[Il punto] L’accordo dell’Italia con la Cina spaventa l'America, ma Conte tira diritto: non saremo un cavallo di Troia di Pechino
Nel corso della visita del leader cinese Xi Jinping in Italia il governo siglerà con Pechino l’accordo per l’adesione alla Nuova via della seta
L’Italia è il cavallo di Troia scelto dalla Cina per conquistare l'Europa? Questo l’interrogativo sollevato dalla decisione presa dal governo italiano di aderire formalmente al progetto Belt and Road ovvero alla cosiddetta Nuova via della seta cinese, che punta a costruire una serie di infrastrutture ferroviarie e portuali per unire commercialmente estremo oriente ed Europa. La decisione italiana ha scatenato la contrarietà dell’Unione Europea e soprattutto degli Stati Uniti, preoccupati per l’ascesa di Pechino a super potenza mondiale. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera ha però difeso l’iniziativa. “Con la Cina faremo una intesa limpida per crescere” ha dichiarando escludendo che l’Italia possa involontariamente diventare una testa di ponte di una penetrazione geopolitica cinese nel Vecchio Continente.
"Non ci sono ragioni ostative all'accordo"
"Il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina, imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso" ha spiegato Conte al quotidiano milanese. "Non ci sono ragioni ostative per non finalizzare il lavoro compiuto in questi mesi". "L'Italia – ha proseguito - formalizza in modo trasparente la cornice entro cui avviare questa collaborazione, senza mettere minimamente in discussione la sua collocazione euroatlantica".
Due visite di Di Maio in Cina in pochi mesi
L’intesa con Pechino è nata da una iniziativa del M5s ed in particolare del sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, che ha organizzato i due viaggi in Cina di Luigi Di Maio, lo scorso settembre e lo scorso novembre. L’alleato leghista ha lasciato fare ma di fronte all’ostilità americana Matteo Salvini ha espresso più di una perplessità. Conte parlando con il Corriere della Sera ha rassicurato anche lui. "Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all'interno del governo. La tutela della sicurezza nazionale, anche sul piano economico, è un valore fondamentale che intendiamo rafforzare” ha affermato il premier.
"Fedeltà all'alleanza atlantica"
Ma l’ostacolo più grosso da superare sulla via dell’abbraccio con il Dragone è l’amministrazione americana. L’altolà di Washinton all’Italia è stato ribadito pochi giorni fa dal portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Garret Marquis, che in una intervista rilasciata al Financial Times ha usato parole nette e chiare: “Siamo scettici che l’adesione possa portare benefici economici durevoli al popolo italiano. Nel lungo periodo potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale del Paese”. Ma Conte rivolto allo storico alleato di oltreoceano ha sottolineato che “la Nato rimane un pilastro fondamentale della nostra politica estera”. La nostra fedeltà atlantica non è dunque in discussione. Basteranno queste parole a rassicurare Donald Trump e ad evitare possibili rappresaglie da parte americana?