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La carta vincente di Berlusconi: il sindaco di Amatrice, leader del centrodestra. Popolare, verace, buca lo schermo, ma c'è un sapore amaro

I due avrebbero familiarizzato, si sarebbero presi subito, così diversi e così simili, e la strada per un’investitura da leader per Pirozzi sarebbe spianata.

Antonio Mennadi Antonio Menna   
Sergio Pirozzi
Sergio Pirozzi

Potrebbe essere Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice, l'allenatore di calcio sempre in felpa, l'uomo duro che sa commuoversi, con quell'aria da capitano coraggioso tra le macerie e la speranza, l'asso nella manica di Silvio Berlusconi. Il sindaco mister, che quest'anno ha portato a casa anche la Panchina d'oro a Coverciano, ambito premio tra gli allenatori professionisti, avrebbe già incontrato il Cavaliere (ex, in verità) ad Arcore. I due avrebbero familiarizzato, si sarebbero presi subito, così diversi e così simili, e la strada per un’investitura da leader per Pirozzi sarebbe spianata.

La simbiosi

Non a caso, forse, il sindaco di Amatrice aveva avuto un identico rapporto di simbiosi anche con Matteo Renzi (da lui sempre chiamato col solo nome di battesimo, come un vecchio amico), tanto che per un po' si era pensato che purel'ex premier fiorentino puntasse sull'amico mister. Invece, il cuore di Pirozzi batte a destra, e lui non lo ha mai nascosto. E' stato consigliere provinciale di Alleanza nazionale a Rieti, è stato negli anni considerato vicino a Gianni Alemanno, ed è molto amato anche da Fratelli d'Italia, di Giorgia Meloni. Con Pirozzi, l'antico fiuto di Berlusconi avrebbe visto lontano, anche alla capacità di tenere insieme la coalizione.

Buca lo schermo

Ma in cosa Pirozzi avrebbe colpito Berlusconi? Inutile a dirsi: la capacità di bucare lo schermo, di attraversare la lucina rossa, di trasferire a chi ascolta un'assoluta sensazione di verità e condivisione. Linguaggio popolare, parlata verace, stile proletario, approccio del tipo "sono uno di voi, sono come voi". Poi le mani sporche di fatica, gli occhi addolorati, ma la forza, la capacità di rialzarsi. Non abbassare mai lo sguardo. Una venatura patriottica, ma senza perdere l'umanità. Insomma, durezza e tenerezza, telegenia e parole chiare. Chi meglio?

Tempi graduali

Il piano, però, prevede tempi graduali. Per Sergio Pirozzi, la prima sfida sarebbe quella per le regionali del Lazio. Avrebbe il compito di fronteggiare Nicola Zingaretti, quasi invicincibile (ma chi può dirlo, oggi, dopo l'ascesa e il crollo di Renzi, così veloce nel salire, così precipitoso nel cadere?). Si vota un po' in là nel tempo, c'è il modo di organizzarsi, di assistere anche all’annunciata deriva del Pd, che sembra in caduta libera, e alla possibile ripresa del centrodestra. Ma Pirozzi scalderebbe i muscoli anche per un'avventura nazionale. Se può ambirvi Salvini, in tempi di linguaggi ruvidi e popolari, perchè escludere una corsa per il sindaco più telegenico d'Italia?

Sindaci in prima linea

In fondo - avrebbe ragionato Berlusconi - anche Renzi è partito nella sua cavalcata da un Palazzo comunale. Il sindaco d'Italia. Amatrice non è Firenze, si dirà. Ma è meglio, avrebbe pensato Berlusconi. Meglio un piccolo paese rurale, l'entroterra della fatica, l'interno verità dell'Italia che soffre. Un simbolo totale di identificazione col popolo, con il suo linguaggio. Un'altra faccia della medaglia populistica: non lisciare il pelo alle paure ma costruire una identificazione sull'autenticità, sulla verità, sul coraggio.

Il profilo giusto

Il profilo di Pirozzi, così, diventa quello giusto. Non mancano, però, i punti deboli. L'inesperienza, il fuoco di fila interno al centrodestra - inevitabile, visto che i pretendenti del passato si sono sempre fatti la guerra tra loro -, il rischio di apparire improvvisati e impreparati. Va bene bucare lo schermo, ma la politica poi deve confrontarsi con i temi. "Quello che conta è l'immagine, entrare con forza nelle case delle persone. I contenuti si comprano dagli esperti". Questa è una idea sempre più prepotente nella politica degli ultimi anni. "Del resto, se Trump fa il presidente degli Stati Uniti...", si sussurra negli ambienti di centrodestra.

Il retrogusto amaro

Si vedrà se e come Berlusconi giocherà davvero la carta Pirozzi, e che esito avrà. Resta, però, - come negarlo? - in chi legge di questa vicenda un retrogusto amaro. Nessun dubbio sul diritto del sindaco di Amatrice di fare la sua battaglia politica personale, di guardare avanti, di darsi obiettivi di carriera. Niente da ridire neppure sulle sue effettive qualità, che avrà modo e tempo di dimostrare. Quello che un po' disturba è che una tragedia epocale come la sepoltura di un intero paese si sia poi trasformata prima in spettacolo televisivo e poi in uno show politico, costruendo prima un personaggio e poi un leader. Non c'entra nulla Pirozzi, e nemmeno Berlusconi. Ma un sapore amaro, come di smarrimento del pudore, resta comunque. E chissà che non si riveli, alla fine, il vero punto debole di questa curiosa carta vincente, che magari - proprio per questo - si rivelerà perdente.

Antonio Mennadi Antonio Menna   
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