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[Il retroscena] Di Maio ad un bivio, Grillo e Di Battista pronti a sfiduciarlo

Il via libera del governo alla Tav sancirebbe la frattura del Capo politico con gli altri big storici del Movimento

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Di Maio alle corde, Grillo e Di Battista pronti a sfiduciarlo pubblicamente
Luigi Di Maio, capo politico del M5s, ministro dello Sviluppo e del Lavoro e Vicepremier del governo Conte

Il capo politico del M5s, Luigi Di Maio, sta attraversando il peggior momento della sua breve stagione politica. La cocente sconfitta dei Cinquestelle in Abruzzo e Sardegna ha certificato che il vento ha fatto il suo giro ed ora soffia contro. La luna di miele con gli elettori è roba che appartiene al passato. E sul tappeto ci sono altre mine che potrebbero mandare a picco la sua leadership politica. La più grande e pericolosa ha un nome preciso: TAV. Secondo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano La Stampa un eventuale cedimento alla Lega su questo fronte potrebbe far scoppiare la resa dei conti dentro il Movimento: Alessandro Di Battista e Beppe Grillo sarebbero pronti a sfiduciarlo pubblicamente.  

La tentazione del vicepremier 

Secondo quanto svelato dal quotidiano torinese sia Di Battista che Grillo avrebbero già comunicato le loro intenzioni al Capo politico che sarebbe fortemente tentato di dare il via libera alla TAV, seppure nella versione low cost proposta da Salvini. Dietro la tentazione di Di Maio ci sarebbero motivi puramente pragmatici: il no alla TAV farebbe perdere voti al M5s nelle regioni del Nord. Sarebbe dunque un modo per contenere l’emorragia di consenso. Il ragionamento che però fanno Di Battista e Grillo è esattamente opposto. Il via libera all’infrastruttura potrebbe essere un colpo mortale perché la cancellazione dell'alta velocità tra Torino e Lione è una delle battaglie storiche ed identitarie del Movimento. Probabilmente la più importante in assoluto. 

Beppe Grillo e Alessandro Di Battista potrebbero tornare ad essere front man del Movimento dopo un lungo periodo passato nelle retrovie

La metamorfosi del M5s 

Conquistato il potere i Cinquestelle hanno già voltato le spalle a molti dei principi fondanti, ultimo in ordine temporale il limite dei due mandati. L’ennesima giravolta sarebbe un boccone troppo amaro da masticare per lo zoccolo duro grillino. Non è un caso infatti che anche un altro big del partito, il presidente della Camera Roberto Fico, ha fatto della opposizione alla TAV una delle sue battaglie principali.

Il pressing di Lega e imprenditori 

La situazione è ingarbugliata. Di Maio vorrebbe prendere tempo e rinviare la decisione ma la strada non è semplice perché al pressing dell’alleato leghista si è aggiunto anche quello del mondo imprenditoriale sempre più preoccupato per il rallentamento dell’economia. Anche tra gli economisti è diffusa la convinzione che per far ripartire la crescita sia necessario sbloccare al più presto gli investimenti infrastrutturali. Posizione sostenuta anche dal ministro dell’Economia Tria.

La exit strategy di Di Maio 

L’unica opzione in mano a Di Maio per uscire dallo stallo potrebbe essere il ricorso al voto online dei militanti sulla piattaforma Rousseau, così come fatto con la negazione dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini sul caso Diciotti, che ha rinnegato un altro principio "sacro" sbandierato per anni dai Cinquestelle. Lasciando la decisione in mano alla base il Capo politico eviterebbe la frattura con Grillo e gli altri big del partito ma inevitabilmente direbbe addio al sogno (suo e di Davide Casaleggio) di trasformare i Cinquestelle in una vera forza di governo. Il no alla TAV certificherebbe la natura anti sistema del Movimento e probabilmente lo condannerebbe al suo ruolo più naturale: quello di essere una forza di opposizione.

Da quando la guida del Movimento è passata nelle mani di Davide Casaleggio e Luigi Di Maio i Cinquestelle hanno mutato rapidamente pelle. Molte delle battaglie e dei valori delle origini (sotto la guida di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo) sono stati abbandonati in nome della realpolitik ma ora i conflitti con lo zoccolo duro rischiano di esplodere
Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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