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Veleni nel piatto, cosa fa l’Europa. La hit-parade degli alimenti più pericolosi

di Italia Libera   
Veleni nel piatto, cosa fa l’Europa. La hit-parade degli alimenti più pericolosi

C’è del veleno nel piatto in cui mangiamo: pesticidi, residui di sostanze chimiche nocive, adulterazioni, frodi di vario genere. L’Unione europea cerca di combattere questo pericolo con una rete che mette in sinergia le organizzazioni “vigilanti” che, scambiandosi informazioni, permettono di rivelare rischi e pericoli per la salute. Alla base di tutto c’è la cooperazione sui controlli ufficiali nella filiera agroalimentare tra gli Stati membri della Ue. Nella classifica dei cibi più nocivi che insidiano la tavola degli italiani, troviamo in testa la carne di pollo importata dalla Polonia. Dalla Turchia molti alimenti pericolosi, a cominciare dagli agrumi (residui di pesticidi) ai peperoni (pesticidi e residui di salmonella). Ma minacciano la salute anche il pepe nero importato dal Brasile e le arance egiziane

L’articolo di GIORGIO DE ROSSI

IN TEMA DI SICUREZZA alimentare la Commissione Europea ha recentemente emanato il Rapporto Annuale 2021 sulla “Rete di allerta e cooperazione” (Alert and Cooperation Network – Acn) progettata per facilitare lo scambio di informazioni e la cooperazione sui controlli ufficiali nella filiera agroalimentare tra gli Stati membri dell’Ue. Gli scambi avvengono tramite uno strumento informatico gestito dalla Commissione europea: la piattaforma “iRasff”. Detta piattaforma on line monitora il flusso di segnalazioni dei rischi per la salute, delle non conformità e delle frodi rilevate e condivise da 3 enti specifici: Rasff (Rapid Allert System for Food and Feed), Acc (Administrative Assistance and Cooperation Network) e Aff (Agri-Food Fraud Network). Queste organizzazioni cooperano in sinergia e, insieme, fanno parte della Rete di Allerta e Cooperazione (Alert and Cooperation Network – Acn). Le informazioni vengono comunicate e condivise tra i membri della rete in tempo reale, attraverso l’It platform “iRasff”, alla quale accedono tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, i Paesi del See (Norvegia, Islanda e Liechtenstein), l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Essa), la Svizzera e la Commissione Europea che gestisce la rete.

Esaminiamo in dettaglio le funzioni specifiche degli enti sopracitati: Rasff è il “Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi” volto a scambiare rapidamente informazioni sui gravi rischi per la salute umana ed animale o per l’ambiente. Esso emette notifiche per i rischi sulla salute connessi con gli alimenti, con i mangimi, nonché con i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti (Moca). Ideato per la prima volta nel 1979 in ambito europeo, garantisce livelli di sicurezza alimentare riconosciuti tra i più elevati al mondo. Il meccanismo delle comunicazioni rapide permette anche di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia consistenti nel richiamo o nel ritiro dal commercio di prodotti pericolosi. Acc è la “Rete di Assistenza e Cooperazione Amministrativa”: tratta le violazioni, di natura transfrontaliera, della legislazione agroalimentare europea che non presentano a priori un rischio per la salute. Emette notifiche di non conformità per alimenti, mangimi e materiali a contatto con alimenti. Aff è la “Rete di Frodi Agroalimentari”: indaga per frode sospetta su una non conformità, individuata come pratica potenzialmente fraudolente o ingannevole. Emette notifiche di frode.

Il Rapporto sulla Rete di Allerta e Cooperazione ha evidenziato come nel 2021 siano state registrate in totale 7.304 notifiche così suddivise: 4.607 notifiche per i rischi sulla salute connessi con gli alimenti, con i mangimi e con i materiali a contatto con gli alimenti (Sistema Rasff), 2.290 notifiche di non conformità (Rete Acc) e 407 notifiche per casi di sospetta frode non confermata (Rete Aff). Ma quali sono stati i Paesi che hanno trasmesso alla Commissione europea il maggior numero di segnalazioni lo scorso anno? Al primo posto troviamo la Germania con 760 notifiche, seguita dalla Spagna con 523 e dall’Olanda con 445. Il quarto posto spetta all’Italia, avendo inviato 389 segnalazioni. Le notifiche tramite Rasff che hanno comportato rischi per la salute sono state 4.607, a fronte delle 3.783 del 2020, 4.000 del 2019 e 3.622 del 2018. Rispetto al totale, ben 4.102 sono state le notifiche riguardanti l’alimentazione umana (3.490 nel 2020), 236 l’alimentazione animale e 269 i materiali a contatto con gli alimenti. Inoltre, sono stati registrati 53 incidenti, la metà dei quali per presenza di ossido di etilene. Un aspetto significativo emerso dal Rapporto è stata la notevole crescita dell’e-commerce che ha contribuito ad incrementare le segnalazioni. La vendita di beni e servizi attraverso la rete sta diventando sempre più una via importante attraverso la quale i prodotti arrivano ai consumatori. La pandemia ha infatti accentuato la crescita della domanda di acquisti senza uscire di casa, il che ha parallelamente aumentato le minacce di irregolarità contribuendo a rendere sempre più difficili i controlli della filiera alimentare. Nel periodo in esame sono state segnalate dai Paesi membri 281 notifiche Rasff relative all’e-commerce quale principale modalità di scambio.


La metà di tutte le richieste di prodotti scambiati online ha riguardato gli alimenti dietetici, gli integratori alimentari e gli alimenti arricchiti. Analizzando le differenti tipologie di notifica che hanno avuto impatto sui prodotti lo scenario si compone di: 1.455 segnalazioni di prodotti che hanno rappresentato un grave rischio per la salute e sono stati ritirati dal mercato europeo; 1.457 border rejection: i prodotti sono stati bloccati ai controlli di frontiera europea e non sono stati immessi sul mercato; 1.004 information for attention: il rischio individuato non ha richiesto un intervento tempestivo perché era interno allo Stato membro notificante o non era in commercio; 672 information for follow up 19 notizie. Dall’analisi qualitativa delle segnalazioni Rasff emerge come un elevato numero di notifiche abbia riguardato la presenza di residui di pesticidi (1.251), che ha rappresentato il pericolo di maggiore rilevanza, con il 27% delle notifiche relative alla salute. Tra di essi, la sostanza non autorizzata dell’ossido di etilene, rappresenta una costante sfida per il sistema, con 468 notifiche Rasff trasmesse. Altre sostanze dannose rilevate sono state i microrganismi patogeni (774), le micotossine (449), le salmonelle e la listeria.

Nella Tabella (qui a fianco) sono stati evidenziati i dieci cibi più pericolosi importati nel nostro Paese. Al primo posto nella classifica dei cibi più nocivi importati in Italia troviamo il pollo polacco contaminato da salmonella, seguito dagli agrumi (mandarini e pompelmi), provenienti dalla Turchia e dai peperoni sempre turchi in cui sono presenti residui di pesticidi. A seguire nella graduatoria troviamo il pepe nero brasiliano e i semi di sesamo dall’India. I fichi secchi, i pistacchi e le arachidi sono i prodotti alimentari a più alto rischio per la nostra salute per la presenza di ossido di etilene e aflatossine. Nell’elenco, per la prima volta, entrano anche le arance dall’Egitto. Va da sé che anche i consumatori debbano fare la loro parte esaminando con attenzione la provenienza dei cibi nelle etichette, evitando la carne di pollo low cost polacca o il pepe nero brasiliano, nonché i semi di sesamo indiani ed i pistacchi iraniani, prodotti quest’ultimi ormai di moda per condire insalatone non propriamente salutari.

Per quanto concerne le notifiche di sospette frodi, la richiesta di collaborazione più frequente è stata quella relativa al movimento illegale di gatti e cani che ammontano a 114. Più della metà di tali richieste ha riguardato animali provenienti da Paesi extra Ue. Gli animali sono spesso accompagnati da certificati sanitari falsificati e da passaporti Ue rilasciati illegalmente, che forniscono informazioni false sull’origine, o falsi risultati di laboratorio anti-rabbia. Quest’ultimo aspetto desta forte preoccupazione atteso che gli animali provengono da Paesi in cui la rabbia è ancora diffusa. Il numero crescente di scambi dimostra come gli Stati membri stiano costruendo un’efficiente collaborazione nell’affrontare questo problema transfrontaliero. La complessa materia concernente i rischi per la salute, le numerose non conformità e le frodi, è all’esame della Commissione Europea che sta lavorando al lancio di un piano specifico per affrontare l’intera problematica con strumenti sempre più moderni, adeguati ed efficaci. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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