Tolto un muro se ne fanno mille altri: fisici e virtuali, costano milioni di euro. E' la fine di un'Europa aperta
Il rapporto dice che "alcuni dei muri più pericolosi d'Europa non sono nemmeno fisici o terrestri. Le navi, i velivoli e i droni usati per pattugliare il Mediterraneo hanno creato un muro marittimo e un cimitero"

In Galilea, più o meno duemila anni fa, vennero moltiplicati pani e pesci per dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati. In Europa, negli ultimi 30 anni, siamo stati capaci di moltiplicare barriere per tenere affamati e assetati lontano dagli occhi e dai cuori. Passata l’ubriacatura per le fideistiche celebrazioni della caduta del muro di Berlino, prendiamo un respiro e guardiamoci intorno: scopriremo che l’Europa con le macerie del muro ha costruito l’equivalente di quasi 50 muri. Quello era lungo 106 chilometri, quelli che abbiamo costruito dal 1989 a oggi sono lunghi più di 5.000.
Muri fisici - in Spagna, in Ungheria, in Serbia, in Croazia, in Francia, in Lituania Estonia e Lettonia - e muri “virtuali”, come quello che corre lungo tutto il Mediterraneo. E sono costosissimi: il budget del 2018 per il mantenimento delle barriere anti-uomo che circondano l’Europa si attesta a quasi 18 miliardi di euro, con un incremento annuo di circa l’8%. Lo racconta un rapporto del Transnational Institute pubblicato il 5 novembre di quest’anno e che indica chiaramente la fine del sogno di una Europa aperta come l’avevano pensata i padri fondatori dell’Unione.
Proliferano le barriere
“Che cosa ha dato origine a questa nuova era dei muri?”, si chiede il rapporto. Sono molte le ragioni che hanno fatto proliferare le barriere: il crescente spostamento delle persone a causa di conflitti, di persecuzioni e repressioni politiche e l’impoverimento economico e ecologico di sempre più vaste aree del pianeta, così come l’impennata delle politiche di sicurezza nate dopo l'11 settembre 2001. Ma anche l’insicurezza economica e sociale avvertita in Europa dopo la crisi finanziaria del 2008. “Un gruppo - dice il rapporto - ha di gran lunga guadagnato dall'avvento di nuovi muri: le aziende che li costruiscono”.
Le vere barriere alla migrazione contemporanea non sono tanto di filo spinato o di cemento armato, ma sono la vasta gamma di tecnologie impiegate per impedire - fisicamente - gli spostamenti di persone, dai sistemi radar ai droni alle telecamere di sorveglianza ai sistemi biometrici di impronte digitali. “Alcuni dei muri più pericolosi d'Europa - recita il rapporto - non sono nemmeno fisici o terrestri. Le navi, i velivoli e i droni usati per pattugliare il Mediterraneo hanno creato un muro marittimo e un cimitero per le migliaia di migranti e rifugiati che non hanno passaggi legali per la sicurezza o per esercitare il loro diritto di chiedere asilo”.

Il rapporto fa il punto sulle imprese che hanno tratto profitto dal business della fortificazione: le società di costruzione che si sono impegnate a costruire le mura di terra costruite dagli Stati membri dell'UE e dallo spazio Schengen insieme alle società di sicurezza e tecnologia che forniscono le necessarie tecnologie, attrezzature e servizi di accompagnamento; le compagnie di navigazione e armamenti che forniscono navi, aeromobili, elicotteri e droni che sostengono le mura marittime europee che cercano di controllare i flussi migratori nel Mediterraneo, comprese le operazioni di Frontex e l'Operazione Sophia; infine le società di tecnologia digitale e di sicurezza che si sono impegnate a sviluppare, gestire, espandere e mantenere i sistemi dell'UE che monitorano la circolazione delle persone - come il SIS II (Sistema d'informazione Schengen) e l'EES (Schema di entrata / uscita) - che sostengono i muri virtuali dell'Europa.
Tre compagnie, in particolare, hanno beneficiato di questa mostruosa impennata di spesa securitaria: Thales, una impresa francese che produce radar e sistemi di rilevazione usati in mare e in terra. L’italiana Leonardo che costruisce elicotteri e droni e partecipa alla costruzione e alla gestione di sistemi satellitari dedicati alla sicurezza e la multinazionale europea Airbus, che costruisce anch’essa elicotteri.
“I dati su quali navi, elicotteri e aeromobili vengano utilizzati nelle operazioni marittime in Europa non sono trasparenti - afferma il rapporto - e quindi è difficile avere un quadro completo. La ricerca dimostra, tuttavia, che le principali società coinvolte includono i giganti europei delle armi Airbus e Leonardo, nonché grandi società di costruzioni navali tra cui la Damen olandese e la Fincantieri italiana”.
La conclusione di questo studio sull'attività di costruzione di muri è amarissima. “L’Europa murata ha dimostrato di essere un ottimo affare per le industrie di armamenti, sicurezza, IT, le compagnie di navigazione e di costruzioni”. Ma è un business mortale. "La pesante militarizzazione dei confini europei a terra e in mare ha portato rifugiati e migranti a seguire rotte molto più pericolose e ha intrappolato altri in condizioni disperate nei paesi vicini come la Libia. Molte morti non vengono registrate, ma quelle rintracciate nel Mediterraneo mostrano che la percentuale di coloro che affogano nel tentativo di raggiungere l'Europa continua ad aumentare ogni anno”, insieme ai profitti di pochi azionisti e alla propaganda che ci fa credere che qualche centinaia di migliaia di persone che si spostano verso l’Europa sia un problema drammatico.