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Torna Vinitaly dopo la pandemia, col bicchiere a mezz’aria per la guerra in Ucraina

di Italia Libera   
Torna Vinitaly dopo la pandemia, col bicchiere a mezz’aria per la guerra in Ucraina

Per il mondo del vino il 2021 è stato un anno record nei mercati globali, con l’export oltre i 7 miliardi di euro e la filiera produttiva già al lavoro per cavalcare la crescita anche nel 2022. Ora sono subentrate preoccupazioni e incertezze per la guerra in corso che lascia tutti col fiato sospeso. Dal 10 al 13 aprile, a Verona gli espositori saranno più di 4mila provenienti da 60 paesi del mondo. Proveranno a immaginare che la guerra finisca e ci si possa godere un buon bicchiere brindando …alla pace

L’articolo di COSIMO TORLO
MANCO DA VINITALY da qualche anno, dopo averlo frequentato per scriverne prima su “l’Unità” e successivamente su “La Stampa”; altri impegni professionali non mi hanno permesso di seguirlo come un tempo. Ma di quegli anni ho bei ricordi, in particolare gli anni ’90 li ricordo per il sensazionale cambio di passo a cui fu soggetta praticamente tutta la filiera del vino italiano. Cresceva la qualità dei vini, l’interesse da parte dei consumatori e del mondo nel suo insieme, certo non mancavano le magagne, troppa gente, molti disservizi, ma col tempo ha saputo adeguarsi e rimanere la fiera italiana più importante e una delle principali al mondo. 

Tornarci oggi sarà come la prima volta, perché il mondo del vino è molto cambiato e non è più quello di qualche anno fa, molte cose sono intervenute, a partire dal Covid che certo ha rallentato la sua morsa, ma che sia battuto è tutto da dimostrare, cadono alcune restrizioni che più o meno rapidamente si spera ci ripotino a vivere una vita normale. Quel che sta avvenendo in Ucraina con l’invasione della Russia ci dice anche quanto noi esseri umani siamo in balia di eventi che ogni volta ci obbligano a rivedere le nostre certezze; l’insicurezza che tutto questo porta alla nostra quotidianità ci obbliga a fare i conti con una realtà che spaventa e, naturalmente, incide sui consumi. La crisi Ucraina ha già portato aumenti dei prezzi che, poco a poco, possono rivelarsi insostenibili, per il singolo cittadino come per le imprese. 

Per il mondo del vino il 2021 è stato un anno record nei mercati globali, con l’export oltre i 7 miliardi di euro e la filiera produttiva già al lavoro per cavalcare la crescita anche nel 2022. Ora sono subentrate preoccupazione e incertezza per la guerra in corso che lascia tutti col fiato sospeso. Anche per questa ragione tornerò a Vinitaly, dal 10 al 13 aprile. Lì avremo sicuramente più chiarezza sugli accadimenti in corso e, dagli scenari, capiremo se il barometro segnerà bello o cattivo tempo. Per nostra natura di esseri umani dobbiamo e vogliamo pensare positivo, ed è importante, oggi più che mai, il ritorno delle grandi fiere internazionali, quindi dell’evento più prestigioso al mondo per il vino italiano. 

Gli espositori sono oltre 4.000 (sold out) e prende sempre più corpo una presenza di buyer internazionali di alto livello. Dall’Europa agli Stati Uniti, da Singapore al Giappone, dall’Eurasia agli emergenti mercati africani, accelera il piano strategico di Veronafiere per Vinitaly n. 54. «Nella campagna già avviata — spiega una nota della Fiera di Verona — sono 60 i Paesi coinvolti dal programma di promozione, comunicazione e incoming della società fieristica e di Ice Agenzia che condividono, oltre ad un investimento complessivo da 3 milioni di euro, anche la selezione di una business list di 500 top buyer da tutto il mondo, a cui si aggiungeranno migliaia di operatori nazionali e internazionali».

Per Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere questa edizione «sarà più orientata sugli addetti professionali, mentre il pubblico potrà conoscere le novità del mondo del vino all’esterno della Fiera, nel cuore di Verona». Non ci saranno gli operatori russi, ucraini e cinesi per le note e tristi vicende della guerra per i primi due paesi e del Covid per la Cina. Un mercato quello delle repubbliche asiatiche ex sovietiche che era diventato una certezza, con una crescita a due cifre, soprattutto nel 2021. «Un mercato molto importante — sottolinea Mantovani — per tutto l’agroalimentare italiano che esporta per 1 miliardo di euro». Dobbiamo augurarci e sperare che la diplomazia fermi la guerra. Anzitutto per mettere fine alla sofferenza, ai lutti e al dolore inferto dai carri armati alle popolazioni coinvolte, ed anche per una ripartenza economica tanto attesa dopo due anni di pandemia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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