“C’è da parcheggiare un grande elettore": la decisione assurda del voto per il Quirinale
Positivi e sottoposti a quarantena da Covid potranno votare, ma nel parcheggio di Montecitorio, come abusivi. La comica decisione e le conseguenze politiche
La notizia è talmente assurda da essere esilarante. Dopo tanto discutere, almanaccare, lambiccare e scartabellare commi e codicilli, regolamenti e precedenti, ordinanze del Ministero della Salute e leggi dello Stato, pareri di illustri costituzionalisti e pressioni dei più svariati gruppi politici, si scopre che, per superare l’ormai vexata quaestio (come, se, perché far votare i contagiati da Covid e quarantenati all’elezione del Capo dello Stato), si è deciso, in modo salomonico, la cosa più ironica e assurda che si potesse escogitare.
Per gli elettori con il Covid seggio ‘drive in’ e una votazione molto ‘triste'
I Grandi elettori malati, quarantenati e/o sprovvisti di Green Pass (figurarsi quello Super) voteranno nel… parcheggio, in un seggio ‘drive in’. E anche se non è ancora chiaro se si tratterà di un vero drive-in, sulla falsa riga di quelli allestiti all'esterno degli ospedali o negli hub per fare i tamponi, o se più semplicemente saranno montate delle cabine (catalfalchi speciali?) o delle tende nel garage interno di Montecitorio, sarà come andare al cinema, ma separati dagli altri e senza potersi godere nulla del Grande Spettacolo che va in scena ogni elezione: passeggiate sottobraccio in Transatlantico, pissi pissi sotto le colonne di marmo, chiacchiericcio nel cortile d’onore, interviste con stampa e tv, possibilità di agganciare il leader di turno e farsi belli ai suoi occhi, scelta dell’abito più elegante da sfoggiare per la votazione, telecamere accese e riflettori puntati mentre passi nel catafalco e metti l’urna nell’insalatiera e, ovviamente, possibilità di ascoltare, e applaudire, dentro l’emiciclo, il discorso di giuramento del nuovo Capo di Stato.
Invece, come vu cumprà snobbati da tutti, e tenuti dunque alla lontana, ‘appestati’ nel lazzaretto, o come parcheggiatori abusivi napoletani, sarà… il parcheggio di via della Missione, a Roma, il 'seggio' dei Grandi elettori positivi al coronavirus o in quarantena chiamati ad esprimersi, a partire dal 24 gennaio alla Camera, per votare nel Parlamento riunito in seduta comune l'elezione del presidente della Repubblica e, dunque, per decidere dei destini del Paese per altri sette anni.
“E io il motorino dove lo metto?”. L'ironia dei ‘sani’, ovviamente, si spreca
Le ironie, ovviamente, si sprecano. Il parcheggio – per auto, motorini e bici, ma c’è anche chi, come Graziano Delrio o Gennaro Migliore si aggira con il moderno, e a la page, monopattino – è quello della Camera dei Deputati, si trova in via della Missione, è sempre pieno come un uovo (si va dalle berline, o auto blu, corazzate con autista a utilitarie cheap e scassate, passando per motorini ed ecologiche biciclette, stile Delrio) e, lì davanti, a un passo dall’ingresso secondario del Palazzo, stazionano, annoiati e scocciati, autisti e parenti, forze dell’ordine e questuanti. Un ingresso secondario e una vita ‘secondaria’, quella cui saranno costretti malati e quarantenati. Subito, preoccupati, i deputati sani si chiedono “e ora io il motorino dove lo metto?!” oppure “ma in zona parcheggi non ce ne sono! E poi, se mi rubano l’auto?!”, ma insomma qualche sacrificio, per il ‘Bene comune’, bisognerà pur farlo…
La decisione dei capigruppo e l’intervento del Colle sul presidente Fico
La richiesta di far votare i contagiati e il furbesco luogo escogitato per farli votare, come appestati, lontani dall’aula, è stata formalizzata ieri dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che si è riunita dopo il pressing avanzato dai partiti, soprattutto di centrodestra, di far partecipare al voto anche i positivi e i quarantenati (il motivo è, ovviamente, politico: il centrodestra vuole fare ‘il pieno’ dei suoi voti).
Alla riunione era presente anche il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà e, alla fine, un Fico assai recalcitrante, all’idea (non voleva ammettere deroghe di alcun tipo) si è dovuto adeguare, anche perché pare proprio che dal Colle più alto sia arrivato un fermo ‘suggerimento’ di trovare la soluzione.
La decisione di Roberto Fico e la richiesta al Governo
La proposta ‘definitiva’ del ‘drive in’ è stata, in ogni caso, lanciata ai partiti dal presidente della Camera, Roberto Fico, prima della capigruppo di ieri mattina. Ma ai capigruppo il presidente Fico ha ribadito che la presidenza interverrà, consentendo ai grandi elettori positivi di votare in un'area ad hoc, solo se ci sarà una norma del governo sugli spostamenti. Se, dunque, l'intero dossier del voto dei positivi dovesse risolversi a favore del si', allora gli eventuali grandi elettori (al momento il trend in Parlamento e' in calo) contagiati dal virus voterebbero nella struttura allestita nel garage interno di Montecitorio (l'ingresso è in via della Missione). Poi si vedrà se dentro una macchina o a piedi in una tenda con cabina. Il loro voto, garantisce la Camera, sarà contestuale a quello degli altri grandi elettori e sarà assicurata la segretezza. Inoltre, tale procedura sarebbe “coerente con le disposizioni costituzionali a presidio della libertà del parlamentare, come ad esempio l'immunità di sede, in quanto il luogo individuato per il voto dei positivi è un luogo della Camera, non esterno”.
Ferma restando, però, la necessità di una norma del Governo - è questo l'orientamento - che permetta lo spostamento a chi non possiede il Green Pass. Infatti, i Grandi elettori delle Isole che, fieri e convinti no-vax, non hanno fatto il vaccino e non hanno il Green Pass sono almeno cinque e, senza una norma ad hoc, non potranno arrivare a Roma perché, impossibilitati a raggiungere la Capitale con mezzi propri, devono poter prendere aerei e navi, che ad oggi gli sono ancora preclusi, come ha confermato la Corte costituzionale cui avevano fatto ricorso.
Il ‘parcheggio’ di via della Missione e le idee di Ceccanti e costituzionalisti
In ogni caso, la Camera ha individuato un'area nel parcheggio di via della Missione (di ‘pertinenza’ di Montecitorio) come seggio speciale per gli appestati (positivi e quarantenati). La scelta – si assicura dagli uffici del Palazzo - permette di assicurare segretezza, contestualità e sicurezza del voto ed è coerente con le disposizioni costituzionale dettate a presidio delle libertà dei parlamentari, come la libertà di sede (i parlamentari possono eleggere a domicilio provvisorio l’ufficio di Roma, oltre al proprio). Nel parcheggio allestito sotto forma di ‘drive-in elettorale’ verrebbero spediti due segretari d'aula e alcuni dei funzionari della Camera (si presuppone commessi, oltre ai verbalizzanti). E anche qui frizzi e lazzi si sprecano. “A far votare i contagiati ci vai tu, col freddo che fa!” pare abbia detto, ridacchiando, il capogruppo di LeU, Federico Fornaro, al deputato e costituzionalista dem, Stefano Ceccanti, alfiere e propugnatore, da anni, della bontà del voto a distanza, ma che fino a oggi si era visto respingere tutti gli appelli in tal senso sia ai tempi dell’esplosione del Covid che ora per l’elezione del Presidente della Repubblica e che aveva proposto – forse con minor fantasia, ma di certo con più oculatezza – di farli votare “nei piani alti, delle commissioni, o nell’aula del Senato, o in palazzi attigui a quello di Montecitorio o di aprire un vero Covid hotel”.
Proposte – poi appoggiate da diversi e illustri costituzionalisti (Francesco Clementi, Carla Bassu), ma anche da altri deputati (Riccardo Magi, Fausto Raciti, i pochi ‘smart’, peraltro) - che erano state tutte respinte, bocciate, come già lo erano state durante il periodo della buriana più forte della pandemia, perché – questa la risposta, informale, giunta dagli uffici - violavano “l’unità di spazio, di tempo e di luogo” (di aristotelica memoria) che era stata stabilita come principio inderogabile e come stella fissa. Il concetto, che la Camera, in questi anni, ha sempre ‘difeso’ era che si poteva considerare ‘estensione’ dell’aula solo i locali immediatamente contigui ad essa (Tribune e Transatlantico, non a caso chiuso per circa due anni) e nessun altro luogo fuori di essa. Un principio che, ora, viene evidentemente fatto cadere e una caduta che fa rumore. Infatti, una volta creatosi il precedente, ci si potrà appellare a questo e proporre il voto a distanza, in futuro, come peraltro il Parlamento Ue ha già più volte sperimentato su esplicito input del mai troppo compianto suo ex presidente, David Sassoli.
La pressione dei partiti e le oscillazioni del Pd
La verità è che – al netto delle pressioni del Colle – ci è voluta la pressione di tutti i partiti per ‘smuovere’ Fico e la presidenza della Camera. Dopo giorni di discussioni non senza tensioni, e di una spaccatura nella maggioranza (Lega e Forza Italia a favore e in pressing da giorni sul sì al voto per i positivi, Pd, M5s e Leu contrari), e dopo un sì pressoché unanime con il via libera a un odg di FdI e azzurri, la Camera apre al voto per il Colle a chi, tra i 1009 grandi elettori, dovesse risultare positivo. Curiosa, da questo punto di vista, la posizione del Pd. Alfiere, per anni, con Ceccanti (e non solo) di tutti i modi ‘telematici’ e ‘innovativi’ per far votare i deputati e i senatori in luoghi diversi da quelli abituali e non solo nelle due Camere di appartenenza, di fronte alla richiesta del centrodestra di far votare malati e quarantenati si è chiuso a riccio, tacitando le voci dei dissenzienti, per un motivo squisitamente politico: Letta e le due capigruppo volevano impedire al centrodestra di sfruttare il plenum dei Grandi elettori, consci che la falcidia di parlamentari malati o quarantenati colpiva più lo schieramento avverso (o i no-vax) che il loro e cercando di rendere più difficile il raggiungimento del quorum, specie quello della maggioranza assoluta, per il centrodestra. A tal punto che il Pd voleva votare ‘no’ all’odg e si sono decisi al voto favorevole solo in extremis e solo perché tutti gli altri gruppi erano favorevoli.
Inoltre, c’è anche da considerare - ed era l’altra preoccupazione di chi, come dem e pentastellati, erano contrari - l'aspetto del possibile impatto mediatico della notizia sui cittadini, con i parlamentari dipinti come i soliti ‘privilegiati’. Non a caso, ne approfitta subito Alternativa c’è (composta per lo più da ex M5s), che attacca: “Il solito schiaffo della Casta aicittadini!”. “Rischiamo l’accusa di essere i Djokovic della politica", si è sfogata Debora Serracchiani, capogruppo del Pd, chiedendo di evitare eccezioni. Ostile anche Federico Fornaro (Leu): “C’è un semplice confine: avere o meno il Green Pass. Se ce l’hai voti, se non ce l’hai, non puoi votare”. Ma sono stati rintuzzati da destra e Iv. Infatti, Marco Di Maio (Iv) ha osservato che “i cittadini anche positivi possono esercitare il loro diritto di voto, ad esempio così è stato per le suppletive di Roma”. Lollobrigida a Serracchiani: “Privilegio è tenere aperto un ristorante quando è stabilito che siano chiusi. Che i Grandi elettori votino il capo dello Stato è un dovere” (giusto). Alla fine, quindi, hanno dovuto 'cedere' anche gli ex giallorossi (Iv da giorni era schierata al fianco del centrodestra), ma mantenendo il punto sulla necessità di un intervento risolutore del governo.
Il tema degli spostamenti e la norma ad hoc che dovrà prendere il Cdm
L’altra notizia in arrivo è che, secondo le disposizioni in vigore, i positivi possono spostarsi con mezzi sanitari privati, ambulanze o aerei, anche per oltre 300 chilometri fino al domicilio di Roma e non solo entro il raggio di 300 km. Subentra a questo punto la necessità di una norma del Governo per lo spostamento dal domicilio al… seggio drive-in. Il punto di partenza è la circolare del ministero della Salute del 13 dicembre scorso in cui si fa riferimento proprio alle indicazioni riguardanti lo spostamento di casi Covid e contatti stretti dalla sede di isolamento/quarantena ad altro luogo, che potrebbe essere, a questo punto, ritoccata con una norma ad hoc fatta proprio per i Grandi elettori. O, in alternativa, si può fare una circolare ad hoc, sempre del ministero della Salute, se però basterà.
Le interlocuzioni con Palazzo Chigi sono in corso e probabilmente sarà il Consiglio dei ministri di oggi ad occuparsi anche di questa questione. Ora, dunque, tocca al governo fare la sua parte, che consiste nel prevedere una deroga alla normativa vigente che vieta ai positivi al Covid di spostarsi e viaggiare lungo il territorio italiano. Sta all'esecutivo, infatti, rendere possibile la fase precedente al voto, ovvero quella degli spostamenti dalla regione di residenza fino alla Capitale, nonostante la positività al Covid.
Gli "appestati" dove trascorreranno le giornate?
Resterà poi da capire dove alloggeranno i Grandi elettori positivi, se in un Covid hotel nei dintorni di Montecitorio o in un altro luogo. Insomma, non è che gli ‘appestati’, pur se Grandi elettori, potranno girare liberamente per Roma, fare bisboccia nei ristoranti del Centro dove sono soliti andare, sciamare per un caffè o un gelato… Infatti, l’altro nodo da sciogliere è proprio questo: dove trascorreranno l'arco della giornata i Grandi elettori positivi, una volta espresso il proprio voto per il Colle. Tra le ipotesi in campo resta in piedi quella di una sorta di Covid hotel nei pressi della Camera. Altra questione da affrontare è come si sposteranno i Grandi elettori per arrivare a Roma: sarà predisposto una sorta di servizio navetta? Se saranno molti, sarebbe da escludere lo spostamento con mezzi di trasporto pubblici.
La temperatura, del resto, si era già alzata
Del resto, su una cosa le maglie del Parlamento si erano già allargate: la temperatura. Chi avrà all’ingresso della Camera più di 37,5 di temperatura, che finora è la misura insuperabile per accedere a ogni anfratto di Montecitorio, potrebbe invece passare lo stesso, dopo avere fatto un tampone rapido risultato negativo. In pratica, se hai una influenza votavi, col Covid no. Il che, francamente, era abbastanza assurdo: con la broncopolmonite, potevi entrare e infettare altri mentre col Covid dovevi restare a casa, nonsense.
Quanti sono, ad oggi, ammalati e "quarantenati"
Ma quanti sono, oggi, ammalati e quarantenati? Al momento, sono una trentina i contagiati tra deputati e senatori, meno rispetto alla scorsa settimana, quando erano arrivati fino a 50 con il rischio che, compresi i delegati regionali si arrivasse a sfiorare il numero di cento assenti. Comunque, ad oggi, i deputati positivi sono in calo, mentre al Senato, attualmente, sono 15 i positivi o in quarantena, destinati a scendere, pare, a cinque da lunedì. Pertanto, si potrebbe arrivare a lunedì con circa 20 grandi elettori potenzialmente assenti. Non troppi, alla fine…
La politica, si sa, si fa anche con i numeri
Certo è che il nodo degli assenti ha sempre interessato le forze politiche. E non solo quest'anno. La politica, come si sa, si fa anche con i numeri. In passato, prendendo in considerazioni le ultime otto elezioni dei presidenti della Repubblica, sono mancati 34 grandi elettori quando salì al Quirinale Francesco Cossiga. Nei settennati precedenti, 12 gli assenti in occasione dell'elezione di Giovanni Leone e quattro in più, 16, quando fu la volta di Sandro Pertini al Colle. Se hanno marcato visita 14 grandi elettori, sette anni fa, quando fu scelto Sergio Mattarella, sono stati 9 e 10 coloro che non hanno partecipato al voto che portò rispettivamente alla prima e alla seconda elezione di Giorgio Napolitano. Sempre 9, invece, i grandi elettori assenti per Oscar Luigi Scalfaro e ben 20 quando fu eletto Carlo Azeglio Ciampi. Insomma, in un range massimo di 35 e minimo di nove, trenta ‘sicuri’ – e fino a cento possibili – assenti avrebbero gravato non poco sull’elezione del successore di Mattarella a Capo dello Stato.