Addio ai senatori a vita: ok al primo articolo del ddl sul premierato elettivo
Gli attuali senatori nominati a vita dei presidenti della Repubblica rimangono in carica. Senato verso seduta fino a mezzanotte
Il Senato ha approvato l'articolo 1 del ddl sul premierato elettivo, che abroga il potere del presidente della Repubblica di nominare dei senatori a vita. L'articolo è stato votato per alzata di mano, quindi non si hanno i numeri dei favorevoli e dei contrari. Rimangono in carica gli attuali senatori a vita di nomina presidenziale: Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia, nominati da Giorgio Napolitano, e Liliana Segre, nominata da Sergio Mattarella. Una riforma che ha ricevuto un giudizio severo dell'ex premidente della Corte costituzionale ed ex ministra Marta Cartabia.
Fino a mezzanotte
L’articolo viene contestato dalle opposizioni e ci sono stati momenti di tensione prima del voto che hanno anche portato alla sospensione della seduta. A ogni modo, la seduta del senato di oggi potrebbe concludersi a mezzanotte. L'ipotesi è stata confermata dal presidente Ignazio La Russa, parlando con i cronisti in Transatlantico. Nel calendario, diversamente dal solito, non è stato fissato l'orario di chiusura della seduta (ordinariamente alle 20). Quindi può teoricamente protrarsi sino alla fine della giornata, cioè a mezzanotte. "L'Aula la chiudiamo entro oggi", ha detto La Russa interpellato dai giornalisti: "Non andremo oltre la giornata. Potremmo andare fino alle sei di mattina ma ho dato come indicazione di massima la giornata di oggi".
Le prime tensioni
La tensione è iniziata allorché la senatrice Elena Cattaneo ha presentato un emendamento che "salvava" i senatori a vita di nomina presidenziale, ma togliendogli la prerogativa di votare la fiducia. Cattaneo ha spiegato che la loro "missione è innanzitutto offrire alla comunità politica e ai cittadini la propria parola intesa come spazio e opportunità di conoscenza e ragionamento". Si trattava di una proposta che riprendeva un ddl di La Russa e di Alberto Balboni, relatre al premierato, nel 2021. La Russa, per prolungare il tempo dell'intervento della senatrice le si è rivolto con una frase che ha acceso gli animi: "Per una volta che abbiamo l'onore di poterla ascoltare, prego, ha il tempo doppio". La Russa ha chiarito che non era una frase ironica, ma l'applauso della maggioranza, e una successiva frase di Balboni ("forse la senatrice non sa che"), hanno suscitato proteste nelle opposizioni, urla dai banchi della maggioranza. Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie, cofirmataria dell'emendamento con Cattaneo, ha definito "disgustoso e maleducato" l'applauso del centrodestra alle parole di Balboni, salvo essere apostrofata da un "impara prima l'Italiano". "Mancate di rispetto delle minoranze, mostrate il vostro vero volto" ha replicato. E non sono mancate nemmeno le linguacce, come si è lamentata Simona Malpezzi.
Bagarre in Aula per le parole di La Russa
Le tensioni si sono registrate anche con i senatori Ivan Scalfarotto e Dario Franceschini che hanno criticato la conduzione d'Aula del presidente Ignazio La Russa e della sua abitudine di fare brevi commenti durante o dopo gli interventi dei senatori. "Signor Presidente - ha detto Scalfarotto a La Russa -, mi perdoni anche se le dico una cosa: io non credo che lei possa interrompere gli interventi dei colleghi quando parlano e dicono qualcosa che a lei è sgradito, perché noi abbiamo il diritto di completare il nostro ragionamento; lei è il Presidente, quando finiamo dice quello che vuole, tanto lo fa, però interrompere è proprio brutto perché dà un senso di una valutazione, di un'importanza del ruolo di questo Parlamento non all'altezza della realtà. Noi qui siamo il Parlamento della Repubblica italiana, in un'Aula che è sacra, in un luogo che davvero andrebbe rispettato di più e questo atteggiamento preoccupa perché secondo me non dimostra - mi perdoni se glielo dico con chiarezza - un livello di maturità democratica ancora pienamente raggiunto". "Signor Presidente - ha quindi preso la parola Franceschini -, io sono da molti anni in Parlamento - Camera e Senato -, come lei, e ho visto e incontrato diversi Presidenti delle due Camere, di colori diversi e di caratteri diversi. Non ho mai verificato - glielo devo dire francamente - che un Presidente di una delle due Camere utilizzasse il fatto di avere il microfono aperto per interrompere ripetutamente i parlamentari. Non come ha detto lei. Lo può fare per richiamo al Regolamento. Guardi, il Presidente del Senato guida e governa la battaglia politica, ma non partecipa alla battaglia politica. Quindi la invito, per cortesia, a rispettare gli interventi dei senatori".
Caos e seduta sospesa
Altri momenti accesi si sono registrati mentre Borghi stava criticando la ministra Casellati che parlando dell'abrogazione dei senatori a vita aveva usato il termine "eliminare". A quel punto Casellati ha fatto verso Borghi il gesto usato per mandare a quel paese, sussurrando una frase. Borghi ha subito alzato il tono della voce: "Dove devo andare? La ministra non può rivolgersi con quelle parole e con quel gesto, si vergogni, non si può permettere". Dai banchi della maggioranza si sono levate grida contro il capogruppo di Iv, con inviti a tacere: "Io ho il diritto di parlare e se non vuoi ascoltare esci, qui funziona così". "Lei deve tutelarmi", ha quindi detto alla vicepresidente Mariolina Castellone. Questa ha sottolineato di non poter vedere la ministra dato che questa, seduta sui banchi del governo, le dava le spalle. A difendere Borghi è intervenuto Ivan Scalfarotto, che ha chiesto alla presidenza l'acquisizione dei video per ricostruire l'accaduto. "Qui, in questa aula, il governo è ospite, sta qui perché ha ricevuto la fiducia dal Senato". La ministra Casellati ha chiesto a sua volta di intervenire, ed ha preso la parola con tono concitato: "a differenza del senatore Borghi io ho rispetto delle persone. Borghi fa sempre offese di carattere personale. Vergogna non si dice a un ministro. Io non devo vergognarmi di nulla. Quando ho parlato di eliminazione mi vedeva col mitra? Sta strumentalizzando un verbo. Il mio gesto si riferiva all'eliminazione. Significava eliminare un istituto. Si vergogni lei".
Cartabia contraria
Al di fuori della aule parlamentari va menzionato il giudizio severo sul premierato di Cartabia. "Affidare alla capacità del leader la tenuta e la durata nel tempo di un governo è una semplificazione, a mio parere, molto rischiosa". "Si sta puntando all'elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri - ha aggiunto -, con un sistema elettorale ancora da definire, ma che dovrebbe portarsi appresso la maggioranza dei voti dentro le Camere. Cioè, si confida nella forza del leader per dare stabilità. Ecco, questa è una scelta ai miei occhi molto discutibile perché, se il problema è l'instabilità delle coalizioni, il punto torna a essere quello di approntare dispositivi istituzionali che sostengano la capacità di governare insieme anche quando gli orientamenti divergono".