[Il retroscena] Cacciare i clandestini e chiudere i campi rom. Ecco il programma di Salvini ministro dell’Interno
Tra gli obiettivi anche riaprire i vecchi Cie dove trattenere chi deve essere espulso, videocamere sulle divise delle forze dell'ordine. Ma sono solo e ancora una volta enunciazioni. Come in un talk show in TV. In Transatlantico girano le prime bozze con le squadre di governo. Ma nulla si sa ancora del premier. Il segretario della Lega è sempre nella casella Viminale. Pochissime le donne nelle squadre di governo
Si armerà di ruspa e farà finalmente quello che ha sempre promesso: caccerà 500 mila immigrati clandestini, chiuderà per sempre i campi rom, armerà gli italiani perché la difesa "è sempre legittima", piazzerà telecamere sulle divise degli agenti e nelle varie caserme, libererà 48 mila alloggi occupati da persone e famiglie che non ne avrebbero diritto. Certezza della pena e giustizia rapida ed efficiente e via di questo passo. Il premier ancora non c'è ma tra le bozze di governo che girano per il Transatlantico, in un modo o nell'altro Matteo Salvini sarà il prossimo ministro dell'Interno. Sempre che Mattarella lo ritenga idoneo alla funzione e scommetta sul fatto che la ruspa in fondo è solo un modo di dire. I capitoli "Immigrazione, rimpatri e stop al business" (n.12) e "Sicurezza, legalità e forze dell'ordine" (n.21) sono i due rimasti in rosso fino a ieri perché necessari di essere rivisti dai due capi politici poiché la distanza tra le posizioni era ancora troppo grande. Nella versione del programma licenziata ieri, "17 Maggio ore 11", le parti in rosso sembrano scomparse e il risultato è qualcosa che complicherà il sonno al presidente Mattarella.
Tornano i Cie, uno in ogni regione
L'immigrazione, cuore della campagna elettorale leghista, occupa una pagina e mezzo delle 39 impegnate dal "Contratto per il governo del Cambiamento". Diciamo subito che la campagna elettorale sembra non essere finita perché siamo sempre e solo agli annunci e non si spiega come saranno eseguite certe operazioni, come i rimpatri e gli sgomberi delle case. "La questione migratoria risulta insostenibile per l'Italia visti i costi da sopportare e il business connesso": inizia così il capitolo in questione, facendo piazza pulita di ogni altro aspetto critico di questa difficile emergenza. Uno su tutti: come gestire i flussi migratori in arrivo che non sarà certo Salvini al Viminale a poter fermare. Il prossimo ministro dell'Interno, aiutato dal suo governo, è convinto di "dover ricoprire un ruolo determinante ai tavoli dei negoziati europei in merito alle politiche di asilo e di immigrazione". L'obiettivo è "la riduzione della pressione dei flussi alle frontiere esterne e del conseguente traffico di esseri umani". Che è esattamente quello che sta facendo da oltre un anno il governo Gentiloni e il ministro Minniti. "Una politica dei rimpatri risulta indifferibile è prioritaria" vista la presenza in Italia di circa 500 mila irregolari. Il ministro Salvini non inventa nulla di nuovo e, alla fine, la soluzione è la riapertura dei Cie in ogni regione dove mettere gli irregolari trovati in giro per strada con la possibilità di trattenere le persone fino a diciotto mesi. I CIE sono già stati attivi in Italia, negli anni dei governi di destra e sono già stati chiusi su disposizione dell'Europa perché definiti carceri illegali. Il ministro Minniti ha riprovato ad aprire centri più piccoli dove trattenere chi deve essere espulso. Uno in ogni regione, appunto. Ma non li vuole nessuno, soprattutto al nord, perché i Cie diventano calamite di guai e degrado.
Superare Dublino e i trattati nel Mediterraneo
Il contratto è una lista di cose da fare senza dire mai come. Ad esempio si legge di "superare il Regolamento di Dublino", quello che impone allo straniero di restare nel paese dove ha richiesto il permesso di soggiorno, cioè l'Italia per tutti coloro che arrivano dall'Africa e dalla Libia. Merita ricordare che pochi mesi fa il parlamento europeo ha votato per superare Dublino ma Lega e Cinque Stelle hanno votato contro. Via anche "le clausole" che prevedono di far attraccare nei porti italiani le navi, anche straniere, che salvano vite nel Mediterraneo. Ancora una volta i contraenti non si accorgono che i trattati sono stati rivisti da pochi mesi proprio sotto quel punto di vista.
Limitare i permessi ed espulsioni immediate
Un altro punto del Programma prevede la "riduzione dei tempi per il rilascio dello status di rifugiato" ma non si legge nulla circa le altre due tipologie di protezione che abbiamo in Italia: quella sussidiaria e quella umanitaria che riguardano il 30 per cento circa dei permessi rilasciati. Lo status di rifugiati riguarda non più del 6-7 per cento degli sbarchi. Il "ministro" Salvini prevede anche una "necessaria revisione della vigente normativa in materia di ricongiungimenti familiari". E la "previsione di specifiche fattispecie di reato che comportino, qualora commessi da richiedenti asilo, il loro immediato allontanamento dal territorio nazionale". In pratica, chi delinque deve essere rimpatriato. Ancora una volta non si dice come: se il paese di origine non accetta o non riconosce il suo cittadino, perché dovrebbe riprenderlo indietro? Possiamo dire che tutto il piano per ridurre l'impatto dell'immigrazione non affronta i due temi fondamentali: come fare i rimpatri in modo veloce e sicuro; come ridurre i flussi in arrivo. Si legge che "la valutazione delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei paesi di origine o di transito". Ancora una volta è quanto sta facendo il ministro Minniti. È anche assolutamente giusto in via teorica ma non si dimostra di non avere conoscenza del fenomeno visto che sono gli stessi governi dei paesi di origine che investivano le partenze di chi cerca lavoro e soldi. Passa da qui la difficoltà di aumentare il numero degli accordi con i paesi terzi e di origine per poi poter eseguire più rapidamente i rimpatri. Siamo ancora e solo alla propaganda.
Chiudere i campi rom e la polizia dei sindaci
C'è anche questo sacrosanto principio nel programma del Governo del cambiamento. "Ad oggi - si legge - circa 40 mila rom di cui il 60 per cento minori, vivono in campi nomadi per lo più irregolari esasperando soprattutto le periferie urbane coinvolte. Sono pertanto necessarie le seguenti azioni: chiusura di tutti i campi e perdita della patria potestà se i figli non vanno a scuola". Tutto giusto, in teoria. Non si dice però come si procede allo sgombero e dove vengono messe queste persone, Era uno dei punti del programma della sindaca Raggi: in due anni non è stato chiuso neppure un campo. Non è facile. Il capitolo 21 è dedicato a "Sicurezza, legalità e forze dell'ordine". Sceriffo Salvini chiede più uomini e più mezzi, in pratica più soldi. Come tutti prima di lui alla guida del Viminale. Sulla sicurezza non si può risparmiare. Merita anche qui ricordare che fu il ministro Tremonti, governo Berlusconi, a tagliare fondi e bloccare carriere e straordinari. I governi Renzi e Gentiloni hanno iniziato a restituire. Tra gli obiettivi anche quello di mettere videocamere sulle divise degli agenti e dei carabinieri (una vecchia questione sempre rimbalzata contro il muro della privacy) e il "riordino delle polizie locali". In pratica dare più poteri ai vigili urbani per dotare i sindaci di un proprio organo di polizia.
Le squadre di governo, senza donne
Il rebus del premier crea ormai talmente tanto imbarazzo che è difficile anche per i diretti interessati parlarne. Il blocco è figlio di tante cose: la Lega pesa per il 17%, i 5 Stelle per il 32; Salvini ha comunque al suo fianco una coalizione che lo porta subito al 38% e dunque ha sempre un piano B rispetto a quello attuale; 5 Stelle sono soli e tanto di più non possono crescere. In questo stallo nello stallo, In ambienti parlamentari cominciano a girare le prime liste con l'ipotesi della squadra di governo. Nulla di ufficiale e meno che mai definitivo visto anche il numero delle sbianchettature sui fogli. Il governo avrà venti ministri. L'ipotesi più gettonata vede Luigi Di Maio premier, Matteo Salvini all'Interno e vicepremier unico, con l'economista no-euro Claudio Borghi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In un'altra con Salvini o un leghista premier, invece, Di Maio è agli Esteri (che nella prima lista vanno a Giampiero Massolo) ed è vicepremier unico mentre sottosegretario alla presidenza del consiglio è Alfonso Bonafede.
Giggino premier
Nella lista con Di Maio premier, alla Difesa è previsto l'ex Capo di Stato maggiore della Difesa, l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, alla Giustizia Alfonso Bonafede (M5S), all'Economia Giancarlo Giorgietti (Lega), allo Sviluppo Economico Laura Castelli (M5S), alle Infrastrutture e trasporti il geomorfologo Mauro Coltorti, al Welfare Pasquale Tridico (M5S), all'Istruzione il rettore dell'università degli Studi di Milano Gianluca Vago, alla Salute Giulia Grillo (M5S), ai Beni Culturali Emilio Carelli (M5S), all'Ambiente Lucia Borgonzoni (Lega), all'Agricoltura Stefano Candiani (Lega). Alla pubblica amministrazione il professore Giuseppe Conte (è stato premier per una notte) e Vincenzo Spadafora, consigliere politico di Di Maio, va agli Affari Europei, Bordonali e Centinaio (entrambi Lega) agli Affari regionali e al Turismo. Nel toto-nomi Roberto Calderoli e' ministro ai Rapporti con il Parlamento e l'ex nuotatore Domenico Fioravanti ministro dello Sport. Se la premiership dovesse andare alla Lega, all'Economia potrebbe andare un tecnico d'area M5S come Enrico Giovannini o Andrea Roventini, l'Interno resterebbe in quota Lega, all'Istruzione il preside brindisino Salvatore Giuliano (M5S). In ogni caso il numero delle donne con ruolo di governo è vicino alla zero. Anche questo non è un bene.