“Fiabe d’altro genere”: delle volte basta cambiare il punto di vista per cambiare una storia

È uscito anche in Italia un libro gender-fluid con patrigni malvagi, lupe cattive, gatte con gli stivali e belli addormentati. Quel che conta davvero è la storia

(Foto Ansa)
(Foto Ansa)

Leggere una favola della tradizione, poco importa di quale Paese, e ribaltarla completamente, immaginando magari un finale diverso o inventando nuovi personaggi, in alcuni casi scambiandone completamente il genere. È quello che hanno fatto Karrie Fransman e Jonathan Plackett, coppia nella vita e nel lavoro, scrivendo insieme “Fiabe d’altro genere”, il loro primo libro pubblicato in questi giorni anche in Italia da Rizzoli nella traduzione di Lia Celi.

"Da secoli raccontiamo ai nostri figli le fiabe della tradizione e da sempre qualcuno ha provato a riscriverle, perché i bambini potessero immaginare un mondo in cui gli eroi fossero loro”, spiegano i due autori, lui un creativo esperto di tecnologia, lei un’artista e autrice di fumetti. Hanno una figlia che vogliono che cresca – come scrivono nel libro – in un mondo in cui le bambine possono essere forti e i bambini possono esprimere la loro vulnerabilità senza rabbia. È stato Jonathan a creare un algoritmo per computer volto a scambiare tutti i termini riferiti all’uno o all’altro genere trasformando "lui" in "lei", "signore" in "signora" e "figlie" in "figli" per poi arrivare a utilizzare le fiabe, che sono "i libri ideali per il rovesciamento dei generi".

La copertina del libro tradotto da Lia Celi

Storie fantastiche a ruoli invertiti

Esse sono infatti le prime storie che incontriamo da bambini e che formano gli elementi costitutivi della narrativa permettendoci di vivere avventure fantastiche, impersonare ruoli e sconfiggere mostri, ma – soprattutto – ci insegnano la differenza fra bene e male e fra i codici morali che governano la nostra società. "Se possiamo immaginare un mondo in cui le arpe cantano e i ratti si trasformano in cocchieri – fanno giustamente notare i due autori – perché non immaginare, proprio grazie all’uso di quell’algoritmo che inverte i generi, un mondo in cui i re vogliono avere dei bambini e le streghe non sono vecchie, ma vecchi?".

Sono nate così le "Fiabe d’altro genere" che invitano il lettore a interrogarsi sui preconcetti riguardanti il genere nella società invertendo proprio le due principali costruzioni che dominano ancora nella nostra società: il maschile e il femminile. Con la creazione dell’algoritmo, hanno notato e faranno notare anche a voi che le leggerete, che se alcuni cambiamenti erano prevedibili, altri rivelavano in realtà collegamenti impercettibili, come il fatto che i personaggi femminili venivano sempre messi davanti: “sorelle e fratelli”, “Gretel e Hansel”, ribaltando così completamente i ruoli. Le donne, poi, si trovano così ad avere ruoli più vari e determinanti, mentre ai maschi è concesso di essere sensibili e bisognosi di protezione. In tanti hanno riscritto fiabe che son vere e proprie icone, ma nessuno prima di loro aveva mai scambiato i generi, una maniera per dare al lettore la libertà nell’analizzare delle nuove storie.

La magia nella magia

Ecco, quindi, la magia nella magia (della favola) con la nascita di nuovi personaggi e stereotipi messi a nudo, principesse in armature scintillanti che corrono a salvare principi addormentati, un lupo cattivo che è femmina e Re che se ne stanno comodamente seduti alla finestra a cucire sognando di avere un figlio, come giovanotti che sono ricompensati per aver saputo guardare al di là dell’aspetto bestiale di una principessa. Ci sono “Bello e la Bestia”, c’è  “Cenerentolo, o lo scarpino di cristallo”, “Il principe sul pisello” o “Il bello addormentato nel bosco”, senza dimenticare “La gatta con gli stivali” e così via, un piacevole pot pourri emozionale gender-fluid con tutto ciò che può riguardare (e interessare) il mondo LGBTQI+.

Da secoli raccontiamo ai nostri figli le fiabe della tradizione, e da sempre qualcuno ha provato a riscriverle, perché i bambini potessero immaginare un mondo in cui gli eroi fossero loro. Anche Karrie e Jonathan leggevano le fiabe alla loro bambina, quando si sono trovati di fronte a un dilemma: mancava qualcosa di fondamentale in quelle storie, e così hanno deciso di fare qualche cambiamento… Non le hanno riscritte, non hanno immaginato un finale diverso o inventato nuovi personaggi. Semplicemente hanno scambiato il genere. Resterete colpiti dal mondo che questo semplice scambio riesce a creare, e affascinati dai nuovi personaggi che state per incontrare. Leggendole, capirete che alla fine, quello che conta davvero è la storia. Il resto è solo un dettaglio.