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[L’analisi] Segnali di miglioramento, ma l’Italia resta ancora corrotta. Ecco la classifica mondiale

Dal rapporto pubblicato annualmente da Transparency International che l’indice sulla corruzione percepita sta migliorando ma siamo ancora lontani dagli altri paesi avanzati. Meglio di noi anche nazioni come Rwanda, Botswana, Costa Rica e Namibia

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Segnali di miglioramento, ma l’Italia resta ancora corrotta. Ecco la classifica mondiale

Per l’Italia va meglio ma ancora non ci siamo. Questa in estrema sintesi la fotografia che emerge dall’Indice di Percezione della Corruzione 2018 (CPI) pubblicato da Transparency International che conferma il trend di lenta crescita del nostro Paese nella classifica globale dove, tuttavia, restiamo ancora al 53° posto, lontani dagli altri paesi più avanzati. 

Strada giusta ma c'è ancora molto da fare 

“Il CPI ci dice che, con fatica e lentamente, la reputazione del nostro Paese sta migliorando. Siamo sulla strada giusta ma non dobbiamo assolutamente accontentarci” ha dichiarato Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia “C’è ancora molto da fare, a partire dall’implementazione della recentissima legge anticorruzione, una legge che andrà valutata sulla sua capacità di incidere concretamente nel Paese”.

La costruzione dell'indice 

Fin dalle sue origini nel 1995, l’Indice di Percezione della Corruzione (Corruption Perceptions Index - CPI) è la più importante pubblicazione di Transparency International ed è diventato l’indicatore globale più noto della corruzione nel settore pubblico. L’indice si basa su 13 sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico, ognuno dei quali assegna un punteggio da 0 (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto).

I miglioramenti dell'Italia 

Oltre due terzi dei Paesi analizzati ha un punteggio inferiore a 50. Dal 2012 solo 20 nazioni hanno visto migliorare in maniera significativa il loro punteggio e tra queste c’è l’Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti) grazie alle leggi sull’anticorruzione e alla nascita dell’Anac. Provvedimenti che ci hanno consentito di allontanarci dalla 72esima posizione occupata nel 2012. 

La classifica internazionale 

Restiamo comunque lontani dai primi posti della classifica occupati dalla Danimarca e dalla Nuova Zelanda, rispettivamente con 88 e 87 punti. Al terzo posto, a pari merito con 85 punti, Finlandia, Singapore, Svezia e Svizzera. Per quanto riguarda gli altri principali paesi europei, la Germania occupa l’11esima piazza assieme al Regno Unito con 80 punti. Più giù la Francia al 21esimo posto con 72 punti. I nostri cugini d’Oltralpe precedendo di una posizione gli Stati Uniti che totalizzano 71 punti. Come detto l’Italia occupa la 53esima posizione con 53 punti. Prima di noi nazioni come il Rwanda, il Botswana, il Costa Rica e la Namibia. A conferma che c’è molto da fare anche perché la corruzione percepita incide negativamente sugli investimenti esteri. Più è alta minore un paese è attrattivo. In fondo alla classifica il Sudan del Sud (13 punti), la Siria (13 punti) e la Somalia con appena 10 punti.

La corruzione minaccia la stabilità di un Paese 

“Alti livelli di corruzione e scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica, conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni, rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese. Le istituzioni, sia nazionali che europee, devono per prima cosa riacquistare la fiducia dei cittadini, mostrandosi trasparenti, credibili e inattaccabili sul piano dell’integrità” ha sottolineato Davide Del Monte, Direttore di Transparency International Italia “Le nuove norme sul finanziamento alla politica vanno in questa direzione ma, senza regole sulla trasparenza di chi cerca di influenzare la decisioni pubbliche e quindi delle attività di lobbying, non potranno mai essere pienamente efficaci. Ci auguriamo quindi che il governo intervenga al più presto anche su questo tema”. Come dargli torto.

 

 

 

 

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