“The Substance”: Demi Moore e l’ossessione febbrile nel body horror di Coralie Fargeat
Demi Moore torna sul grande schermo eccellente e magnetica. L’attrice è la protagonista dell’incubo progettato in ogni particolare dalla regista francese Coralie Fargeat. L’opera, alla chiusura delle tende, lascia nauseati e scossi: una traversata tumultuosa nel mare dell’angoscia e della deturpazione corporale. The Substance, uscito il 30 ottobre nelle sale, ha ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura a Cannes 2024 ed è già un cult imperdibile
◆ La recensione di GIULIA FAZIO
► In Madri Mostri Macchine, Rosi Braidotti sostiene che l’uomo post-moderno è minacciato sempre più dall’alterità che ha secolarmente recintato dentro i suoi confini invalicabili. Le paure dell’abietto e del diverso sono state esorcizzate e mostrate nelle arti attraverso la rappresentazione di mostri che minacciano l’ordine simbolico. Carolie Fargeat si insinua audacemente in una “nuova” fioritura del cinema di genere. La mostruosità di Demi Moore risiede nella sua ossessione per la bellezza, tanto da portarla a diventare una creatura abietta e ripugnante. La società patriarcale è la causa delle frenesie e delle psicosi femminili, costrette ad assecondare ideali di bellezza e giovinezza inarrivabili.
The Substance è una parabola orrorifica e pulp della degenerazione di un ideale: il corpo si rende oggetto, non più privato, ma pubblico, nelle mani della società patriarcale. Moore interpreta Elisabeth Sparkle, una stella del cinema della quale fama è pian piano discesa nell’oblio. La donna è la protagonista di una trasmissione di home fitness di un gusto anni Ottanta stantio e polveroso – omaggiando i celebri programmi di Jane Fonda. Nonostante Elisabeth sia ancora in piena forma fisica, il produttore, interpretato da Dennis Quaid, intende rimpiazzarla con una ragazza più giovane e carismatica. La scoperta dell’imminente sostituzione scatena nella donna una profonda depressione che la spinge a provare “la sostanza”: una procedura nella quale un nuovo corpo più giovane e bello viene espulso dalla matrice. Elisabeth “partorisce” dalla propria schiena l’ammaliante Sue (Margaret Qualley) che otterrà il suo vecchio lavoro, e lentamente ne “risucchierà” la linfa vitale fino all’ultima goccia.
La regista francese disgusta lo spettatore attraverso una sapiente scelta di inquadrature: i soggetti sono sempre immersi in un ambiente soffocante trasferendo il loro disagio in relazione alla società; o esposti in primissimo piano, incombendo con i loro atti ed emozioni verso chi guarda. Inoltre, l’ossessione febbrile per i corpi – che siano essi belli e giovani, o degradati e putridi – crea una ridondanza nauseante. La scena che più fa trasparire il sapiente lavoro di Fargeat è l’episodio dell’appuntamento di Elisabeth con Fred: intenta a vestirsi e truccarsi, la donna indugia costantemente tra la sua immagine allo specchio e il cartellone in secondo piano raffigurante Sue. Il suo disagio è la componente drammatica di un’opera che è riuscita a rappresentare la paura e l’angoscia della perdita della giovinezza nella società dei mass media e delle apparenze.
Demi Moore è l’eroina di un body horror post-moderno: il suo sguardo malinconico e feroce penetra nell’emotività di chi guarda, lasciando l’impronta dell’inevitabile. The Substance è un’allegoria della paura primitiva della degenerazione del corpo e, in quanto body horror, riesce a rappresentare e far emergere le paure inconsce dell’uomo attraverso la rappresentazione di corpi deformati e mutilati. Carolie Fargeat confeziona un’opera ironica e macabra con un’eccellente scelta attoriale e un arguto sottotesto. Anche se il mio corpo ha abbandonato la sala, nella mia mente rimbomba il suono di dolore di Elisabeth e il suo sguardo riflesso allo specchio che urla pietà. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Clicca qui per guardare il trailer