chiuderle. “Carrozzoni, carrozzoni”, li chiamano tutti.  Il primo ad impegnarsi a farle sparire era stato Mario  Monti. Nella sua furia di tagliare gli sprechi tutto e subito annunciò la loro dismissione nel 2011, ma il taglio annunciato è  imasto sulla carta. Ci ha riprovato anche Marianna Madia. Per prima cosa, qualche settimana dopo il giuramento, l’ex ministro del Pd aveva disposto un censimento di questo tipo di aziende per capire quante fossero, quanti i costi e gli eventuali utili. L’Istat nel 2015 ha contato quasi diecimila società partecipate da enti pubblici, segnalando che, di queste, mille - avete capito bene, mille - erano ormai inattive da tempo. Il Mef ha calcolato che tutte insieme costano al contribuente quasi 25 milioni all’anno.

I numeri

L’esito del “sondaggio” del ministero della Funzione pubblica ha rivelato che le “società a partecipazione diretta delle amministrazioni sono 4.701”. Madia ha fatto approvare una riforma che imponeva entro settembre 2018 la chiusura delle società prive di dipendenti o quelle che avevano un numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori, quelle che nella media dell'ultimo triennio avevano registrato un fatturato sotto il milione di euro, quelle inattive che non avevano emesso fatture nell'ultimo anno. La legge prevede che si debbano chiudere anche quelle che negli ultimi cinque anni avevano fatto registrare quattro esercizi in perdita o che svolgevano attività non strettamente necessarie ai bisogni della collettività. In totale ne andavano chiuse mille trecento.  Al ministero delle Finanze e dell’Economia stimavano che sarebbe stata chiusa “una società partecipata su tre” e l’operazione era stata applaudita dai giornali e da moltissimi osservatori. Questo doveva essere l’ultimo mese di vita per I “carrozzoni”.

Soltanto belle parole

Peccato che di queste chiusure non ne se sia vista ancora (quasi) nessuna. Si è accorto che le cose andavano a rilento e che i Comuni non si stavano allineando a quanto previsto dalla legge già Pier Carlo Padoan che, tra gli ultimi atti del suo mandato, ha spedito 170 lettere ad altrettante amministrazioni pubbliche che non avevano risposto alle sollecitazioni perché avviassero le procedure di chiusura. L’ex ministro le avvertiva che, “nel quadro della riforma delle società partecipate” avrebbero potuto, “risultare inadempienti per aver dichiarato l'intento di non procedere a razionalizzazioni o dismissioni”. Niente da fare, i “carrozzoni” sono duri a morire. A sorpresa le partecipate piccole o in perdita hanno trovato un alleato nella Lega. Pure se si definiscono come un partito “anti casta”, i leghisti in realtà si sono dimostrati sensibili alla resistenza alle liquidazioni messa in campo dai sindaci.

Partecipate sono salve

Così a tarda notte, giovedì, al Senato, in commissione Affari Costituzionali, hanno fatto approvare un emendamento al decreto Milleproroghe che “salva” tutte le partecipate prorogandone la chiusura prevista per il prossimo al 30 settembre 2019. L'emendamento che ha ricevuto il via libera della maggioranza “gialloverde” era firmato dalla senatrice Sonia Fregolent, che, guarda caso, è sindaco di Sernaglia della Battaglia, un piccolo Comune in provincia di Belluno. “In piazza, in TV e sui social urlano contro gli sprechi, poi approvano un emendamento che affossa la riduzione delle società pubbliche. Con la nostra legge avrebbe chiuso una partecipata su tre, con loro tutto è rinviato a data da destinarsi. Questo è il Governo del cambiamento. In peggio”, protesta Madia, rimasta però ancora una volta inascoltata. Per i risparmi bisognerà aspettare l’anno prossimo. Forse.