Inchiesta Liguria, i pm offrono a Toti il patteggiamento, exit strategy utile per uscire da un processo pantano
La richiesta è arrivata dalla procura. Alla fine si contesta la corruzione impropria, dato scivoloso e difficile da dimostrare. Escluso ogni arricchimento personale. L’ex governatore accetta le 1500 ore di servizi sociali e la restituzione di 84 mila euro che sono sempre rimasti sui conti del Comitato elettorale. La lezione di questa inchiesta e di quella su Open
Il colpo di scena arriva a fine mattinata, un paio di mesi prima dell’inizio del processo e prima che la campagna elettorale per il suo successore diventi totalizzante. La procura di Genova, che quattro mesi fa ha decapitato politicamente la Regione Liguria con un’inchiesta per corruzione facendo balenare uno dei più grandi scandali nella pubblica amministrazione, ha offerto ieri il patteggiamento alle difese degli indagati. Per quello che riguarda l’ex presidente Toti, agli arresti domiciliari finchè non ha ceduto e non si è dimesso, è stata “offerto” di sostituire la pena con 1500 ore di lavori socialmente utili (250 giorni con sei ore lavorative). Nell'accordo tra i pm e l'avvocato Stefano Savi, legale di Toti, è prevista anche l'interdizione temporanea dai pubblici uffici e l'incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena (dunque meno di un anno) e la confisca di 84.100 euro. Il patteggiamento riguarda la parte principale dell’inchiesta e i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito. Resta in piedi, per ora, la parte della corruzione elettorale.
Cosa significa patteggiare
Prima di procedere nell’esposizione dei fatti, occorre un veloce ripasso di procedura penale alla voce “procedimenti speciali”. Qui è importante dire che il patteggiamento è un contratto deciso tra accusa e difesa che chiude senza processo la vicenda penale. Serve ed è utile tanto all’imputato che all’accusa sotto il profilo soprattutto dell’economia processuale. Diciamolo chiaro: il processo Toti, oltre ad essere in questa fase cibo avvelenato per la campagna elettorale, sarebbe stata una storia lunghissima, molto costosa sotto il profilo delle spese legali (in questo caso persino più alte della cifra contestata, 84 mila euro) e dall’esito assolutamente incerto per entrambi le parti. La richiesta di patteggiamento può arrivare sia dal pm che dall’imputato e fino all’apertura del dibattimento (che era fissato il 5 novembre). In questo modo, se il gip accetterà il contratto tra le parti, si chiude una vicenda alla fine con i minor danno per l’imputato e una medaglietta per l’accusa.
I termini dell’accordo
“Nell'accordo tra i procuratori e la difesa dell'ex governatore - spiega l’avvocato Savi in una nota - l’accusa riconosce che Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche. Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all'attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato tranne la cosiddetta “corruzione impropria”. Reato che si tipizza quando il privato, in questo caso Spinelli e altri imprenditori, dà o promettere denaro o altra utilità per trarre un vantaggio dalla situazione di abuso sistematico, a lui nota, del pubblico ufficiale. Detta in altro modo, quando un pubblico ufficiale viene pagato o accetta la promessa di un pagamento per un atto del suo ufficio. Continua Savi: “Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità (al posto di una pena di due anni e un mese, ndr) e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate”. Cioè 84 mila euro, molto di meno, si diceva di quelle che sarebbero state le spese legali della difesa e i costi per lo Stato. Soldi che sono stati tracciati e disponibile sui conti correnti del Comitato Toti. Nel contratto tra le parti anche l’interdizione momentanea dai pubblici uffici e il divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione per la durata della pena.
Le opposizioni esultano ma…
La notizia ha subito scatenato le opposizioni - dal Pd ai 5 Stelle più il civico Sansa, giornalista poi politico che si è sempre caratterizzato per il suo credo giustizialista per cui i pm hanno sempre ragione - che si sono gonfiate il petto nel dire “avevano ragione, Toti si è dichiarato colpevole”. E pensano di sfruttare il patteggiamento per la campagna elettorale. “Diceva di essere innocente, ma Giovanni Toti ha deciso di patteggiare due anni e un mese per corruzione e finanziamento illecito, se voi foste così certi di non aver commesso reati, accettereste di patteggiare?” ha commentato Sansa omettendo alcuni dettagli che dettagli non sono: l’offerta del patteggiamento è arrivata dalla procura; la corruzione è quella impropria; i dati contestati dall’accusa potevano portare, se riconosciuti, fino a dieci anni di pena mentre qui la procura si è accontentata di 1500 ore di servizi sociali.
Il patteggiamento quindi è una exit strategy da un processo pantano che fa comodo a tutti. Non c’è molto altro da aggiungere sul piano della sostanza processuale. Tranne che ancora una volta, come già è successo per l’inchiesta Open, la magistratura entra a gamba tesa sulle modalità di fare politica, su come la politica decide di affrontare la gestione della cosa pubblica (in questo caso è stata contestato un approccio privatistico, forse troppo efficiente?), su come decide di finanziarsi ed organizzarsi dal momento in cui non esiste più il finanziamento pubblico.
“Alla fine resta un topolino”
Da un punto di vista politico, quindi ci sarebbe e ci sarà ancora molto da dire. “Alla fine la montagna ha partorito un topolino molto gracile” ha detto Toti. “Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall'altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”. In sostanza, ha aggiunto l’ex governatore, “la Procura della Repubblica ci ha fatto un'offerta che era quasi irrifiutabile. Hanno riconosciuto quasi tutto quello che noi avevamo sostenuto in questi mesi: da un lato che tutti gli atti erano legittimi, dall’altro che i soldi del comitato non sono andati in tasca mia ma sono stati utilizzati per la politica e quindi nessuno ha avuto un vantaggio. La corruzione indiretta è una tipologia di reato sfuggente, difficile da provare per loro, ma da cui è difficile anche per noi difenderci. Di fronte a tre anni e mezzo di intercettazioni, di indagini, l'arresto di un governatore e di un pezzo del suo ufficio, la caduta della Regione, le dimissioni, le nuove elezioni e tutto quello che ha comportato, alla fine l'accordo con la Procura firmato dalla mia difesa prevede 1500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione di una somma di denaro che è lì perché nessuno l'ha toccata, essendo stata versata a un comitato che doveva gestire l’attività politica”.
Una vicenda che lascia a tutti l’amaro in bocca perchè è la politica la vera sconfitta. Come hanno scritto i giudici negli atti, Toti ha portato avanti un modo di fare politica che non perseguiva il bene comune ma il bene di alcuni, ha amministrato la cosa pubblica come fosse un amministratore delegato i una società privata. “Occorre ragionare ed interrogarsi su queste motivazioni - ha aggiunto Toti - io ero e resto convinto di aver fatto il bene della mia regione e che nove anni fa era un po’ grigia e oggi molto brillante”. Di fronte a questo finale, ha continuato, “credo appaia chiara a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti e della loro conclusione: le forze politiche hanno il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica stessa e non a quella giudiziaria”.
Anche l'ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, tramite gli avvocati Enrico e Mario Scopesi, ha trovato l'accordo con i pubblici ministeri Luca Monteverde e Federico Manotti per un patteggiamento a tre anni e cinque mesi. Ancora da definire, invece, la posizione dell'imprenditore Aldo Spinelli, secondo la procura il "grande corruttore": anche per lui la procura ha proposto il patteggiamento. La decisione è attesa entro domenica.
I fatti
Un’occhiata anche al merito dell’indagine. Il primo reato riguarda la proroga della concessione di 30 anni per il terminal Rinfuse per cui, secondo l’accusa, Spinelli versò nel 2021 la somma di 40 mila euro al Comitato elettorale dell'ex presidente. E poi 30 mila euro per la pratica per la privatizzazione della spiaggia di Punta dell'Olmo e il tombamento di calata Concenter: in questo caso, l’ anziano imprenditore versò, nel 2022, la somma di 30 mila euro al partito arancione. Infine, la cena elettorale nel 2023 a cui parteciparono alcuni dipendenti delle società di Spinelli pagate 4.100 euro.
Nell’accordo rientra anche la vicenda degli spot elettorali pagati da Esselunga (tramite l'allora consigliere del cda Francesco Moncada) per la campagna elettorale di Marco Bucci in cambio dell'accelerazione delle pratiche per le aperture di nuovi supermercati del gruppo.