I “congiunti” del nuovo decreto Conte: dubbi e polemiche
“La famiglia è una libera scelta affettiva, le solitudini sono tante e diverse e non possono essere ignorate”, ricorda la Cirinnà. Il chiarimento da Palazzo Chigi: per congiunti si intendono “fidanzati e affini, gli affetti stabili”

Al via la “fase due” tanto voluta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con un altro decreto, altre regole e misure da rispettare, ma – soprattutto – altre polemiche. Da ieri sera, infatti, la parola più cercata sul web dagli italiani è stata “congiunti”, perché all’articolo 1 dello stesso decreto si dice che a partire dal 4 maggio prossimo saranno considerati "necessari gli spostamenti per incontrare congiunti (ecco la parola, ndr), purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie".
Non a tutti è stato chiaro il significato di “congiunti” che – stando al vocabolario Treccani – indica “chi è legato ad altri da un vincolo di parentela”. Il termine non fa parte del vocabolario giuridico, perché il Codice civile conosce i “parenti” e gli “affini” mentre la legge 76/2016 ha introdotto la nozione di soggetti partecipi di una “unione civile” e la nozione di “conviventi di fatto”.
Fino a ieri sera, si poteva andare a far visita solo ai genitori, ai figli, ai nonni, ai nipoti e consanguinei o persone a cui si è legati giuridicamente. Restavano fuori, però, tutte le persone sole, soprattutto gli omosessuali, i componenti delle Famiglie Arcobaleno, i tanti giovani che sono stati cacciati da casa proprio per via della loro omosessualità e che si sono rifatti altrove una vita e delle relazioni affettive forti o chiunque si sia creato delle relazioni familiari, ma senza vincoli di sangue. Poi, finalmente, a distanza di un giorno dal discorso del premier, il chiarimento da Palazzo Chigi: per congiunti si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha però chiarito che tutto verrà precisato nelle faq nei prossimi giorni, “ma non significa che si può andare a casa di amici, a fare delle feste. Si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive”.
Le polemiche: Cirinnà, l’Arcigay la Lega e Fratelli d’Italia
Non sono mancate giustamente le polemiche, prima e dopo. “Condivido la prudenza del Governo nella scelta di graduare le aperture, ma allo stesso tempo, non condivido la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto della pluralità delle esperienze e degli affetti”, aveva dichiarato subito dopo il discorso di Conte la senatrice Monica Cirinnà che ha dato il nome alla legge sulle unioni civili. “Esistono relazioni significative che vanno al di là dei legami giuridici e di sangue e relazioni che attraversano i confini delle Regioni: penso innanzitutto alla situazione di alcune famiglie separate, alla condizione delle coppie non conviventi o delle famiglie arcobaleno non riconosciute, ma anche ai tanti legami di affetto tra persone sole, che vengono ignorati dal decreto”. “Se si decide di venire incontro, seppur limitatamente, a specifiche esigenze affettive – concludeva - si deve farlo nel rispetto della pari dignità e dell’autodeterminazione delle persone. Le solitudini sono tante e diverse, e non possono essere ignorate”. Sulla stessa linea, il segretario generale di Arcigay Gabriele Piazzoni secondo il quale, il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di ‘congiunti’, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, “rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”.
“Conte ci faccia capire la ratio secondo la quale è possibile, giustamente, far visita ai parenti all'interno della propria regione ma non alla propria fidanzata o fidanzato, se abitano al di fuori del comune di residenza” hanno scritto i deputati della Lega Paolo Tiramani e Alessandro Giglio Vigna firmatari dell'interrogazione. “Ci auguriamo sia stata l'ennesima svista del Premier e del suo pagatissimo staff”. Ironico, l’intervento da parte del coordinatore nazionale di Fratelli d'Italia Guido Crosetto: “I fidanzati sono congiunti... ma solo se la loro relazione è stabile. Non vorrei essere nel Carabiniere che deve verificarlo!”.
La protesta dei vescovi e le reazioni del Governo
Altra questione, ma in questo caso è stata risolta più velocemente, riguardante la non possibilità di partecipare, sempre secondo il decreto, alla messa domenicale. Una decisione, quest’ultima, che non è piaciuta ai vescovi della Cei che in una nota intitolata “Il disaccordo dei vescovi”, avevano subito dichiarato che “non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto” e che l'impegno al servizio verso i poveri “nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. Le loro lamentele, sempre ieri, sono state prese da Palazzo Chigi subito, in tarda serata, con una nota di rassicurazione in base alla quale – si legge – “già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.
Nel frattempo, aspettiamo fiduciosi ulteriori chiarimenti dalle faq del Governo, come ha sottolineato Conte. Interpretare il termine “congiunti” a cui sarà possibile fare visita non è affatto facile, ma il termine “fidanzato” o “fidanzata”, “compagno” o “compagna” o anche solo “amante” o “trombamico/a”, in certi casi lo sarà ancora di più.