[Il retroscena] I Cinque Stelle fermano ancora Pillon: dopo l’affido condiviso bocciate le sue proposte per le famiglie

La riforma del diritto di famiglia che favorisce i padri in caso di separazione o divorzio scritta dal fondatore del Family Day è stata fermata dal sottosegretario Vincenzo Spadafora e poi archiviata da Luigi Di Maio. Il senatore leghista ha allora proposto come emendamento alla Legge di Bilancio uno sconto pensionistico per le mamme che lavorano e il raddoppio dei permessi per i genitori, ma la maggioranza lo ha dichiarato “inammissibile”. Era stata sua l’idea di rimettere “padre” e “madre” sui documenti invece di “genitore 1 e 2”

Simone Pillon
Simone Pillon

Tutti ne parlano, è ospite ricercatissimo di talk show, family day e dibattiti, ma, come legislatore, non  si può certo dire che Simone Pillon  abbia grandissimo successo. Il senatore della Lega è diventato noto di colpo quando, la scorsa estate, presentò una proposta di legge per l’affido condiviso. Dietro a questa definizione salomonica (“condiviso”)  si nascondeva però una misura che molti (quasi tutti) hanno considerato sbilanciata in favore dei padri, finora quasi sempre considerati, nei casi di separazione e divorzio, con minor favore rispetto alle madri, se è vero che, nel 95 per cento dei casi di affidamento di minori, oggi i giudici scelgono la madre. Del resto, si sa come finì quella volta che a Salomone, appunto, fu chiesto di dirimere una controversia sulla “proprietà” di un bambino. . 

“I bambini hanno diritto di crescere con la mamma e col papà anche se separati o divorziati. La bigenitorialità è diritto dei figli. I genitori sono per sempre”, replicò allora Pillon, di fronte alle polemiche sollevate dalla sua iniziativa. La proposta leghista, che allora ottenne l’appoggio e il consenso di Matteo Salvini, pure lui genitore separato e più volte  schierato a favore delle richieste dei padri, prevedeva l’obbligo di una mediazione familiare e, secondo i suoi critici, favoriva la parte della famiglia più forte economicamente. In un Paese con una percentuale di occupazione femminile particolarmente bassa, è evidente che  il disegno di legge Pillon avrebbe finito per avvantaggiare al momento dell’affido i padri rispetto alle madri. Così, a parte la Lega, tutti i partiti hanno bollato questo testo come “pericoloso”. E, lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, le femministe di tutta Italia sono scese in piazza contro questa proposta di legge.  

“Io sono convinto che il ddl Pillon non possa essere approvato e sono certo che non sarà approvato così come è stato proposto. O si trova il modo per modificarlo in modo però netto o non credo che questo Parlamento approverà mai quel ddl così com'è”, dichiarò all’indomani di quelle manifestazioni Vincenzo Spadafora, parlamentare del M5S e sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità.

Lo stesso Luigi di Maio si è impegnato pubblicamente a non far passare quella proposta di legge. I leghisti hanno provato tirare dritto, promettendo modifiche. Ma l’opposizione pentastellata a questa riforma del diritto di famiglia si è allargata a macchia d’olio. Giusto per citare i casi più clamorosi, il Consiglio comunale di Roma, dove i Cinquestelle hanno una maggioranza schiacciante, ha approvato una mozione presentata dal consigliere di Sinistra per Roma, l’ex viceministro Stefano Fassina, che impegna la sindaca Virginia Raggi e la giunta “a prendere posizione contro”. Idem a Torino dove è stata votata e approvata una mozione firmata anche da una consigliera pentastellata con la quale si impegna la sindaca Chiara Appendino a “chiedere al governo di ritirare il disegno di legge Pillon”.  

Le tensioni delle ultime settimane sulla riscrittura della legge di Bilancio tra i due partiti che compongono la maggioranza hanno suggerito di mettere nel congelatore la proposta e di parlare di altro. “Il nostro prossimo traguardo è aumentare gli assegni familiari. Le famiglie numerose danno speranza di crescita al Paese”, ha annunciato, per esempio,  pochissimi giorni fa il senatore Lombardo, classe 1971, avvocato ed esperto in mediazione familiare, intervenendo al Festival della Famiglia di Trento. Prima di scendere in politica è stato una delle figure di spicco del Family Day: co-fondatore nel 2015 del comitato organizzatore della manifestazione cattolica, era stato presidente del Forum delle associazione familiari dell'Umbria dal 2006 al 2012. 

Ieri, però, c’è stato un nuovo, clamoroso stop. In occasione della discussione sul testo della Manovra, riscritta integralmente al Senato, Pillon ha pensato bene di proporre un emendamento che conteneva “una serie di norme a favore della famiglia”. Le misure contenute nella proposta consistevano in uno sconto pensionistico per le mamme lavoratrici over 50 e nell’allungamento dei giorni di permesso per madri e padri. L’emendamento leghista, in particolare, prevedeva il riconoscimento di  tre anni di contributi figurativi per ogni figlio a partire dal terzo a tutte le mamme-lavoratrici che abbiano compiuto  50 anni e abbiano versato almeno 20 anni di contributi, il raddoppio (a dieci) dei giorni di permesso retribuito concessi per malattia dei figli, il raddoppio degli assegni familiari per i nuclei da 6 componenti in su e un aumento del 50% per i nuclei con 5 componenti.  

I destinatari non sarebbero stati molti, dal momento che in Italia c’è una drammatica crisi di natalità, ma il beneficio per quei pochi sarebbe stato importante. Il condizionale è d’obbligo perché ieri pomeriggio, a sorpresa, la commissione Bilancio del Senato ha votato contro l’emendamento del senatore leghista dichiarando “inammissibili” le sue proposte. Pillon, come già in passato, ha preferito non commentare. L’unico successo può rivendicare risale allo scorso agosto, quando fu proprio lui a convincere il  ministro dell’Interno, che lo aveva messo in lista, a ripristinare sui documenti la definizione “madre” “padre”, al posto di “genitore 1” “genitore 2”. “Ogni bambino nasce da una mamma e un papà. Due padri= utero in affitto. Due madri=traffico di gameti umani. Il ministro Salvini è stato apostrofato da troglodita per aver semplicemente difeso la verità scientifica e naturale della genitorialità”, disse.

Per la cronaca, una misura in favore delle famiglie è stata comunque approvata. Il relatore della legge di Bilancio Paolo Tosato ha spiegato che, “governo e relatori”, dopo aver riscontrato una “sostanziale convergenza”, hanno trovato il modo di finanziare un fondo per gli orfani di femmicidio, destinato a sostenere le famiglie che prendono in affido i bambini rimasti senza genitori perché uno dei due (quasi sempre il padre) ha ucciso la madre. Per conoscere gli ultimi dettagli, bisognerà attendere questa mattina, quando a Palazzo Madama la Manovra assumerà la sua forma definitiva.