[Il retroscena] Lega e Cinque Stelle litigano sul ponte Morandi: due sottosegretari contro sotto il ministro Toninelli
Il leghista Rixi esperto di Poerti è per la Gronda e per tutte le opere pubbliche che servano “a modernizzare il Paese”, il secondo Dell’Orco, pentastellato di Modena, ha costruito la sua carriera dicendo “no alle grandi opere” e ha dubbi pure su alcune piccole. Il primo promette la ricostruzione del Ponte Morandi, il secondo aveva stilato l’elenco dei 13 cantieri da fermare. Convivono al ministero delle Infrastrutture, dove Danilo Toninelli cerca continuamente un equilibrio tra i suoi vice. Il rapporto tra Lega e M5s sul tema è complicato tanto che il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti prova ad avocare il dossier e cerca i voti di Fi e Fdi: “Variamo a settembre un grande piano per la sicurezza e la manutenzione”.

Edoardo Rixi è del 1974, mentre Michele Dell’Orco è molto più giovane, essendo nato nel 1985. Non proprio “gemelli”, “diversi” però lo sono certamente: il primo è un fautore della realizzazione delle infrastrutture come strumento per la “modernizzazione del Paese”, è a favore della Gronda di Genova e sostiene la necessità di ricostruire il Ponte Morandi in pochi mesi, mentre il secondo vede tutto questo come fumo negli occhi. Rixi è un esponente della Lega, Dell’Orco dei Cinquestelle, eppure hanno in comune una cosa non proprio trascurabile: sono entrambi sottosegretari al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i due “gemelli diversi” incaricati di “coadiuvare”, come prevede la legge, il ministro Danilo Toninelli nelle decisioni che riguardano Genova e non solo. Riusciranno a trovare un accordo, dal momento che la pensano diversamente su tutto? Matteo Salvini pensa di sì e continua a dirsi “soddisfatto del lavoro che la Lega sta facendo coi Cinquestelle”.
Rixi, genovese, che è stato assessore alla Regione Liguria e vanta un ottimo rapporto con Giovanni Toti, dice di voler costruire tutto e subito: “Il ponte di acciaio al posto di quello crollato? Lo chiedo da venti anni. Possiamo farlo entro il 2020”. La “famosa” Gronda, contro la quale Beppe Grillo chiedeva di schierare nientemeno che l’Esercito? “Si farà, perché oltretutto serve a diversificare il traffico”, sostiene il leghista, che, sui continui rinvii, sembra avere una sua tesi:“Fu bloccata all’inizio anni Novanta dal Pds e i fondi furono dirottati sulla Salerno-Reggio Calabria, da lì partì un ventennio di dibattito. Io ho sempre contestato il M5S sulla Gronda, ma non sono loro ad aver ritardato quell’opera”. Intanto, al governatore della Liguria, il sottosegretario alle Infrastrutture, che ha la delega ai porti, sta studiando leggi speciali e sistemi sblocca-cantieri.
Il “problema” è che il suo alter ego al dicastero di Porta Pia, sull’opportunità di realizzare la Gronda è più in generale le altre grandi opere, non la pensa esattamente allo stesso modo. Dell’Orco, nato in provincia di Modena a Pavullo nel Frignano - il Comune famoso per avere dato i natali a Valentino Rossi - è un deputato alla seconda legislatura che si è contraddistinto in quella precedente per le sue battaglie contro le opere pubbliche. Nel luglio 2014 e’ diventato capogruppo del M5S nella Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni alla Camera, incarico che ha lasciato nel dicembre 2015 per diventare prima vicepresidente e poi presidente dei deputati del Movimento. Poche settimane fa nella sua prima intervista da membro del governo - a La Stampa - dimostrava di non avere cambiato opinione rispetto alla sua idea di sviluppo del Paese.
“Nel nostro programma di governo del M5S avevamo individuato 13 grandi opere da bloccare e dubito che rimarremo con le mani in mano”, disse, parlando esplicitamente di interventi in programma “per settembre”. La dozzina - più una, la Tav nella tratta Torino-Lione - di opere pubbliche che il sottosegretario promette di fermare comprende la Brescia-Padova, il Mose di Venezia e il ponte sullo stretto di Messina, ma anche la pedemontana lombarda e quella veneta, l’autostrada Orte-Civitavecchia, la bretella tra Campogalliano e Sassuolo, il terzo valico ferroviario dei Giovi, il porto off-shore di Venezia e la tangenziale di Lucca. “Vogliamo portare avanti tutte quelle piccole opere stradali e ferroviarie che servono ai cittadini, mentre su alcune grandi opere ci sarà una revisione: ci sarà un’analisi più approfondita dei costi e dei benefici”, aveva detto nel corso di una iniziativa pubblica in Toscana.
La sola ipotesi di fermare progetti e cantieri aveva però messo sul piede di guerra i due governatori leghisti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia. Il dossier infrastrutture scotta perché per realizzarle c’è una grossa pressione del sistema produttivo del Nord, storicamente vicino al Carroccio. Quando è stato nominato in quel ruolo si erano molto preoccupati gli amministratori della Regione Emilia Romagna. Da candidato deputato del M5s nel collegio di Modena, il neo sottosegretario si era infatti detto contrario a quasi tutti i progetti avviati nella sua zona: aveva definito la bretella Sassuolo-Campogalliano “un’opera inutile” chiedendo "l’abbandono del progetto”, così come per l’autostrada Tibre, liquidata anch’essa nel 2014 come “inutile” e destinata a pesare sulle spalle degli utenti su cui sarebbe ricaduto l’onere di finanziarla “di tasca loro con l’aumento delle tariffe”, per citarne solo due casi.
Ma torniamo a Genova. I Cinquestelle hanno contestato l’ipotesi della cosiddetta Gronda nella città della Lanterna fin dall’inizio, e un cambio di linea non c’è stato, se è vero che il sottosegretario pentastellato in un’intervista rilasciata a Ferragosto, ne parlava così: “Ora partirà la solita polemica Gronda sì, Gronda no. Anche se dovesse partire l’opera, i cantieri si apriranno nel 2019 e secondo i progettisti sarà pronta solo nel 2029. Non è questa l’emergenza”. Ecco perché nel governo puntano a una gestione commissariale e il dossier Infrastrutture e ricostruzione è stato avocato dal leghista più diplomatico e alto in grado, cioè Giancarlo Giorgetti.
Per dare più forza alla linea leghista pro-Infrastrutture in un governo dove la maggioranza è dei no-grandi opere, il sottosegretario alla Presidenza e segretario del Consiglio dei ministri ha chiamato in causa anche Forza Italia, coinvolgendo prima Giovanni Toti sul territorio, poi lanciando una specie di Piano Marshall per la manutenzione e per le infrastrutture, una iniziativa alla quali i berlusconiani difficilmente potranno dirdi e no.
Il governo “è determinato a varare a settembre una grande operazione di messa in sicurezza infrastrutturale del Paese: un piano che non riguarderà ' solo la rete autostradale, i ponti, i viadotti, gli acquedotti, ma anche le scuole e le situazioni di rischio causate dal dissesto idrogeologico”, ha anticipato parlando con Il Messaggero e con il Mattino. Si farà anche la Gronda di ponente a Genova? “Penso proprio di sì” dice Giorgetti, “ma prima va ricostruito il ponte. Penso che la Tap si farà, mentre per la Tav bisogna decidere. Si può fare una Tav più sobria, ma bisogna farla”.