Una tranquilla settimana di paura. Il governo Conte alla prova finale
Il premier parla agli italiani, Salvini va in giro per comizi, Di Maio non sa che pesci pigliare…

Per il governo Conte si apre una settimana impegnativa e, forse, decisiva. Una settimana che, però, rischia di essere, o di diventare, drammatica. Oggi, lunedì, il premier parlerà “agli italiani”, come ha già annunciato. Un vero e proprio ‘discorso alla Nazione’ non fatto in Parlamento, su un voto, e neppure durante una conferenza stampa a palazzo Chigi (ma è improbabile che verrà consentito ai giornalisti fare domande, pare che dovranno limitarsi solo ad ascoltare), ma un vero e proprio ‘messaggio ai nostri cari cittadini’.
Il premier scrive e riscrive il suo discorso agli italiani
Il suo discorso Conte lo sta scrivendo e riscrivendo, prende appunti da giorni. Di certo sarà un bilancio delle cose fatte per mettere in evidenza che il governo ha lavorato bene finché non si è entrati in un clima da campagna elettorale. E poi, in qualche modo, il premier dirà che è necessario interrompere i toni urlati e tornare al rispetto reciproco. Di fatto, Conte detterà le condizioni necessarie per andare avanti, e se non ci sarà il rispetto degli accordi e degli impegni presi, non esiterà a fare un passo indietro. In pratica, un annuncio di dimissioni senza crisi di governo.
Il Colle il ‘messaggio alla nazione’ non l’ha preso bene…
Il guaio è che il pesce puzza dalla testa, cioè già nella formula, e ha fatto storcere il naso a molti, specie al Colle. Per regola – non scritta, ma sempre rispettata – l’unica istituzione che ha il diritto di parlare ‘agli italiani’ come e quando vuole si chiama Presidente della Repubblica. Ma il messaggio del presidente del Consiglio è un unicuum – si fa notare al Colle – “perché Conte non è Macron, non è il Capo dello Stato, sarebbe meglio che parlasse nei luoghi deputati, cioè il Parlamento”. Ma la Terza Repubblica ci ha abituato a tante bizzarrie, ci si abituerà anche a questa.
Il succo del discorso di Conte: o io o la crisi di governo
Cosa dirà Conte? Chiederà un ‘mandato’ preciso agli alleati (i ‘parenti/serpenti’ Lega e 5Stelle) e ai due ‘dioscuri’, i due Romolo e Remo che hanno fondato, come Roma, il governo e l’alleanza che lo regge, ma che si guardano con sospetto, in perenne attesa che l’uno pugnali l’altro alle spalle. Insomma, Conte dirà il suo ‘non ci sto’, alla Scalfaro: “o vi rimettete di buzzo buono a remare tutti alla stessa direzione – sarà il concetto di fondo – oppure è meglio andare a casa. In ogni caso, il premier sono io e voi dovete rispettarmi”. Messaggio indirizzato a Salvini, certo, ma pure a Di Maio. Poi, Conte partirà per un viaggio di Stato in Vietnam, che lo occuperà per almeno quattro giorni, da martedì a giovedì, e tanti cari saluti a un cdm che Salvini voleva fare ‘subito’, quello per varare il ‘decreto Sicurezza bis’. Un decreto tanto criticato quanto oscuro perché nessuno lo ha letto (neppure il Colle che ne ha visto solo delle prime bozze), ma soprattutto che corre due rischi: la bocciatura dell’M5S (superabile) e la bocciatura di Mattarella (insuperabile).
Prima di venerdì prossimo, niente cdm né resa dei conti
In ogni caso, se ne parlerà venerdì prossimo, se va bene, il primo giorno utile per convocare un consiglio dei ministri la cui presenza in agenda latita, ormai, da ben due settimane prima del 26 maggio. A palazzo Chigi, ormai, ci saranno le ragnatela, nella ‘tavola rotonda’ dove si riunisce il cdm: forse, le donne delle pulizie manco vanno più a spolverare.
Nell’attesa del cdm, la politica tira il fiato perché la ‘rissa continua’ tra Salvini e Di Maio, Lega e 5Stelle, non solo non si è mai fermata, ma è ripresa peggio di prima. Non si è placata neppure per festeggiare, ieri, la Repubblica. Una di quelle cose che, a Mattarella, lo mandano proprio in bestia. Polemiche a non finire. Fico contro Salvini, Salvini contro Fico: a tema, i… rom, cui il presidente della Camera ha ‘dedicato’, con mossa di super-sinistra, la festa del 2 giugno e che ha fatto a dir poco imbufalire il titolare del Viminale. Persino l’incidente della nave MSC crociere a Venezia è diventata una polemica politica: Salvini ha attaccato il MIT (cioè il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, cioè il povero Toninelli, ormai crocefisso su ogni argomento), Toninelli ha risposto piccato, ci si è messo pure Costa, titolare dell’Ambiente, e via così. Infine, in due giorni, sia Mattarella che il Papa hanno detto parole ‘alte’ e ‘globali’ che, a leggerle con occhi italici, sono suonate parole dure e pesanti alle orecchie del sovranista Salvini, detto ‘il Truce’.
Salvini nell’Arena: “I no mi hanno rotto le scatole”…
Insomma, “il catalogo è questo”, canterebbe Leporello nel don Giovanni, e non si vede come possano rappattumare la situazione, leghisti e pentastellati, tanto che, in serata, Salvini sbotta (come se, di solito, non ‘sbottasse’ mai…): “mi sono rotto le scatole, se non posso lavorare, si vota” è il grido di battaglia del ‘Capitano’ consegnato al programma di Massimo Giletti su la 7 che si chiama (sic) l’Arena. Ecco cosa è la maggioranza gialloverde, ormai da mesi: un’arena dove i rispettivi gladiatori si combattono fino alla morte.
La ‘tregua delle fidanzate’ è durata poco meno di un giorno. Le due, forti del loro charme, li avevano resi amorevoli, se non dolci, specie Salvini: per due volte s’era alzato di scatto per andare da Di Maio e sussurrargli “ci vediamo presto”. Ecco, mai promessa fu più fallace, scritta sulla sabbia.
Si apre una settimana da far tremare le vene nei polsi
Per il governo si apre, dunque, una settimana tremenda, da far tremare le vene nei polsi, eppure Salvini, di fatto, è irreperibile. La sua agenda è fitta di impegni per i… ballottaggi delle prossime elezioni amministrative: Tivoli, Nettuno, Civitavecchia, Casello Valdastico e così via fino a giovedì. Peccato che i ballottaggi si tengano tra 15 giorni. L’agenda è la risposta a Conte che invano, e da giorni, prova a farle conciliare, le agende dei due vicepremier. Ma Salvini, appunto, dopo aver partecipato alle celebrazioni della Festa della Repubblica (quelle in cui se avesse potuto strozzare con le sue mani la ministra Trenta, che ha fatto infuriare e disertare la parata a tanti generali, lo avrebbe fatto), e subito eclissarsi, non prima del solito bagno di folla, dice, beffardo, “Non sarò a Roma prima di giovedì”.
Venerdì Salvini vuole approvare il dl Sicurezza bis
E venerdì Salvini ha già messo nero su bianco e fatto sapere che “si farà il cdm per approvare il mio decreto Sicurezza bis”. Come se i cdm li convocasse lui, Salvini, e non il premier, o – casomai - il sottosegretario che li verbalizza, il quale, guarda caso, si chiama Giancarlo Giorgetti. Solo che il ‘novello Boschi’, fedele esecutrici di Renzi (e Gentiloni), è un altro che non vede l’ora di mandarlo a casa, a Conte. Insomma, il cdm di venerdì potrebbe diventare, a dir poco, esplosivo. Salvini pronto ad accelerare, Di Maio a resistere a oltranza, Conte nella disperata impresa di mettere pace.
Come sempre, la strategia leghista è alzare la posta il più possibile mentre i 5Stelle provano ad abbassare i toni: “Ora tocca alla Lega, vediamo cosa sa fare”, si ragiona tra i colonnelli pentastellati. Anche per questo Di Maio ha preso subito le distanze da Fico che ha dedicato la festa della Repubblica ai rom, facendo “girare le scatole” a Salvini.
Anche alla parata del 2 giugno in scena due film diversi
E infatti, anche alla parata del 2 giugno, va in scena la rappresentazione plastica dei nuovi equilibri al governo. Salvini parla con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, ormai sempre più vicino alla Lega. Siede accanto al ministro Moavero Milanesi. Diversi posti più in là c’è Di Maio. I due si salutano appena, tanto che il capo M5s sarà costretto a dire che l’ultima cosa da fare oggi è “essere divisivi”. Ma il leader leghista non ci sente: “Si va avanti se i 5Stelle smettono di dire sempre di no”. Se ne frega di quali possano essere le loro ragioni, poi sale in macchina per l’ennesimo comizio di una campagna elettorale infinita. Non prima, però, di restare in strada per quasi due ore, prima sotto il sole, poi su una tribuna per foto, autografi, incoraggiamenti. “E' rispetto”, gonfia lui il petto, alla fine.
Di Maio, invece, solo soletto sul palco, si prepara alla strategia del conteinement, cioè a cedere su tutto, pur di non far cadere il governo. Ha più volte detto che è disposto a ‘ragionare’ di flat tax e Autonomia, e persino di rimpasto, ma per ora è Salvini che fa il prezioso e, forte del 34%, ha due idee chiare quanto minimali: un nuovo ministero degli Affari europei e il nuovo commissario europeo dell’Italia.
Possibile incidente parlamentare sul dl sblocca cantieri
Il problema finale, però, è anche che non c’è uno straccio di road map, una direzione di marcia, né un’agenda comune. I temi messi sul tavolo da Salvini, con i toni di chi si muove da presidente del Consiglio ‘virtuale’, sono divisivi: dall’Autonomia alla Tav fino ad arrivare alla Flat tax e allo stop del codice degli appalti, il cui appuntamento in Aula al Senato è fissato a partire da martedì. Molti, in Transatlantico, prevedono già che il governo, sul codice degli appalti, ‘andrà sotto’ perché i grillini ribelli, al Senato, sono tanti e vogliono far saltare il governo in una cupio dissolvi degna di ‘Muoia Sansone con tutti i Filistei’. Si vedrà. Certo è che, se il governo va sotto su un tema così cruciale per la Lega, i 5Stelle regalerebbero a Salvini, senza neanche doverselo andare a cercare sotto forma di pretesto, l’incidente di Sarajevo utile per far saltare il governo e per far scoppiare la guerra, cioè andare alle elezioni anticipate. “Ci devono solo provare”, minacciano i leghisti con tono minaccioso, “così finalmente stacchiamo la spina a Conte”. Sarà, indubbiamente, una settimana interessante, questa.