[Il caso] Casini “scrive” a Conte: “Fai subito una cabina di regia con le opposizioni per gestire la pandemia. Prima che sia troppo tardi”
Informativa sofferta del premier al Senato sull’ultimo Dpcm. L’ex Presidente della Camera interviene in aula per chiedere unità nazionale nella gestione della crisi sanitaria. “Basta buttarsi la croce addosso uno contro l’altro”. Poi scrive un appunto e lo manda a Conte. Il premier segue preoccupato in aula. Mentre la curva del contagio cresce. Anche la regione Lazio dopo Lombardia, Campania e Piemonte ha firmato l’ordinanza di chiusura notturna. L’Italia chiude piano piano. Governo diviso e confuso tra chi vuole il lockdown subito e chi dice “mai più”
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Poi, appena finito di parlare, tra gli applausi a destra e a sinistra dell’emiciclo, Pierferdinando Casini ci pensa ancora su. Osserva il presidente Conte seduto al centro del tavolo del governo, lo sguardo preoccupato, prende carta, penna e scrive un biglietto. Gli zoom dei fotografi stretti, anzi assembrati in una delle tribune nella piccionaia di palazzo Madama, non fanno in tempo a fermare cosa c’è scritto. Casini non ne vorrà parlare dopo. Conte evita proprio i giornalisti. In quel biglietto il senatore centrista eletto col Pd spiega ancora meglio il senso del proprio intervento in aulai: “Caro Professore, organizza in fretta una cabina di regia permanente con le opposizioni per gestire questa terza fase della pandemia. Non possiamo più permetterci lo spettacolo che abbiamo dato oggi in diretta nelle case e negli uffici di tutta Italia mentre arrivano dati molto preoccupanti dalle regioni e dalla Asl e gli italiani si stanno a poco a poco chiudendo in casa da soli”.
In effetti l’aula di palazzo Madama ieri pomeriggio - durante l’informativa del premier sull’ultimo Dpcm, il numero 17 dall’inizio della pandemia, quello emanato domenica sera - è stata per quasi tre ore lo sfogatoio delle opposizioni e lo specchio dell’imbarazzo e della confusione che c’è nella maggioranza per aver perso il controllo dell’evoluzione del virus. In entrambi i casi, un pessimo spettacolo.
Surreale
Conte ha reso in Senato un’informativa abbastanza surreale visto che il Dpcm di domenica sera sembra superato e che non sta andando tutto bene come ha raccontato nel suo intervento snocciolando i numeri di mascherine, terapie intensive, banchi a rotelle consegnati in questi mesi nelle varie regioni. Anche i numeri della legge di Bilancio 2021 appena approvata e spiegati con orgoglio in aula potrebbero diventare presto carta straccia se dovessero prevalere gli scenari foschi della pandemia raccontati ogni giorno dal virologo di turno chiamato in tv e avallati dal ministro della Salute che anche fisicamente esprime preoccupazione e sofferenza per la situazione. Conte ha spiegato che in Manovra c’è un Fondo speciale di 4 miliardi per le categorie che saranno costrette a fare sacrifici - bar, ristoranti, hotel e tutto l’indotto del turismo, della convegnistica e delle cerimonie - perchè di nuovo bloccati dalla seconda ondata della pandemia. Il fatto è che una comunicazione terrorizzante, con l’annuncio di continui Dpcm e lockdown più o meno generalizzati, ha già spaventato le persone e chiuso in casa molti. Dunque il pil di questo anno potrebbe scendere sotto il -10,5% previsto “in caso di scenario negativo” (sarebbe -9% con un ritorno blando della pandemia).
Conte vuole “proporzionalità”. Ma il governo è diviso
Nell'aula di Palazzo Madama Conte ha rivendicato la sua scelta di misure da adottare “con massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità”. Quindi no a lockdown generalizzati, sì ad interventi selettivi, locali, se necessari di volta in volta. “Ancora una volta siamo costretti a compiere una sofferta operazione. Dobbiamo sforzarci tutti di ridurre le occasioni di contagio, di evitare spostamenti non necessari e attività superflue che potrebbero generare rischio. Se saremo disposti, oggi, ad affrontare questi piccoli sacrifici, domani riusciremo ad evitare interventi più rigorosi e, quindi, più penalizzanti”. Il premier ha assicurato che la scuola questa volta non chiuderà, ha difeso i protocolli che permettono di recarsi al lavoro, sebbene con più smart working a partire dalla pubblica amministrazione. Ha detto che sono stati stanziati 350 milioni per il trasporto scolastico che però non si sono a quanto pare trasformati in più corse e più mezzi visto che le corse sono tutte affollate. Ha aggiunto che a breve si produrranno 30mila mascherine al giorno e che l'obiettivo è raddoppiare i posti in terapia intensiva. Ha spinto per misure “differenziate” ma “omogenee e coerenti” da parte delle Regioni. Dopo le ordinanze di Lombardia, Campania, Piemonte, ieri anche Zingaretti ha firmato la chiusura della Capitale dalle 24 alle 5 del mattino. In nessuna ordinanza, in nessuna regione, si vedono interventi sul trasporto pubblico. Il fatto è che il governo è spaccato tra chi vorrebbe chiudere subito (Speranza e Franceschini convinti da un gruppo di virologi e consulenti) e chi invece ha fiducia nella gradualità e negli interventi localizzati (Conte).
I numeri
Il Presidente del Consiglio ha parlato in aula in quell’orario (più o meno le 17) in cui arrivano i dati del contagio. Che ieri hanno toccati nuovi record: 15.199 casi di positività, quasi 4.500 in più in 24 ore, e 127 morti, un dato che fa tornare indietro al 22 maggio, quando i decessi furono 130. I numeri elaborati dal ministero della Salute non lasciano dubbi: se i dati del fine settimana avevano fatto pensare ad un rallentamento, il record di tamponi (oltre 177 mila) registra una incidenza rispetto ai nuovi casi pari all'8,5%, minore di altri Paesi, ma in crescita rispetto alla scorsa settimana. Soprattutto inizia a preoccupare la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive. Anche qui però i numeri che arrivano sono spesso fuorvianti. E, per fortuna, molto meno tragici di una certa narrazione prevalente.
Lo sfogatoio
Il dibattito, con tanto di diretta tv, non è stato purtroppo utile ad una corretta informazione e ad un approccio consapevole di quello che sta accadendo. E’ prevalsa la faziosità politica, la strumentalizzazione, l’ennesima occasione per mettere in difficoltà un governo che in effetti non ha fatto quello che doveva in quei mesi estivi in cui la curva del contagio era stata quasi annullata. Era quello il momento per allestire e rafforzare il sistema di tracciamento che invece ora è del tutto saltato. Il dibattito che Conte ha seguito parola per parola è diventato quindi uno sfogatoio in cui le opposizioni hanno avuto gioco facile a mettere in fila tutto quello che, secondo una certa narrazione, manca o non funziona:posti letto nelle terapie intensive; gli ospedali Covid dove isolare gli asintomatici fauci sintomatici; medici, soprattuto anestesisti e infermieri in grado di far funzionare le terapie intensive. Ognuno ha tirato fuori temi su temi: le file per fare i tamponi, le Asl in tilt perchè non c’è personale in grado di inserire i dati e far funzionare il contact tracing per cui anche la app Immuni è al momento inutile se non dannosa. Per non parlare del trasporto locale su cui il governo ma anche le regioni non sono state capaci di avere più corse e meno affollamento nelle ore di punta. Troppo facile anche “sparare” sulla scuola: virus a parte, mancano insegnanti (molti si sono dati malati) e le lezioni sono un’incognita quotidiana. Uno sfogatoio, appunto. Altro che l’appello a “collaborare tutti insieme” e “restare uniti” del Presidente della Repubblica. Uno “spettacolo” che non fa bene a chi invece vorrebbe informazioni corrette e capire come organizzare le prossime settimane della propria vita.
L’appello di Casini
Ecco che le parole di Pierferdinando Casini, pronunciate quasi alla fine del dibattito, sono sembrate l’unico momento sensato di una giornata illogica per non dire demenziale. A cui si aggiungono le facce sconsolate e attonite dei membri del governo seduti in aula. Tranne il viceministro della Sanità Sileri che, forse perché medico, ha un approccio più razionale e meno drammatico a tutta la vicenda: “Persuasione e no ad un nuovo lockdown. La curva salirà ancora, prepariamoci. Ma convivere col virus non significa chiudersi in casa”.
Quello di Casini è stato un vero e proprio appello alla ragionevolezza. “Il governo - ha detto - apra un tavolo di consultazione permanente tra maggioranza e opposizione. Non possiamo andare avanti con gli sfogati a giorni alterni. Così non ne usciamo, mi dia retta Altrimenti non se ne esce. Se abbiamo senso dello Stato dobbiamo cercare di non darci la croce addosso l'uno contro l'altro, si tratta di prendere atto che la situazione è difficile e dare tutti una mano”. E’ seguito l’unico vero lungo applauso della seduta. Tanto che Davide Faraone, capogruppo di Italia viva, intervenuto subito dopo si è augurato “che adesso a questi applausi seguano fatti conseguenti e coerenti”. Faraone ha sottoscritto la proposta di Casini, ha criticato i “tanti Mandrake presenti in aula” e ha rivendicato, ringraziando Conte, la decisione di non procedere più con lockdown generalizzati che invece parte del governo ha già chiesto più volte. “Presidente Conte - ha aggiunto facendosi portavoce di tanto richieste che giungono dal territorio - dobbiamo tutelare l’attività di chi ha fatto sforzi ed investimenti per mettersi in regola con i protocolli di sicurezza, mi riferisco a bar, ristoranti, parrucchieri, palestre, piscine e centri sportivi, l’elenco è lungo Presidente, non possiamo tradire queste persone anche perchè non avrebbe senso: quelli con i protocolli sono luoghi sicuri dove le persone devono poter andare”.
“Contributi di positività”
Quando Casini lancia la proposta - che poi articola meglio in un biglietto recapitato a Conte tramite gli assistenti parlamentari - nello sfogatoio generale degli interventi in aula delle opposizioni ha però colto qua e là “contributi di positività all’idea di un tavolo comune dove maggioranza e opposizione assumono insieme le decisioni per la gestione del virus”.
“Fatevi aiutare a risolvere i problemi” ha detto Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia. “E’ da marzo che inutilmente vi offriamo collaborazione, vi abbiamo proposto ricette che stanno funzionando in altre parti di Europa dove si sta affrontando lo stesso momento pandemico” . “Non ci si salva da soli” è la frase ripetuta più spesso. Ma sia chiaro, ha precisato Bernini, “noi non permetteremo che si strumentalizzi la paura e la rabbia dei cittadini. Noi ci saremo solo per essere costruttivi”. Salvini ha rinunciato all’intervento (era previsto in scaletta). E ha fatto parlare un meno polemico Pasquale Pepe che critica ma non affonda. “Ascolti di più i sindaci. Ogni decisione che prenderà - sottolinea - la faccia determinare dall'interesse degli italiani e dal futuro dell’Italia”. Persino Fratelli d’Italia, dopo il supersfogatoio di Daniela Santanchè, sembra offrire un ramoscello d’olivo nelle parola di Ignazio La Russa. “Ascoltateci prima, non comunicateci all'ultimo momento le cose confuse che avete fatto in questi mesi”. Anche il Pd chiede “il massimo coordinamento istituzionale”. “Si deve trovare una modalità - ha detto Roberta Pinotti - perchè governo, maggioranza e opposizione lavorino insieme per tenere unito il Paese e farlo uscire dalla crisi”.
L’appello di Veltroni
In realtà prima di Casini si era mosso nella stessa direzione già Walter Veltroni. “Penso che la cosa giusta sarebbe creare subito un tavolo permanente di consultazione tra tutte le forze parlamentari. Un luogo di scambio di dati e di preventiva informazione sulle scelte fondamentali” ha scritto ieri mattina sul Corriere della Sera. Casini lo ha potuto calare nella dinamica dell’aula. Ha capito che non solo c’è lo spazio per farlo (“è chiaro che c’è una parte che non è d’accordo tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione”, cioè M5s e Lega) ma che è anche l’unica chance per uscirne fuori. Basta vedere cosa sta succedendo sul Mes: liti, divisioni, braccio di ferro. Assurdo. Il primo passo dell’intergruppo parlamentare “Mes subito” che vede insieme maggioranza e opposizione è sentire i governatori per capire se gli servono quei soldi e dove sarebbero investiti. Un approccio empirico e deideologizzato. Che è quello che ci vuole. Anche per attraversare la pandemia senza distruggerci.