Agenzia per la cybersicurezza, “caselle” vacanti e ipotesi di “complotto”: nuove tensioni tra 007 e politica
Vendette, regolamenti di conti, posizionamenti, promozioni. Ombre e interrogativi sul video trasmesso di Report sull’incontro Renzi-Mancini il 23 dicembre in un’area di servizio. Contesto e tempistica dei fatti. Il governo accelera la nascita della nuova agenzia per la cybersicurezza
Qualche buontempone ieri ha fatto girare un fotomontaggio: un cartello verde, tipica segnaletica autostradale, e la scritta “Area di servizio segreto”. Altri, che invece sono senatori della Repubblica, hanno presentato un’interrogazione parlamentare che recita più o meno così: “Che ci faceva il senatore Matteo Renzi, leader di Italia viva in un’area di servizio lungo l’autostrada a colloquio con il noto 007 Marco Mancini e proprio nei giorni in cui alla guida del suo partito conduceva una battaglia politica il cui esito è stata l’uscita di scena di Giuseppe Conte come capo dell’esecutivo?”.
La domanda è giudicata “opportuna e doverosa” da un gruppo di senatori 5 Stelle guidati da Vincenzo Santangelo, componente della Commissione Affari costituzionali e del direttivo 5 Stelle. “Proprio l’insistenza del senatore Renzi in quei giorni sul tema della delega ai servizi nonchè l'uso fatto di questo argomento quale strumento di attacco politico nei confronti dell'ex presidente Conte, impongono la massima trasparenza”. L’auspicio è avere risposte “ufficiali e chiarificatrici”. Mancini, da buon 007 tace. Matteo Renzi ha dato la sua visione dei fatti, Report ha impacchettato tutto in un servizio giornalistico ondato in onda lunedì sera. Un polverone, insomma. Di cui non si sentiva certamente il bisogno visto che in questo momento andrebbero evitate questo tipo di fibrillazioni.
Fatti e contesto
Quello che serve è una ricostruzione dei fatti, dei protagonisti e, soprattutto, del contesto. Marco Mancini è un ufficiale dell’arma in servizio al Dis, l’agenzia di intelligente che coordina il lavoro di Aisi e Aise. Mancini ha una lunga carriera nell’intelligence, sempre in ruoli operativi e la sua carriera ha incrociato tra il 2005 e il 2007 due inchieste note come il rapimento dell’imam Abu Omar e le intercettazioni illegali Telecom. Entrambi i procedimenti - Mancini fu anche arrestato - si conclusero con condanne poi cadute per via del segreto di stato. Dal 2015, circa, quando viene scritta la parola fine su quei procedimenti, Mancini è stato reintegrato in servizio ma è in cerca del suo riscatto che può passare solo da nuovi incarichi apicali ancora meglio se operativi. Non è un mistero che già nel 2018 Mancini avesse intessuto buoni rapporti con coloro che poi saranno i vincitori assoluti delle elezioni politiche: il Movimento 5 Stelle. Molti deputati hanno “subìto” il fascino della persona esperta che stava loro insegnando come muoversi nelle sabbie mobili della politica. Mancini vanta rapporti di reciproca stima con il procuratore di Catanzaro Francesco Gratteri. E ottimi rapporti sono stati costruiti in questi anni anche e soprattutto con il premier Giuseppe Conte. Tra i due, assicurano i bene informati, cordialità e stima reciproca. Tanto che - e arriviamo al 2020 - non è un mistero che l’ex premier avesse un obiettivo chiaro in testa: entro la fine dell’anno confermare “l’amico” Gennaro Vecchione alla guida del Dis e Mancini suo vice. E’ un’operazione che però gli alleati, a cominciare dal Pd, non vedono di buon occhio. Anzi.
Le tre forzature di Conte
E’ un fatto che a partire dall’estate 2020, nonostante la pandemia, l’ex premier abbia una speciale occhio di riguardo per il dossier intelligence. E’ convinto, Conte, di poter agire indisturbato. Il paese ha altro a cui pensare. La prima operazione salta quando le opposizioni, ma anche il Pd, si accorgono che in uno dei tanti decreti Covid spunta una norma ad personam per allungare la durata dell’incarico ai vertici delle agenzie. E’ la fine di agosto. L’operazione non riesce sul momento ma l’emendamento esce ed entra nel testo fino a diventare legge in settembre. Con l’ombrello dell’emergenza sanitaria, Conte modifica il testo della legge 124 e proroga “fino a quattro anni l’incarico ai vertici delle agenzie di intelligence”. Un blitz. Anche i 5 Stelle, quando si rendono conto, si arrabbiano. Eppure, l’emendamento era stato presentato da loro. Passa qualche mese è arriva la seconda forzatura. Siamo a metà novembre e nel testo della legge di bilancio - già in grave ritardo - spunta un articolo che nei fatti crea dal nulla una Fondazione per la cybersicurezza da incardinare direttamente nel Dis ma che può essere finanziata anche da privati. Stavolta oltre a Italia viva si arrabbia anche il Pd. La misura è colma: che pasticcio è una Fondazione con soldi privati che si occupa di quello che sarà il cuore della sicurezza dello Stato, cioè i sistemi digitali rispetto ai quali siamo sempre più dipendenti? L’articolo salta. Conte riproverà un mese dopo a metterlo nel “suo” Pnrr. Che però non vedrà mai la luce. Nel frattempo, e siamo alla terza forzatura, sono scaduti tre incarichi, due vice dell’Aisi e uno dell’Aise. Disponibile anche il posto a numero 2 del Dis, il braccio destro di Vecchione. Un incarico che Conte vede di buon occhio per l’amico Mancini. In uno dei soliti consigli dei ministri notturni, Conte forza e proroga l’incarico a Vecchione. Una decisione che fa trovare “pronta” sul tavolo ai colleghi di governo. Che non la prendono benissimo, come raccontano le cronache di quelle ore. Infatti, Vecchione passa - si racconta - “quasi con un blitz di Conte”. I vice però vengono bloccati per l’ennesima volta. Mancini compreso. Che, tra le varie cose, è abile nelle relazioni (un suo amico e sponsor è il procuratore Gratteri) e non disdegna la cura dei rapporti con il mondo politico.
Il calciomercato per i vice delle agenzie
I vice delle agenzie di intelligence saranno finalmente nominati il 22 gennaio, tra gli ultimi atti del Conte 2. In quel mese e mezzo, tra dicembre e gennaio, oltre allo scontro politico in maggioranza e alla spasmodica compravendita di senatori da parte di Conte per rendere irrilevante Italia viva, siamo anche in pieno calciomercato per completare gli organigrammi delle agenzie che da troppo tempo sono vuoti.
In questo contesto va dunque collocato l’incontro alla stazione di servizio di Fiano romano avvenuto il tardo pomeriggio del 23 dicembre tra Matteo Renzi e Marco Mancini. Che non fu certamente per consegnare la strenna natalizia dei “babbi di cioccolato”, consegna sfumata nel pomeriggio al Senato per dimenticanza dello stesso Renzi. Nessuno dei presenti racconta il vero motivo dell’incontro di cui sono gli unici testimoni. Si può però ragionevolmente pensare che Mancini, oltre ai “babbi”, volesse in quella fase perorare la sua promozione. Visto, tra l’altro, che Italia viva metteva il nodo dell’intelligence (Conte ha tenuto la delega per tre anni e l’ha ceduta solo nell’ultima settimana) nella lista delle cose non più tollerabili. Mancini, come detto, è sempre stato uno che ha curato relazioni e rapporti personali. Giusto? Sbagliato? Opportuno? Inopportuno? Accade, da sempre. Persino i 5 Stelle - uno-vale-uno, trasparenza e via di questo passo - hanno imparato a curare le relazioni. A cominciare proprio da Mancini. Curare le relazioni non è certo un reato. Condizionarle sì. Ma non di questo stiamo parlando. O meglio, non ci sarebbero indizi in tal senso: Mancini non è diventato vice. E non deve averla presa bene.
Caselle che si liberano
Arriviamo ad oggi. Cioè al momento in cui il video alla stazione di servizio viene consegnato a Report che lo manda in onda lunedì sera nel tentativo di alzare un nuovo polverone sul leader di Italia viva. Oppure di mandare messaggi plurimi, in varie direzioni, sulle imminenti operazioni nell’ambito dell’intelligence. L’unica scadenza da calendario riguarda il direttore dell’Aisi Mario Parente. Il suo incarico “scade” il 15 giugno ma è molto, molto probabile che venga prorogato di almeno un altro anno. Vecchione, numero 1 del Dis, fu rinnovato a dicembre da Conte. Si tratta di un incarico fiduciario e non c’è dubbio che Vecchione sia uomo di fiducia dell’ex premier. Vedremo, la questione non pare sul tavolo di Draghi. Il 15 maggio si libera piuttosto un’altra casella, uno dei tre vice del Dis, il dottor Masiello promosso sottocapo dell’Esercito. E’ una nomina che avviene con Dpcm (atto del Presidente del consiglio) e non è obbligatoria. Nel senso che due vicedirettori per il Dis possono anche bastare.
Nuova agenzia per la cybersicurezza
Di sicuro apre uno scenario completamente nuovo la nascitura agenzia per la cybersicurezza. Il dossier, su cui siamo in clamoroso ritardo e di cui si era già occupato Matteo Renzi premier scatenando quintali di polemiche, è finalmente in dirittura d’arrivo. Anche perchè con la digitalizzazione totale verso cui stiamo transitando e il numero sempre più alto di dati personali che affidiamo alla rete, avere un sistema in grado di proteggere da attacchi le strutture critiche dell’organizzazione dello stato e dei privati, è a questo punto urgente, necessario e non più rinviabile. Il modello a cui sta laborando il governo Draghi è quello di una nuova agenzia che si va ad aggiungere ad Aisi e Aise. Non è chiaro se resterebbe sotto l coordinamento del Dis. Il modello dovrebbe essere quello della ANSSI francese, l’agenzia per la cybersicurezza attiva dal 2009 e dove lavorano 800 persone.
Il modello Conte, che destò levate di scudi trasversali, prevedeva una Fondazione per la cybersicurezza, con un non ben chiaro ruolo dei privati, che sarebbe rimasta all’interno del Dis. Fu giudicato irricevibile. E’ chiaro che la terza agenzia di sicurezza apre scenari importanti per quanto riguarda carriere e posti di lavoro. Ma non può in alcune modo essere stato questo oggetto dell’incontro Renzi-Mancini. “Babbi” a parte, ovviamente. A dicembre non se ne parlava.
Il servizio di Report
Matteo Renzi ha messo in fila nella sua e-news tutte le stranezze del caso. Definendo il servizio della trasmissione “da manuale di complottiamo”. “L'intervista che ho rilasciato dura un'ora ed è stata tagliata in tutti i passaggi più significativi. Per gli appassionati, il video integrale si trova sul mio canale YouTube. Non faccio incontri segreti e se devo fare un incontro riservato non lo faccio in Autogrill ma in un ufficio”. Nella storia di Report ci sarebbero poi “molti punti oscuri”; la signora, insegnante di mestiere, che si ferma all’autogrill perchè il padre si sente poco bene; mentre è lì ferma “s’insospettisce per un tipo elegante ma losco che si aggira nervoso in attesa di qualcuno”. “Come fanno tutti quelli che hanno un padre che sta male in auto - osserva Renzi - la signora si disinteressa del padre e inizia con un telefonino a girare - senza scendere dalla sua macchina - un video del tipo elegante ma losco”. A quel punto arriva una macchina: è Renzi, “losco ma non elegante, e soprattutto immancabile convitato di pietra di tutti gli scandali repubblicani”. Nonostante la signora sia chiusa in macchina in assistenza al padre col finestrino chiuso, cronometra 40 minuti di incontro che si conclude con Mancini che dice “lei sa dove trovarmi”. Difficile leggere i labiali visto che tutti indossiamo la mascherina. Renzi fa notare anche come “la signora spieghi che il signore elegante ma losco gira e torna a Roma, mentre Renzi va verso Firenze”. Una vera buccia di banana nel racconto così preciso della signora visto che lasciando una stazione di servizio in autostrada si può solo andare in una direzione. “Siamo in presenza di un racconto falso” conclude il senatore.
Chi ha confezionato il video e perchè?
Sicuramente un racconto molto curioso, nei tempi e nei contenuti. Sigfrido Ranucci, responsabile di Report, respinge tutte le accuse e rivendica l’eccellente lavoro della sua squadra. Italia viva, già che c’è, (interrogazione a firma Nobili) gli chiede conto di una fattura da 45 mila euro pagata da una società lussemburghese per video mandati in onda a novembre scorso. Sempre su Report e sempre su Renzi. “Non abbiamo mai pagato una fonte”. Pare ci sia in giro un dossier con queste fatture. Vero? Falso? A questo punto non può non essere presa in considerazione un’affermazione molto forte fatta un paio di settimane fa da Goffredo Bettini, mente grigia dell’alleanza Pd-M5s, grande amico di Conte e assai poco amico di Renzi. Bettini disse in un’intervista che “Conte era caduto per un complotto” in cui anche Renzi ha avuto un ruolo importante. Senza arrivare al sarcasmo del leader di IV (“Rimane il dubbio che il giornalismo di inchiesta dovrà chiarire: è stato un Camogli o una Rustichella a segnare la dolorosa fine del Governo Conte?”) non c’è dubbio che qualcosa adesso - e non ai tempi di Conte - si sta muovendo. Vendette? Nuovi posizionamenti? Regolamenti di conti? Spazzatura? O un fatto tutto sommato irrilevante - l’incontro Renzi-Mancini - trasformato in una spystory? Ma nell’interesse di chi? E contro chi?
Il finale è aperto. Saranno i lettori, se interessati, a unire i puntini di questa storia.