I Cinquestelle “avvertono” Salvini: se salta Quota 100 boomerang per la Lega
Nel momento più critico per la maggioranza i pentastellati minacciano il leader della Lega: con la crisi non ci sarà Quota 100, 86 mila persone resteranno senza l’assegno promesso, se la prenderanno con la Lega. Il Decretone con la riforma delle pensioni deve ancora essere convertito dal Parlamento. Il sottosegretario Villarosa accusa: “Non ci saranno nemmeno i rimborsi per i truffati dalle banche e il reddito di cittadinanza in Lombardia…”.

“Sei sicuro, Matteo, di non tradire le aspettative delle persone che ci hanno sostenuto? Cosa gli racconti alle migliaia che hanno chiesto di andare in pensione con Quota 100, che se l’aspettano, dopo che non avranno ricevuto nulla perché ti sei impuntato sulla Tav?”. Nel momento più duro per l’alleanza gialloverde è questo il messaggio - velatamente minaccioso - che i Cinquestelle hanno voluto recapitare al leader della Lega . È vero che Salvini è riuscito finora a condurre il gioco del governo - pur da azionista di minoranza -, ma anche Luigi Di Maio si è tenuto qualche asso nella manica. Se dovesse saltare il governo, infatti, non diventerebbe mai legge Quota 100, la riforma delle pensioni fortemente voluta dai leghisti, che era parte integrante del programma del centrodestra alle ultime elezioni politiche. Il provvedimento è infatti contenuto nel Decretone che, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, deve comunque essere convertito in legge dal Parlamento entro sessanta giorni.
Intanto, però, sono già state accettate quasi centomila richieste di prepensionamento. I numeri li ha forniti l’Inps. Secondo i dati aggiornati alle ore 14.30 di venerdì, le domande arrivate all'Ente previdenziale per l'accesso a Quota 100 sono 86.107. Come previsto, ad essere favoriti dal nuovo regime sono la pubblica amministrazione e i lavoratori maschi: categorie che hanno potuto maturare, nel tempo, periodi più lunghi di contribuzione. In particolare, 31.854 richieste sono arrivate da lavoratori del settore pubblico e 29.821 da lavoratori dipendenti del settore privato. Quanto alla distribuzione anagrafica, 28.964 domande sono state inoltrate da persone con meno di 63 anni, 39.763 da lavoratori tra i 63 e i 65 anni e 17.380 da lavoratori con oltre 65 anni. Sono 62.619 quelle inviate da uomini e 23.488 da donne. Il testo del Decretone è in discussione proprio in queste ore al Senato dove, tra l’altro, sono state introdotte numerose modifiche ma, in caso di crisi di governo, i Cinquestelle hanno fatto sapere che non voteranno il decreto, con l’effetto di bloccare i pensionamenti. Il primo a “minacciare” esplicitamente la Lega è stato il senatore Mario Giarrusso: “Ci sono decine di migliaia di persone che vedono finalmente l'arrivo della pensione grazie a Quota 100, dopo le ingiustizie della legge Fornero. Salvini vorrebbe far saltare tutto questo per impuntarsi sul Tav, un'invenzione degli anni '90 che oggi è agli occhi di tutti uno spreco assurdo? Se fosse vero - rimarca l'esponente M5S - se ne assumerà tutte le responsabilità”.
Lo scontro è comunque salito di livello allargandosi ad altri provvedimenti che finirebbero per naufragare insieme con il governo Conte. Nel M5s è ormai in atto un furibondo fuoco di fila rivolto contro Salvini, accusato di mettere a rischio le misure più significative del “cambiamento” che alleanza e governo si sono intestati in questi mesi. Anche un importante esponente del governo, il sottosegretario all'Economia, Alessio Villarosa, coinvolto in tutti i provvedimenti economici del governo, ha alzato il tiro sugli alleati, tirando in ballo esplicitamente il vicepremier leghista. “Salvini sa che far cadere il Governo e non rispettare il contratto di Governo per difendere un’opera inutile e costosa come il Tav Torino-Lione significa non portare a conclusione misure fondamentali come il reddito di cittadinanza, che vede la Lombardia prima nelle richieste, quota 100, e i rimborsi per i truffati per le banche?” ha scritto in una nota. Per il sottosegretario è automatico: crisi significa niente Decretone. Questo è lo strumento di pressione che i 5 Stelle hanno scelto come deterrente nei confronti di una crisi di governo che considerano disastrosa per le loro sorti. Mentre Salvini, infatti, potrebbe rivolgersi all’altro “forno” di andreottiana memoria, quello del centrodestra, con cui la Lega ha continuato a presentarsi alle elezioni locali, per il Movimento, il governo Conte rischia di rappresentare già una sorta di ultima spiaggia. Il partito di Di Maio si trova in una condizione di evidente difficoltà con il proprio elettorato di un anno fa, con la rivolta di decine di peones che non si rassegnano all’idea di avere frequentato Camera e Senato soltanto poco più di un anno e con il rischio di subire una scissione. Per di più, si trova con il fiato sul collo del Pd di Nicola Zingaretti e con il rifiuto dei dem di ipotizzare qualsiasi tipo di coalizione con loro.
Elezioni anticipate? La posizione del Quirinale
Anche il Presidente della Repubblica, secondo i rumors filtrati dal Quirinale, nel caso di una crisi non ricomponibile della maggioranza, sarebbe orientato a sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Per la cronaca, i tempi per le elezioni anticipate a maggio, insieme con le Europee, o subito dopo, ci sono ancora. Se la crisi di governo si dovesse verificare nell’immediato, per sciogliere le Camere e votare il 26 maggio in contemporanea con le elezioni europee ci sarebbe tempo fino al 26 marzo. L’ipotesi, tuttavia, sembra incontrare numerose difficoltà, anche dal punto di vista giuridico. Più probabile, invece, che si utilizzi una nuova finestra. Per votare il 23 giugno - il presupposto è che trascorrano almeno i 60 giorni previsti dalla legge per il voto degli italiani all'estero - è sufficiente che la crisi si apra entro il 24 aprile. E in questo caso, si potrebbe verificare anche l’abbinamento con la sostanziosa tornata delle elezioni locali per le quali non è ancora stata fissato il termine. La data considerata più probabile è quella del 9 giugno.