La Giornata Mondiale contro l’Omofobia non è una semplice ricorrenza ma un momento di riflessione per tutti

Dal 2004 si celebra ogni 17 maggio l’International Day against Homophobia, Bièhobia and Transphobia ma i passi da fare sono ancora molti

La Giornata Mondiale contro l’Omofobia
La Giornata Mondiale contro l’Omofobia

Pensateci: da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali sono passati 29 anni. Un periodo di tempo che non è né lungo né breve per dire che sia stata una cosa lontanissima. È a metà e noi siamo nel mezzo, in una parte dove, purtroppo, c’è ancora poca chiarezza e ancora molto da fare ed ottenere. È solo dal 2004, poi, che per ricordare la storica decisione che ha causato una rivoluzione del pensiero comune contro stereotipi e pregiudizi, si celebra in tutto il mondo l’International Day against Homophobia, Bièhobia and Transphobia (Idahot) ed è solo da quell’anno che avere una relazione con una persona dello stesso stesso è stata ufficialmente considerata una “variante naturale del comportamento umano”, stando alla definizione dell’OMS.

Questa ricorrenza, a dir poco fondamentale, è stata scelta – come ha ricordato il presidente Mattarella questa mattina – “per promuovere il contrasto alle discriminazioni, la lotta ai pregiudizi e la promozione della conoscenza riguardo a tutti quei fenomeni che, per mezzo dell’omofobia, della transfobia e della bifobia, perpetrano continue violazioni della dignità umana” - condannando le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, che “costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana”. 

La ricerca di “Hate Crimes No More Italy” 

Stando agli studi fatti con la ricerca Hate Crimes No More Italy condotta dal Centro Risorse LGBTI, da giugno a dicembre 2019, tramite un questionario anonimo online diffuso sui social network, sono stati raccolti ben 672 segnalazioni di crimini d’odio o altri atti motivati da odio omobilesbotransfobico lungo tutto il territorio nazionale. Tra le persone che hanno riportato episodi di crimini d’odio, il 73% ha subito ingiurie ed insulti, il 24% minacce, il 13% molestia sessuale, il 12% violenza fisica, il 10,4% inseguimenti. L’1% dichiara di aver subito un tentato omicidio. Il 3% ha subito il rifiuto di accesso a servizi sanitari o altri servizi pubblici e il 3% un rifiuto all’assunzione o un licenziamento. L’1,8 % ha ricevuto un rifiuto di protezione da parte delle forze dell’ordine. Numeri che fanno paura. 

Sono troppe le persone che hanno subito aggressioni anche gravi senza denunciare l’accaduto. Sul totale di chi ha subito episodi di violenza sessuale, violenza fisica, stupro, danneggiamento delle proprietà, aggressioni con armi, tentato omicidio, il 76.4% non ha denunciato l’accaduto nonostante questo costituisca di per sé un reato, indipendentemente dal movente. Da quella ricerca emerge da un lato la percezione che quanto subito non fosse perseguibile per legge, dall’altro, che un’eventuale denuncia sarebbe comunque stata inutile perché non si sarebbero presi i provvedimenti necessari ad evitare che accadesse ancora. In molti casi viene riportata la necessità di non attirare su di sé l’attenzione dando visibilità all’accaduto, per non dover subire una vittimizzazione secondaria. Il problema è fermare questo odio ingiusto, perché tre vittime su quattro non denunciano le aggressioni per paura o per mancanza di fiducia nelle istituzioni. 

Le soluzioni proposte 

L’intento degli esperti che hanno condotto quella ricerca è volto a rendere evidente l’urgenza dell’approvazione della legge contro l’omobilesbotransfobia, a capire il fenomeno dell’omofobia, a indicare gli strumenti per combatterla e superarla, a superare la violenza e a raggiungere l’uguaglianza. Tra le guide d’intervento ritengono necessaria un’adozione di policy inclusive e strategie di contrasto al bullismo omolesbobitransfobico e la promozione di educazione alle differenze e all’affettività nelle scuole, perché è lì che si formano gli adulti del domani. Serve poi un’approvazione di leggi regionali contro le discriminazioni e promozione del diversity management e dell’inclusion management nei luoghi di lavoro; la formazione del personale delle forze dell’ordine in merito ai crimini d’odio omolesbobitransofobic; una vigilanza sugli organi di informazione e adozione di linee guida per una rappresentazione delle soggettività LGBTQI+ libera da stereotipi e pregiudizi e il necessario supporto alle realtà che tutelano coloro che sono stati allontanati dalle famiglie a causa della loro identità di genere LGBT+. 

La proposta di legge 

Di fatto una legge c'è e aspetta solo di essere approvata. Alla Camera, l'iter della proposta di legge Zan contro l'omotransfobia (che prende il nome del primo firmatario, il deputato Pd Alessandro Zan), sostenuta da tutte le forze di maggioranza, è cominciato in realtà ad ottobre 2019 ma si è poi interrotto anche a causa dell'emergenza coronavirus. La discussione riprenderà la prossima settimana in commissione Giustizia, dove il testo era arrivato per l'appunto sette mesi fa, e si prevede l'approvazione entro luglio. "Una buona notizia – ha commentato su Twitter l'ex presidente della Camera e deputata del Pd Laura Boldrini - a fine luglio porteremo in Aula una legge contro l'omotransfobia". Un limite temporale giudicato fattibile anche dal M5s, con la deputata e presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Francesca Businarolo che assicura: "In commissione siamo in fase di audizioni, mi impegnerò affinché l'iter della proposta di legge a prima firma Zan arrivi in aula a luglio, quando sigleremo un importante traguardo contro questa odiosa discriminazione".

Lo stesso Zan precisa: "Giovedì 21 maggio riprenderemo in Commissione Giustizia l'iter di approvazione della proposta di legge. Questo intervento del presidente Giuseppe Conte dimostra che, grazie al dialogo costante tra maggioranza e governo, riusciremo a dare al Paese in tempi brevi una legge contro l'omotransfobia, che intervenga efficacemente non solo sul piano penale, ma anche sulla formazione culturale e sul sostegno alle vittime". E a proposito di Conte, il premier, ha scritto su Facebook che questa giornata non è una semplice ricorrenza, un'occasione celebrativa, ma deve essere anche un momento di riflessione per tutti e, in particolare, per chi riveste ruoli istituzionali ad attivarsi per favorire l'inclusione e il rispetto delle persone". "Per questo – aggiunge - rivolgo il mio invito a tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l'omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale e una responsabilità sociale".  

La legge Zan 

La legge Zan si compone di due soli articoli che intervengono sugli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale e in sostanza introducono l'orientamento sessuale e l'identità di genere all'interno dell'attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d'odio, allo scopo di estendere la normativa già esistente alla protezione della popolazione Lgbt. “Il reato di istigazione alla violenza e alla discriminazione", sarebbe punito con la reclusione da sei mesi e quattro anni a chi "istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici nazionali o religiosi o fondati sull'orientamento sessuale e identità di genere". Una norma giudicata soddisfacente da Arcigay, mentre Gay Center chiede di più, perché “la legge non dà supporti certi alle vittime che devono essere rese libere di denunciare”, ha dichiarato il portavoce Fabrizio Marrazzo. “Serve che si attivino dei centri permanenti antiviolenza per Lgbt in tutte le regioni e case rifugio. Senza presidi fissi sui territori difficilmente le vittime riusciranno a denunciare”. 

Asia Argento, “cara diversità ti ringrazio” 

L'attrice e regista Asia Argento, da sempre impegnata per i diritti Lgbt è stata la testimonial di questa giornata per il Circolo di cultura Omosessuale Mario Mieli. L 'attrice, già madrina del Roma Pride nel 2016, ha letto in un video una lettera dal titolo “Cara diversità ti ringrazio” scritta da Silvia Tassone, volontaria del Circolo, che è una dichiarazione d’amore nei confronti della diversità. "Negli ultimi mesi di isolamento sociale troppe persone gay, lesbiche, bisessuali e trans sono state destinatarie di violenza e discriminazione per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, proprio in casa, luogo in cui si era costretti a stare, senza il sollievo o l’aiuto del mondo esterno", ha dichiarato Sebastiano Secci, presidente del Circolo Mario Mieli sottolineando come anche in tempo di pandemia la diversità deve essere rispettata.