Zaino in spalla o portafogli in tasca. Il lusso conquista i rifugi di montagna, ora “stellati”
Un’escursione sì, ma tra i ricordi. Confrontando il passato – che in questo ambito è più o meno esperienza comune per tutti – con un presente di contraddizioni e consumo. Raccontando di com’è cambiata un’escursione in quota (non per tutti, e non dovunque), da esperienza quasi magica, fatta di piccole e grandi cose come accendere il fuoco, al lusso sgraziato delle ostriche e champagne di fronte a splendide vette. Così una parola, “rifugio”, perde il suo significato che suggerisce stupore, sacrificio, bellezza, condivisione, sobrietà, per diventare glamour. E cioè niente
L’articolo di FABIO BALOCCOCONSENTITEMI UN RICORDO personale per trattare il tema che mi occupa. Quando ero ragazzo partivamo da Savona con gli zaini carichi e pieni di aspettative. Arrivati alla meta automobilistica, che era la Valle Tanaro o la Valle Gesso o la Valle Stura, ci procuravamo le chiavi del rifugio dal custode, e poi salivamo per compiere il giorno dopo l’ascensione. L’atmosfera nel rifugio era magica. Di solito non arrivava nessuno, ci accendevamo il fuoco, mangiavamo quel poco che ci eravamo portati e poi a nanna presto. Ora i rifugi non sono più quelli di allora: sono custoditi, se ci vuoi dormire meglio che prenoti, in alcuni puoi addirittura farti una doccia. Diciamo che sono un po’ meno spartani, ma conservano pur sempre una certa atmosfera alpinistica. Tutto questo per dire che concordo appieno con quanto affermato dal presidente del Cai Alto Adige, Carlo Alberto Zanella: non si chiamino rifugi quei locali in quota in cui si mangiano ostriche e si beve champagne.
Avevo avuto sentore di questa deriva modaiola qualche anno fa quando avevamo raggiunto il Rifugio Comici dal Passo Sella, in Dolomiti. C’eravamo andati attirati dal nome del famoso alpinista credendo ingenuamente di trovare davvero un rifugio. Invece ecco uno sbalorditivo ristorante che solo dopo avrei letto presentarsi così: «Piano con lo champagne! Quassù, in alta quota, l’euforia entra in circolo più velocemente rispetto ad altri posti. Non è solo l’altitudine a far battere forte il cuore. Basta guardare questa meravigliosa vista! E ancora un po’ più in là. C’è qualcosa di buono nell’aria. Il pesce di Grado appena pescato. Le erbe di montagna raccolte a mano. Il tutto servito su porcellana finissima (e chi l’ha detto che in una baita l’ambiente deve essere per forza rustico?). Dove trovare tutto questo? Ve lo diciamo noi. Nel posto più bello delle Dolomiti. Ai piedi del leggendario Sassolungo. Sugli sci d’inverno o con le scarpe da trekking in estate. Cercate le persiane celesti. Oppure seguite il tintinnio dei bicchieri di champagne e le chiacchiere di persone felici. Per poi brindare. Alla vostra salute! Ma non dite che non vi avevamo avvertito sullo champagne. D’accordo?».
Parentesi: al Comici io ci ho fatto solo la pipì, un po’ anche intimorito da quelle toilettes con luci soffuse che neanche un ristorante stellato. Ma il Comici non è l’unico mega-super locale in quota a fregiarsi impropriamente e impunemente del titolo di “rifugio”. Abbiamo sempre in Val Gardena, costruito di recente, nella zona di Plan de Gralba a 2064m., il Rifugio Piz Seteur: «La posizione appartata e unica del Piz Seteur, raggiungibile solo in motoslitta o con gli impianti, lo rende un rifugio di singolare bellezza e il posto ideale dove allontanarsi dallo stress e dalla confusione».
E non manca un rifugio come Dio comanda nella perla delle Dolomiti, Cortina, con il suo Rifugio Ria de Saco, recentemente ristrutturato: «Siamo a Cortina da 40 anni, ne abbiamo vissuto le varie stagioni, ma un momento di rinascita e di voglia di fare come adesso non c’era mai stato. Da tempo Cortina non era così, ora c’è proprio il desiderio di fare stare bene le persone, voglia di futuro e di serenità». Ed ecco allora il rifugio ospitare in esclusiva la nuova collezione di Valentino. “Rifugio”: un termine usurpato, certo, ma così glamour in certi contesti. I contesti dello sfarzo, dell’ostentata ricchezza, della forbice sempre più evidente tra chi, triste, mille euro li guadagna al mese e chi, felice, li spende per un pranzo in famiglia con pesce fresco in alta quota o una sfilata di moda. “Vedete come va il mondo? Ecco com’è che va il mondo”, Battiato dixit. © RIPRODUZIONE RISERVATA