Il 2024 inizia nel modo peggiore per Giorgia Meloni, tra il caso Pozzolo e i rilievi di Mattarella sugli ambulanti
La questione si complica per Palazzo Chigi, anche perché si somma a un'altra vicenda che ha investito Denis e Tommaso Verdini e agli altri nodi aperti da mesi
Nemmeno il più di pessimista di Palazzo Chigi si sarebbe aspettato un inizio di anno così tormentato. Il doppio colpo subito nella giornata di ieri - le osservazioni di Sergio Mattarella sugli ambulanti e l’indagine del deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo per lesioni aggravate - hanno destabilizzato i primi giorni del 2024 di Giorgia Meloni. Anche perché nelle prossime 24 ore si terrà la conferenza stampa di fine anno - rinviata due volte - e quello sarà il consesso in cui i cronisti chiederanno spiegazioni sui vari dossier e in particolare sulla leggerezza commessa da Pozzolo. Senza dimenticare il Mes.
I rilievi di Mattarella
Sia come sia, la prima vera botta per Palazzo Chigi arriva a metà mattinata. Il Capo dello Stato firma il disegno di legge sulla concorrenza ma ravvede una serie di osservazioni che sanno di tirata di orecchie. Matterella non blocca la legge perché «il provvedimento rappresenta uno dei traguardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da conseguire entro il quarto trimestre del 2023 e pertanto, al fine di adempiere all'impegno assunto in sede europea» ed «è necessario procedere con sollecitudine alla promulgazione». Tuttavia chiede correzioni nella parte relativa agli ambulanti.
Il richiamo al governo
«Ritengo, tuttavia - scrive - doveroso richiamare l'attenzione del Governo e del Parlamento sull'articolo 11 della legge, in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche, che, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l'ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi. Inoltre, i criteri generali per il rilascio di nuove concessioni, secondo quanto affermato anche dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, appaiono restrittivi della concorrenza in entrata e favoriscono, in contrasto con le regole europee, i concessionari uscenti».
Capo dello Stato "perplesso"
Le perplessità espresse da Mattarella sono «analoghe» a quelle sulla disciplina «delle concessioni demaniali marittime, introdotta con la legge di conversione» del decreto Milleproroghe del 2022. Queste, erano state infatti oggetto di una precedente lettera del 24 febbraio 2023, inviata ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio dei ministri, ove Mattarella evidenziava «i profili di contrasto di quella disciplina con il diritto europeo e, quindi, con il dettato costituzionale». Come sulle regole relative ai balneari, dunque, Mattarella ritiene «indispensabili» anche in questo nuovo caso «ulteriori iniziative del governo e del parlamento», ritenendo eccessivamente lunghe le proroghe per le concessioni già in essere dei commercianti ambulanti. Parole che irrigidiscono la maggioranza di governo travolta nel frattempo dall’affaire Pozzolo. Una nota della Lega certifica il malumore diffuso negli ambienti di maggioranza e in particolare a via Bellerio: «Lega impegnata, come da anni anche in questi giorni, per garantire diritti e futuro alle migliaia di lavoratori e imprenditori del commercio ambulante e del settore balneare. Non ci arrendiamo a chi, nel nome dell'Europa, ha provato a svendere lavoro e sacrifici di migliaia di italiani».
Il giallo della pistola
E mentre tutto questo succede piomba sul tavolo della presidente del Consiglio il dispaccio di agenzia che mette a verbale l’indagine nei confronti del deputato Pozzolo. Lesioni colpose, accensioni pericolose, omessa custodia di armi. Il parlamentare di Fd’I è l'unico indagato dalla procura di Biella per quanto avvenuto la notte di Capodanno a Rosazza nei locali della Pro Loco, dove, al termine della serata di festeggiamenti, un colpo partito accidentalmente dalla sua pistola ha ferito uno dei presenti. C’è, va da sé, una ricaduta politica. «Cosa fare adesso?», si interrogano in ambienti di maggioranza.
Meloni pensa ai provvedimenti
Meloni ha fatto partire un’istruttoria sul caso per conoscere ogni dettaglio della vicenda, vuole vederci chiaro sino in fondo. Al punto da non escludere un’espulsione dal partito di via della Scrofa. L’impressione è che Meloni voglia arrivare alla conferenza stampa che si sarebbe dovuta tenere prima il 21 dicembre e poi il 28 dicembre con il caso già chiuso. Scenario possibile? Di sicuro in quel consesso non mancheranno le domande sull’affaire Pozzolo. In particolare, si sentirà il rumore di sottofondo dell’opposizione che sta cavalcando il caso.
Le reazioni delle opposizioni
Il M5S parla di «vicenda agghiacciante ed estremamente preoccupante» al punto che i suoi parlamentari si rivolgono così alla presidente Meloni: «Ci aspettiamo che prenda immediatamente una posizione netta, magari provvedendo ad espellere Pozzolo dal partito di Fratelli d'Italia e pretendendone le dimissioni da Parlamentare». In scia il Pd con Chiara Gribaudo: «Meloni chiarisca subito e obblighi ad un passo indietro i protagonisti di questa vicenda. Lo faccia almeno per l'amor di patria che tanto dice di avere». Riccardo Magi di +Europa fa un’osservazione più larga sulla questione: «Sapete quale è stato il mezzo più utilizzato per gli omicidi nel 2022? Le armi da fuoco. E per la maggior parte, si è trattato di armi legalmente detenute. Eppure da anni è in corso una campagna politica della destra italiana per armare il Paese, fomentando il senso di insicurezza dei cittadini con la xenofobia e l'intolleranza e fornendogli non risposte pacifiche e politiche ma con la propaganda della cultura delle armi. L'ultima, quella di dare i fucili da caccia ai sedicenni».
Il caso Verdini
La questione, dunque, si complica per Palazzo Chigi e dintorni. Anche perché si somma a un'altra vicenda che ha investito Denis e Tommaso Verdini e agli altri nodi aperti da mesi e che mettono in discussione la classe dirigente della maggioranza. Ragion per cui più di una fonte qualificata sostiene che «questo danno di immagine non ci voleva…». Postilla finale: «Bisogna farlo dimettere…al più presto. E guardare avanti». Alle europee, è il sottotesto, e alla campagna elettorale.