[La storia] Ecco i gilet gialli italiani: al via le grandi manovre per una grande protesta di piazza a gennaio
Analogamente a quello francese il movimento si sta organizzando sui social e punta a bloccare il Paese se non saranno accolte una serie di rivendicazioni, che vanno ben oltre le accise sulla benzina
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Anche in Italia spuntano i gilet gialli. Analogamente a quello francese il movimento nostrano nasce su Facebook dove da qualche giorno è attiva la pagina del Coordinamento Nazionale Gilet Gialli Italia. Un rapido sguardo ai post fa capire che analogamente a quelle dei cugini transalpini le intenzioni sono molto bellicose.
In piazza a gennaio
L’obiettivo dei gilet gialli italiani è stato annunciato in un post del 2 dicembre: essere pronti a scendere in piazza a gennaio. “Usiamo il mese di dicembre – si legge ancora nel messaggio su Facebook – per crescere, per organizzarci, per creare dei coordinamenti in tutte le regioni. Vediamo come andrà la manovra e se il governo manterrà le promesse, vediamo se l’Europa i poteri forti e le lobby continueranno a voler bloccare il cambiamento. Se le tasse non diminuiranno, se la burocrazia non diminuirà, se l’Europa continuerà con i diktat e l’austerity allora a Gennaio dobbiamo essere pronti a bloccare tutto. Non pensate che resteremo a casa dietro ad una tastiera, se le cose non cambieranno scenderemo in piazza e saremo tantissimi”.
A Taranto il primo corteo
In realtà però qualcuno ha anticipato i tempi e a Taranto è già andata in scena il primo corteo pacifico dei gilet gialli italiani. “Aver aggregato un centinaio di manifestanti è stato un primo passo significativo per sensibilizzare il governo e il Parlamento sulla riduzione del prezzo dei carburanti” ha spiegato l’organizzatore dell’evento, Massimiliano Stellato.
La lista delle richieste
Ma a differenza dei gilet gialli francesi quelli italiani non protestano solo per il caro benzina come spiegato in un post del 29 novembre in cui è stata illustrata una lunga serie di rivendicazioni. “Nei programmi di 5 Stelle e Lega – è spiegato – sono presenti tutte le nostre richieste. È presente la diminuzione delle accise sulla benzina. È presente la flat tax al 15%. È presente il saldo e stralcio delle cartelle. È presente l’uscita dalla Bolkestein. E sempre questo governo ha promesso la revoca immediata delle concessioni autostradali e noi aggiungiamo che deve esserci anche una riduzione del costo dei pedaggi”.
Non ci sono sconti per nessuno
Tuttavia sempre nello stesso post il Coordinamento precisa che “non si fanno sconti a nessuno”. “Sono passati 6 mesi e molti decreti. In questi giorni si stanno discutendo il decreto fiscale e la legge di Bilancio ma queste promesse e i punti da noi richiesti che fine hanno fatto? Teniamoci pronti e organizziamoci perché se nessuna di queste promesse verrà mantenuta presto scenderemo in piazza per far sentire la nostra voce”.
L'ostilità verso l'Europa
La vicinanza dei gilet gialli italiani con le posizioni politiche della Lega e del M5s è confermata anche in altri post. A spiccare è in particolar modo l’avversione verso l’Europa che viene presa di mira in un post del 29 novembre. “A cosa serve andare a votare se poi i burocrati di Bruxelles non votati da nessuno vogliono imporci le loro politiche di austerity? Sempre più italiani si stanno stufando di questa Europa che a colpi di austerity ci sta ammazzando”. L’insofferenza verso Bruxelles è confermata dall’uso dell’hashtag #Italexit affianco a quello #GiletGialli e dal post provocatorio del 29 novembre: “Sareste d’accordo a promuovere in Italia un referendum consultivo per l’uscita dell’Italia dall’Europa?”.
La rabbia contro le tasse
Altro bersaglio frequente sono le tasse come emerge da un messaggio del 30 novembre. “In Francia e ora anche in Belgio manifestano per il caro vita, l’austerity, e le tantissime tasse che li stanno uccidendo. E in Italia? In Italia siamo ancora più tassati di loro. Prendiamo ad esempio la benzina, in Italia è più cara che in Francia e in Belgio”.
I due fondatori del movimento
L’identità politica dei gilet gialli italiani è dunque abbastanza chiara da subito: sintonia con il governo gialloverde, forte avversione alle tasse e all’Europa e tanta voglia di scendere in piazza, come i cugini francesi, a partire da gennaio. Ma chi c’è dietro? Chi sono i fondatori del Coordinamento? Secondo quanto rivelato dal Sole 24 Ore i promotori dell’iniziativa sono due: il sindacalista Giancarlo Nardozzi, già presidente del Gruppo organizzato indipendenti ambulanti (Goia) di Torino e Ivan Della Valle, ex attivista No Tav e già deputato torinese del M5s nella scorsa legislatura, prima di essere stato espulso a causa delle mancate restituzioni delle indennità parlamentari.
Le differenze con i gilet gialli francesi
Questa è dunque la prima grande differenza tra i nostri gilet gialli e quelli francesi. Oltralpe è un movimento spontaneo senza leader qui da noi c’è già la regia di due capi. Sarà la sola distinzione? Difficile fare previsioni ma se guardiamo alla storia dei movimenti di protesta francesi e italiani non è difficile pronosticare che da noi è molto probabile che il tutto si concluderà con una bolla di sapone. Per il momento i numeri dei gilet gialli sono ancora modesti (le iscrizioni alla pagina sono ancora di poco superiori a 5600) e l’esperienza recente del movimento dei Forconi (nel biennio 2012, 2013) dimostra che nel nostro Paese le iniziative di piazza hanno il fiato corto. La “Marcia su Roma” organizzata nel dicembre 2013 si concluse con un sonoro flop e diede il via al tramonto dell'esperienza.