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[Il commento] Berlusconi e Dell’Utri sono i fantasmi del secolo scorso. E non fanno più paura alla sinistra a brandelli

Sopravvivono solo i “professionisti” dell’antiberlusconismo che in parte sono diventati i profeti della nuova classe dirigente in formazione. Ma che dire di Marcello Dell’Utri che dopo quasi metà della pena scontata in carcere ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute? Perché in altri tempi una decisione simile avrebbe provocato una indignazione diffusa e oggi invece niente?

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
Dell'Utri e Berlusconi
Dell'Utri e Berlusconi

 

E chi l’avrebbe mai immaginato che persino un provvedimento giudiziario “buonista”, la scarcerazione per motivi di salute, nei confronti di Marcello Dell’Utri, sarebbe stato nei fatti capito e accettato da quel popolo che una volta veniva definito con tono sprezzante “comunista”, e che oggi vaga nelle praterie identitarie senza avere più bussole, alla ricerca di una via d’uscita. È il segno dei tempi che i “nemici” che per un quarto e oltre di secolo hanno alimentato polemiche, rancori, mobilitazioni, prime pagine, libri e film - facendo felici e ricchi giornalisti e intellettuali specializzati nelle storie noir e giudiziarie -, oggi sono stati archiviati da quel popolo che non ha più memoria per contrastarli.

Sopravvivono solo i “professionisti” dell’antiberlusconismo che in parte sono diventati i profeti della nuova classe dirigente in formazione. Ma che dire di Marcello Dell’Utri che dopo quasi metà della pena scontata in carcere ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute? Perché in altri tempi una decisione simile avrebbe provocato una indignazione diffusa e oggi invece niente? Non è che Silvio Berlusconi e i suoi collaboratori sono stati ingiustamente perseguitati dalla giustizia. Anche loro hanno portato il Paese sull’orlo della rottura democratica, sull’orlo del conflitto costituzionale. Ma anche grazie al “pluralismo” del loro blocco sociale e politico, alla fine le mille crisi e rotture democratiche sono rientrate.

Oggi, invece il governo Salvini-Di Maio, Lega e Cinque Stelle, sembra terribilmente esposto a produrre rotture e strappi democratici. Come le vicende della immigrazione e dell’ordine e della sicurezza sembrano adombrare. Marcello Dell’Utri condannato con sentenza definitiva a sette anni di carcere per collusione con Cosa nostra ha ottenuto la detenzione domiciliare per motivi di salute. E tranne gli ultimi giustizialisti del secolo scorso disposti a indignarsi, la notizia è passata sotto silenzio. E dire che Marcello Dell’Utri e Cesare Previti erano stati i fedeli collaboratori di Silvio Berlusconi il Cavaliere agli albori della creazione del suo impero imprenditoriale edilizio e poi mediatico garantendogli, negli anni Settanta e Ottanta, la strada spianata a tutti i costi per consentire il successo delle aziende del gruppo.

L’avvocato Previti garantendo che i “contenziosi” giudiziari si risolvessero a favore del Cavaliere, Dell’Utri che fossero gestiti in un certo modo i problemi di “compatibilità ambientale”. Sette anni di detenzione. Non sono pochi per chi è stato riconosciuto colpevole di rapporti con Cosa nostra. Che anni, quegli anni Novanta a Palermo e Catania. Pentiti, collaboratori di giustizia, intercettazioni telefoniche e ambientali rivelavano i rapporti tra Dell’Utri ed esponenti di Cosa nostra. Chi seguiva la cronaca giudiziaria di ritrovava a leggere centinaia di pagine di informative su Marcello Dell’Utri e spesso Silvio Berlusconi. La storia che sembrava affiorare attraverso la ricostruzione giudiziaria raccontava i rapporti di Silvio Berlusconi con finanzieri e affaristi legati ai poteri criminali degli anni Ottanta. Con la P2,con banche santuari del riciclaggio. E Marcello Dell’Utri spesso era il “collaboratore” del Cavaliere che riusciva a risolvere problemi che sembravano irrisolvibili. Come la sicurezza della famiglia Berlusconi.

Quegli anni Settanta è Ottanta, in Lombardia e non solo, furono terribili per i sequestri di persona. E per tutelare Berlusconi e famiglia Dell’Utri chiese la protezione di Cosa nostra palermitana. Che spedì lo “stalliere” Vittorio Mangano ad Arcore. Ora sarà interessante leggere le motivazioni della sentenza di condanna dei giudici palermitani sulla cosiddetta trattativa tra Stato e Cosa nostra. Processo dove Marcello Dell’Utri è stato condannato a 12anni di carcere.
Dell’Utri sarebbe intervenuto per tentare di fermare le stragi mafiose, per stabilizzare il Paese, visto che Silvio Berlusconi aveva vinto le elezioni? Sono ferite aperte, per nulla rimarginate eppure quello che sta accadendo in queste settimane con il nuovo governo Salvini-Di Maio è più di un terremoto.

In crisi i vecchi partiti, quasi polverizzati dagli esiti elettorali e dai nuovi sondaggi, con una opinione pubblica che sembra in disarmo, l’offensiva “populista” di Matteo Salvini (con i grillino a rimorchio della Lega) sembra non conoscere ostacoli.
Ed è quello che preoccupa di più. Berlusconi e Dell’Utri sembrano fantasmi del secolo scorso.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista   
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