Forza Italia può far rinascere il centro? La metamorfosi di un partito che può scardinare il bipolarismo
In Italia c’è un partito che sta mutando o comunque sta facendo valere le proprie ragioni. Batte cassa ma sui contenuti, non esclude accordi con l’opposizione sui diritti. In sintesi si candida a diventare un grande contenitore liberal-popolare. Va da sé, stiamo parlando del partito fondato da Silvio Berlusconi, oggi guidato da Antonio Tajani. Il post elezioni europee è stato un crescendo per gli azzurri. Quasi ogni giorno un distinguo. Dalle carceri allo ius scholae, da Ursula von der Leyen alle politiche economiche. Come finirà? Si consumerà una rottura? Troppo presto per dirlo ma i segnali vanno in questa direzione pur essendo smentiti da tutte le parti. Il refrain è: “La storia del centrodestra parla chiaro: dal 1994 siamo un blocco monolitico”. E ancora: “Rompere per andare dove…”. Dibattito aperto: dentro e fuori il palazzo.
«Non sta succedendo assolutamente nulla» minimizza Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, volto televisivo della compagine guidata da Antonio Tajani. E ancora: «Stiamo ribadendo le nostre idee che portiamo avanti da tantissimo tempo a questa parte, non ultima la proposta dello ius scholae, che a veder bene è datata tre anni fa e veniva proprio da Berlusconi» insiste Nevi dalle colonne di Repubblica.
In realtà, tante cose sono successe nelle ultime settimane. Basta passare in rassegna le cronache politiche del mese di luglio e di agosto. Gli azzurri di Tajani hanno assunto una postura diversa da partito centrista tout court, approfittando del risultato delle europee e delle trattative per la riconferma di Ursula von der Leyen. «Meloni - dice un azzurro molto influente - è tornata a fare la destra e per noi si è aperto uno spazio assai grande al centro». Vero, verissimo, che fin qui tutti i tentativi di centrismo sono stati velleitari. Basta vedere cosa è successo al duo Renzi-Calenda. Il primo ormai riammesso nel centrosinistra, il secondo forse costretto a farlo a breve. Ma ora sembra essere mutato il contesto. Lo spazio al centro c’è ed è enorme. Diversi osservatori ritengono che Forza Italia oggi possa intercettare un bacino elettorale attorno al 20%. Un potenziale consenso che gli potrebbe consentire di ritornare a primeggiare nella coalizione di centrodestra.
E così lo scenario attuale - Salvini in scia di Vannacci e Meloni in modalità destra-destra ad evocare complotti giudiziari - ha portato Tajani e il suo partito a cambiare strategia. Fedele al governo ma rimarcando la postura liberal-popolare di Forza Italia. Ius scholae sia, senza farsi soffocare dal ruolo di gregario della coalizione. Puntando sui diritti, per acquisire un peso anche all’infuori della coalizione; marcando una identità autonoma, e battagliando su temi identitari della storia degli azzurri come la giustizia. Tajani e i suoi non intendono recedere da queste posizioni. Ne va della vita del partito che a poco più di un anno dalla scomparsa di Silvio Berlusconi non solo ha tenuto ma ha avuto un upgrade di consensi nell’ultimo anno. Raccontano che il vertice a tre - Meloni e Salvini insieme in Puglia - collegati telefonicamente con Tajani non sia stato risolutorio. E che i tre leader si siano dati dieci giorni di tregua. Prossimo summit a fine mese prima dell’inizio dei lavori parlamentari. Raccontano che diversi parlamentari di Fd’I si siano lamentati con la premier dell’atteggiamento di Forza Italia: «Ma cosa vogliono fare? Vogliono per davvero fare come Fini?».
Fini, ultimo leader di alleanza Nazionale, ai tempi del Popolo della Libertà, si rese famoso con il «che fai, mi cacci?» rivolto al Cavaliere. Non siamo arrivati a questo punto. Ma è evidente che oggi ci sia un distacco fisiologico tra le truppe tajaniane e quelle di Meloni e di Salvini. È come se vivessero sotto la stessa casa ma da separati. Poi è chiaro che le dichiarazioni ufficiali vanno tutte in altra direzione: «Non abbiamo chiesto di fermare l'azione di governo per parlare di Ius scholae - osserva il solito Nevi - Noi siamo per andare avanti sul programma, ma se dovesse arrivare una mozione del Pd sull'argomento penso che ne possiamo discutere all'interno del centrodestra e in Parlamento. Come ha detto Zaia, su alcuni argomenti, anche se fuori da accordi di governo, possiamo essere liberi da vincoli, specie sui diritti».
Ma c’è di più: c’è un attivismo azzurro che porta a una serrata campagna acquisti. Gli spaesati nei palazzi della politica sono diversi e tra questi c’è chi guarda alla forza tranquilla di Forza Italia. In tanti ieri sono rimasti colpiti dall’intervista di Mariastella Gelmini al Giornale, perché «sembrava parlasse già da dirigente di Forza Italia» ma in realtà ha ancora la casacca calendiana di Azione. Allo stesso tempo c’è un drappello di parlamentari di Azione che vorrebbe approdare in Forza Italia. E piccolo particolare: ci sono anche alcuni meloniani attratti dal nuovo corso azzurro.
Non è dato sapere se succederà nel giro di poche settimane. Di sicuro potrebbe succedere entro l’anno. D’altro canto, l’autunno per la maggioranza sarà più caldo del solito. La manovra finanziaria non sarà un passaggio facile, così come non lo saranno le elezioni in Umbria, Emilia Romagna e Liguria. In tanti scommettono su un 3 a 0 per il centrosinistra. Un risultato che potrebbe indebolire l’asse Meloni-Salvini e ancor più rafforzare i centristi di Forza Italia. E così sarebbe compiuto un’ulteriore passo verso la metamorfosi. Rottura o no, tutte le spie vanno in questa direzione.