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Conte incassa la vittoria, teme la scissione ma sfida il Pd: “E adesso vediamo chi è più progressista”

Oggi sarà a Bruxelles per fare una conferenza stampa contro le spese militari delle Ue. Gli avvenimenti a Grillo: “Chi ci attacca pagherà tutto, anche i costi legali delle liti temerarie”. Ma il comico è convinto di avere la proprietà del simbolo. Per l’ex leader inizia la contesa per la leadership del centrosinistra

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Conte incassa la vittoria, teme la scissione ma sfida il Pd: “E adesso vediamo chi è più progressista”
Giuseppe Conte (foto Ansa)

Sistemato Grillo e quello che ne rimane, Giuseppe Conte ora accelera. Per definire se stesso e il suo partito progressista che però non vuole essere sistemato nè a destra nè a sinistra. Impresa che non sarà facile. “Domani (oggi, ndr) sarò a Bruxelles dove faremo una conferenza stampa contro la proposta della Commissione di finanziare un nuovo piano di riarmo. Bene, noi siamo più radicali di sempre, abbiamo messo a fuoco i nostri principi e domani sarà la prima nostra battaglia: un appello per dire no al piano di riarmo in Ue che prevede l'acquisto di nuove armi, e affinché quei soldi vengano usati per salvare le filiere produttive. E quindi evitare che i costi della transizione energetica si abbattano sulle fasce più deboli della popolazione. Su questo - ha aggiunto - vedremo chi è progressista e chi non lo è. Chi lo è a chiacchiere e chi lo è nei fatti”.

Il solito Conte populista, condottiero delle battaglie facili ma impossibili, scollegate dalla realtà come se non sapesse che l’alleanza atlantica è per l’Italia un fondamentale non discutibile, che un adeguato sistema di difesa è il presupposto per la pace, che la stessa difesa è una filiera produttiva e importantissima per la stessa Italia. Facile far politica così, senza la responsabilità dei conti pubblici e del posizionamento internazionale. Sarebbe più onesto dire: Italia fuori dalla Nato. Ma questo Conte non lo farà mai. Va a fare le battaglie contro la difesa comune che, tra l’altro, se fosse reale farebbe risparmiare decine di miliardi ai bilanci di ciascuno dei 27. 

Il Pd e quell’alleanza senza presupposti

Sarà difficile per Elly Schlein e la comunità del Pd trattare un’alleanza politica con i 5 Stelle di Conte. La base elettorale chiede di distinguersi e nel fare questo dirà più o meno no a tutto e a tutti; i vertici, a cominciare da Conte, vorranno invece ad un certo punto allearsi perchè guidare un partito tra il 5 e il 10% senza ambizioni di governo non è l’obiettivo dell’ex  premier che invece coltiva sempre da qualche parte l’idea di tornare a palazzo Chigi. In fondo, è il ragionamento che fanno anche molti analisti politici, nel centrosinistra ha governato già per quasi tre anni e quindi ha l’esperienza per essere il candidato premier di una coalizione di centrosinistra. Una strategia in due tempi: per un anno e mezzo Conte sarà nei paraggi di chiunque a destra e a sinistra per rosicchiare un po’ qua e un po’ là sui temi più disparati; una volta decisa la metà campo, che dovrebbe essere quella del centrosinistra ma chi può mai dirlo, porrà condizioni, veti e distinguo. Elly Schlein ha un bel rebus per le mani. Fratoianni e Bonelli pure perchè anche la loro leadership in Avs è a rischio. Ieri, dopo la chiusura della votazione bis per lo Statuto e la vittoria schiacciante anche nel quorum, per Conte è stata la giornata della vittoria e dell’addio per sempre a Grillo.

Il videomessaggio 

Nella comunicazione sociale tramite video, dunque senza contraddittorio, si è preoccupato di  tenere unita la comunità pentastellata e di avvertire Beppe Grillo sui rischi di un’azione legale. La base ha confermato la cancellazione del ruolo del garante. E il leader ha invitato tutti a “guardare avanti, quel che è stato è stato”. Conte prova a serrare le fila con un appello alla coesione: “Il M5s è la casa democratica di tutti”. Anche di chi si è astenuto, e di chi, con il suo voto, si è schierato dalla parte del fondatore. Una fetta non trascurabile di iscritti, a cui il presidente tende la mano: “Non è più l'epoca delle cacciate e delle espulsioni”. Guardando al futuro, però, i toni si fanno più muscolari. Danilo Toninelli, qualche ora prima della diretta social del leader (ore 17) conferma i sospetti: “Grillo impugnerà il simbolo e lo farà diventare suo con un’azione legale”. Conte, lato suo, avverte: “Chi si azzarda a intralciare il M5s troverà una solida barriera legale, pagherà gli avvocati, anche i nostri, la lite temeraria, e pure i danni”. Dopo mesi di conflitto aperto sulla Costituente, tutto lascia presagire che la battaglia si sposterà in tribunale. Con Grillo pronto alla sfida da lui stesso adombrata. Il suo entourage è convinto che “andrà avanti.  “Il simbolo è di sua proprietà al 100%” dice convinto Toninelli.

I fronti legali

La battaglia sul contrassegno potrebbe non essere l'unico fronte della guerra legale. Dall’inner circle grillino si moltiplicano gli attacchi diretti alla procedure di voto e alle modalità della Costituente, a partire dalla cancellazione degli iscritti della scorsa estate. “Grillo è sempre stato imprevedibile e lo sarà ancora”  avvisa chi lo conosce bene e ben sapendo che il comico ha invece interpretato  a modo suo l’ultima scena del Truman Show: “Caso mai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte”. Ma è anche vero che dal funerale dei 5 Stelle, dieci giorni fa disse che “non è finita qui, la materia umana originale di cui è fatto il Movimento è compostabile e genera sempre altro. Che sarà bellissimo”.

Conte non lascia cadere la questione. “Falsità e calunnie, tutto è stato trasparente” ha spiegato. Sulla cancellazione degli iscritti ha chiarito che “è stata rispettata una clausola statutaria” per cui chi non era attivo da due anni è stato cancellato.  Sulla piattaforma di voto Skyvote, lancia una frecciata a Roberto Casaleggio: “E’gestita da terzi, non come Rousseau”. Poi l’affondo: “Chi rimesta nel torbido o fa un’ azione in giudizio, la pagherà.  Io ho l'onore di questa comunità e la difenderò con le unghie e con i denti”. In generale, “posso assicurare che abbiamo adottato tutte le cautele del caso, studiato tutte le conseguenze e non abbiamo nessun timore”.

Chi si aspettava un discorso politico, è rimasto forse un po’ deluso. Il tema principale del video è stato Grillo. C’è anche da capirlo dopo quasi due mesi di attacchi diretti e senza sconti, l’ultimo dei quali micidiale: una lettera aperta ad Elly Schlein, “cara segretaria del Pd, prenditi Conte che ti ha già regalato molti voti”. Grillo ha fatto di tutto per cacciare Conte ed evitare che l’avvocato si prendesse la sua creatura, il Movimento. Cosa che invece è puntualmente avvenuta.  “Con un team di avvocati - ha detto Conte -  abbiamo spiegato a chi ha tentato di danneggiarci che è un grave danno all’azione del M5s, e chi l'ha fatto ha pagato le conseguenze”.  Conte è deluso per gli attacchi velenosi e per il sabotaggio della Costituente. Ricorda “l'aut aut” del fondatore e spiega: alla “logica del caminetto, ho preferito la comunità”. Sistemato Grillo, Conte si è poi rivolto agli iscritti, a cominciare dagli “ottomila appena arrivati”, e ha suonato la carica: “Il M5s non scimmiotterà gli altri partiti, cambiamo il Paese”.

Temi e programma

La sfida del rilancio passa dalle proposte della Costituente. Etica pubblica, “contro i signori delle tessere”, l’appello “contro il riarmo in Ue”.  C’è la sfida ai  Dem su chi è più progressista. La sfida è anche evitare scissioni e fuoriuscite. Tra i grillini, si fa largo una convinzione: “Siamo pochi, ma ci stiamo coagulando”". Le chat sono infuocate, il futuro resta incerto. C’è chi parla di liste alle amministrative, chi di associazioni, chi di fondazioni. “Domani, o magari dopodomani, nascerà qualcosa di nuovo, aspettiamo l'azione legale di Beppe” dice  Toninelli. Consapevole che per “qualcosa di nuovo” che non potrà mai essere come l’originale, servono tempo, soldi, passione. Merce molto rara, soprattutto le ultime due.  Ma la scissione resta l’incubo di Conte. La mossa che gli può fare più male in assoluto.  Il suo progetto ha senso se mantiene un gradimento intorno al 10%.  Se scende e si assesta al 5 % i suoi piani egemonici sono destinati a  sciogliersi come neve al sole.

 

 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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