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[Il retroscena] Dopo la fiammata iniziale Di Maio si è già spento: da un mese non prende più ex grillini

La forza attrattiva di Insieme per il futuro si è immediatamente interrotta

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
[Il retroscena] Dopo la fiammata iniziale Di Maio si è già spento: da un mese non prende più ex grillini
Foto Ansa

Stavolta, le vacanze dei parlamentari sono iniziate sul serio e, al netto delle sedute che verranno convocate per l’annuncio della presentazione dei decreti legge, il rientro sui banchi è già fissato a ridosso di quello per il ritorno a scuola: il 6 settembre alle 16,30 e 13 settembre alle 9,30, rispettivamente per il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati, con i senatori che, in modo inedito, precederanno i deputati.

Intendiamoci, sedute d’agosto non sono impossibili, né rare, è semplicemente l’articolo 77 della Costituzione della Repubblica Italiana, secondo comma: “Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni”.

Certo, nella scorsa legislatura capitò che l’allora presidente di Montecitorio Laura Boldrini raccontasse la cosa come un evento straordinario, in una narrazione tesa a dire che “La Camera era pronta a lavorare anche a Ferragosto”. Ma sempre di Costituzione si trattava. Nè più, né meno. A prova di narrazioni.

Ad esempio, a Palazzo Madama proprio mercoledì è andata in scena una di queste mini sedute, quattro minuti netti, dalle 15,35 alle 15,39 con gli unici interventi della presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, che per l’appunto ha annunciato il decreto, e del segretario di presidenza Francesco Laforgia, di Liberi e Uguali, che ha letto il processo verbale della seduta precedente.

Eppure, anche in questo andamento a bassissima intensità, in cui le Camere sono sciolte, ma possono riunirsi per adempimenti particolari, con tanti deputati e senatori che fanno gli interventi di fine seduta premettendo “forse è l’ultima volta che parlo in quest’aula” e in qualche caso è pure la prima, la mobilità e i flussi parlamentari non si fermano. Anzi.
In questi giorni, quindi assistiamo anche agli ultimi cambi di gruppo e, come al solito, al centro di tutto ci sono gli addii al mondo pentastellato, che ha visto per la prima volta nella storia della Repubblica il maggior gruppo della legislatura perdere più di metà degli eletti.

Gli ultimi casi, annunciati martedì alla Camera dal vicepresidente di turno Fabio Rampelli, esponente di Fratelli d’Italia, sempre sotto l’ormai tradizionale titolino “Modifica nella costituzione di gruppi parlamentari” sono due: “Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 agosto 2022, la deputata Federica Dieni, già iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Italia Viva-Italia C'è. La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data 9 agosto 2022, ha comunicato di aver accolto la richiesta. Comunico altresì che, con lettera pervenuta in data 9 agosto 2022, la deputata Sabrina De Carlo, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta”.

E qui ci sono due storie da raccontare nella storia: da un lato, la capacità attrattiva di Matteo Renzi e di Italia Viva per gli ex del MoVimento di cui Federica Dieni è solo l’ultimo caso (a fronte di un solo addio di ex pentastellati diventati renziani, quello della senatrice Gelsomina Vono), e va a far compagnia ad altri ex del MoVimento come l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti sulle liste, alla senatrice sarda Elvira Lucia Evangelista, e ai deputati Catello Vitiello, Flora Frate, Bernardo Marino, Francesca Troiano e Maria Soave Alemanno, tutti attratti da Renzi e dai suoi, bravissimi a farsi amare e apprezzare anche da parlamentari che inizialmente li contrastavano nella campagna elettorale 2018, oggettivamente un altro mondo.

E, già che ci siamo, per completare il quadro del Terzo Polo Carlo Calenda ha un solo due ex pentastellati nei gruppi, Nunzio Angiola e Giorgio Trizzino, e ne ha persi, senza dolore particolare, due per strada, Gregorio De Falco, rimasto “azionista” solo un paio di mesi, e Flora Frate, che comunque è uscita dal gruppo dalla porta calendiana per tornare dalla finestra renziana.

In più all’Europarlamento, nel gruppo Renew Europe, richiamato espressamente sul simbolo di Azione e Italia Viva, oltre al calendiano, anzi calendianissimo Carlo Calenda, al renziano eletto in Italia Nicola Danti e al macronian-renziano eletto in Francia nella lista Renaissance Sandro Gozi, si è aggiunto anche l’ex pentastellato Marco Zullo.

Ma l’altra notizia – oltre a questo irresistibile fascino del Terzo Polo sugli ex pentastellati - è ancora più grossa. È cioè che, dopo i primi 63 arrivi tutti insieme- cinquantuno deputati e dieci senatori e due eurodeputate - raggiunti nei giorni successivi da tre deputati, l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, l’ex vicedirettore del Tg5 Emilio Carelli e Francesco Berti e dalla senatrice Cinzia Leone, la forza attrattiva di Insieme per il futuro è di Luigi Di Maio si è immediatamente interrotta.

Cioè ancora in tanti hanno lasciato il MoVimento, ma nessuno in direzione di Giggino. E questo è, se possibile, ancora più duro dell’addio immediato di un senatore, Emiliano Fenu, prima ancora che venisse annunciata la sua adesione ai gruppi dimaiani (e quindi, nei fatti, è come se non fosse mai avvenuta tecnicamente) e di una deputata, Vita Martinciglio, che è tornata indietro al MoVimento dopo un giorno.

Però, per l’appunto, dopo la fiammata iniziale e soprattutto dopo la crisi del governo Draghi, è praticamente da un mese che nessun pentastellato va con Di Maio.

Eppure, dal giorno dell’ultimo arrivo in Insieme per il futuro, quello della senatrice Leone, il 14 luglio, addii al MoVimento ce ne sono stati tanti altri, tutti alla Camera, Maria Soave Alemanno, Alessandra Carbonaro, Niccolò Invidia, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà, l’ex capogruppo Davide Crippa, Maurizio Cattoi, Federica Dieni e Sabrina De Carlo. Eppure, nessuno degli otto è andato con Di Maio.

E’ come se l’alleanza con Bruno Tabacci, il Centro democratico come garante del futuro degli ex pentastellati, e addirittura il Pd come cappello di tutto questo, abbia completamente bruciato il programma di Di Maio, dopo la splendida abiura: “Non è vero che uno vale uno, uno non vale l’altro “, e soprattutto la sua capacità nei confronti dei suoi ex compagni di strada pentastellati. Questo per quanto riguarda i movimenti parlamentari. La seconda parte della frase la completeranno gli elettori.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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