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Papa Francesco visto dalle donne e dal sociologo dopo otto anni di pontificato

Uscita un’importante indagine sulla fede in Italia e la presidente di un Organismo femminile cattolico mondiale spera in un sinodo rinnovato che includa laici e donne.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco visto dalle donne e dal sociologo dopo otto anni di pontificato

Per puro caso l’ottavo anniversario dell’elezione di papa Francesco (13 marzo 2013) coincide con la pubblicazione di un’importante ricerca sociologica sulla religiosità in Italia che contiene anche valutazioni sulla figura e l’azione dell’attuale pontefice. Nel volume, curato dal sociologo Roberto Cipriani, Francesco compare nel gruppo di concetti-stimolo proposti dall’intervistatore, sulla vita quotidiana e festiva, sulla felicità e sul dolore, sulla vita e sulla morte, su Dio, sulla preghiera, sulle istituzioni religiose. La ricerca sviluppata in 499 pagine ha come titolo “L’incerta fede - Un’indagine quanti-qualitativa in Italia” e potrebbe diventare una pietra miliare, simile a quello costituito finora dall’indagine sulla Religiosità in Italia svolta con analoga cura circa 25 anni fa. A differenza di quella, l’opera di Cipriani non si ferma al puro dato del numero delle risposte al questionario, ma aggiunge un’articolata indagine qualitativa attraverso interviste dettagliate e guidate a 164 persone di età, genere, professioni, territori differenti. La parte quantitativa della ricerca (3238 questionari) è stata curata nel 2020 da Franco Garelli. Utilissima l’ampia prefazione di Enzo Pace che offre spunti sulla variazione nel modo di rapportarsi degli italiani al fenomeno religioso prodotta dal Covid, ma anche dalle altre dinamiche economiche e sociali che indicano una transizione nel credere e nell’agire della popolazione rispetto alla tradizione e alle tradizioni ereditate dal passato che vanno scolorendo.

Le ultime sette domande delle interviste per capire la qualità della religiosità che si respira nel nostro Paese “sono dedicate a verificare l’impatto del nuovo papa sulla popolazione presente in Italia e chiedono rispettivamente di giudicare la presenza e l’azione di papa Francesco, di dire se si è stati spinti dalla sua presenza a riavvicinarsi alla fede religiosa o ad aumentare il proprio impegno religioso, di valutare l’apertura del papa gesuita nei confronti di alcune categorie che sino ad ora la Chiesa definiva come irregolari (come ad esempio i divorziati e gli omosessuali), di giudicare l’impegno di papa Francesco nei confronti degli immigrati, di esprimersi sul fatto che Bergoglio sia un pontefice più attento alle questioni sociali che a quelle spirituali e di fornire un’opinione in merito all’azione ed alle idee del papa argentino, considerate motivo di sconcerto e divisione all’interno della Chiesa cattolica”. Il giudizio che ne viene fuori non è omogeneo, a volte anzi contraddittorio, ma certamente indicativo della scossa che Francesco ha portato nel confronto tra realtà religiosa e sentire secolare. La Chiesa cattolica con lui interessa anche coloro che non vi appartengono.

Una larga maggioranza di intervistati giudica positive la presenza e l’azione di papa Francesco, toccando l’82,6% del campione. I contrari sono il 5,4%, gli incerti il 12%. L’orientamento favorevole è quasi plebiscitario, almeno come prima risposta. Le cose si complicano se si va ad approfondire il discorso. Infatti già sull’atteggiamento del medesimo pontefice nei riguardi degli immigrati si registrano un calo del 15,9% di condivisione ed un significativo 14,3% di contrarietà, mentre il 18,9% non si esprime. Il tema degli immigrati è quello più divisivo nella valutazione dell’azione papale, poiché viene percepito non come tema propriamente cristiano, ma sociale.

I consensi per Francesco tornano a salire quando si parla di divorziati e omosessuali, nei cui riguardi viene apprezzata l’apertura propugnata dall’attuale papa. In effetti il tasso positivo giunge all’80,6%. I dati che emergono su Francesco se letti alla luce della prefazione del sociologo Enzo Pace sollevano un dubbio sulla qualità dell’interesse e la conoscenza della questione religiosa in un mondo dove anche la fede rischia di essere percepita come un prodotto disponibile sul mercato come ogni altra merce.

Ma la ricorrenza dell’elezione di papa Francesco viene salutata da una lettera aperta e inattesa al pontefice a firma di una donna argentina, Maria Lia Zervino, a nome dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC) e la Associazione di Vergini Consacrate Servidoras di cui è presidente. L’Umofc raccoglie laiche impegnate – come nell’Azione Cattolica – nei vari Paesi del mondo a vivere la spiritualità cristiana. “Le confesso – conclude la lettera - che ogni mattina quando mi alzo mi domando: con che cosa ci sorprenderà oggi il Papa? Grazie per aver aperto nuove vie alla Chiesa. E ringrazio la Divina Provvidenza per questo e molte altre cose che abbiamo ricevuto grazie a lei in questi primi otto anni di pontificato”.

Il passo più interessante è un sogno che la signora Zervini vorrebbe fare insieme al papa: “Che lei, durante il suo pontificato, inauguri, accanto al sinodo dei vescovi, anche un altro sinodo: il sinodo del Popolo di Dio, con una rappresentazione proporzionale di clero, consacrati e consacrate e laici e laiche”. Non festeggeremo più solamente perché una donna voti per la prima volta, ma perché moltissime laiche preparate, in comunione con tutti gli altri membri del suddetto sinodo, - spiega la presidente Umofc - avranno dato il loro apporto e il loro voto che contribuirà alle conclusioni che saranno depositate nelle sue mani. Probabilmente, Santo Padre, lei ha già questa “carta nel suo mazzo” per mettere in pratica la sinodalità e aspetta il momento opportuno per metterla in gioco”. Per il momento la signora assicura a Francesco l’impegno “insieme a milioni di donne cattoliche, a riflettere più profondamente sui suoi insegnamenti per metterli in pratica”. 

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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