Salecina: come nasce una vacanza autogestita in uno degli angoli più belli della Svizzera

Salecina: come nasce una vacanza autogestita in uno degli angoli più belli della Svizzera

Gian Carlo Geronimi, uno dei gestori della casa vacanza, parla della nascita di questo luogo germogliato da un’idea di Theo Pinkus e Amalie De Sassi, due zurighesi che hanno promosso un approccio alla montagna sensibile alle questioni ambientali e sociali, che fosse finanziariamente accessibile a tutti. Una casa dove ogni ospite si assume l’incarico di svolgere un servizio al giorno come fosse la propria abitazione: qualche pulizia, la preparazione della colazione o della cena e il lavaggio stoviglie. L’organizzazione avviene attraverso l’iscrizione sulla “lavagna dei servizi” 

L’intervista di FABIO BALOCCO con GIANCARLO GERONIMI
SALECINA È UNA casa vacanza molto particolare che giace in uno dei paesaggi più belli della Svizzera, sull’altopiano dei laghi Sils e Silvaplana, luoghi cari a Segantini e Nietzsche. Mi recai a Salecina credo una ventina di anni orsono con mio figlio, allora bambino, e fu un’esperienza bellissima, che ricordo ancora con piacere. Chi risponde alle mie domande è Gian Carlo Geronimi, uno dei gestori della casa.

Il 28 dicembre dello scorso anno Salecina ha compiuto cinquant’anni. Puoi ricordarci come nacque questa casa vacanza?
«Theo Pinkus e Amalie De Sassi, due zurighesi allora impegnati nei movimenti politici della sinistra, avevano il sogno di trovare un luogo che potesse essere un punto di incontro e di confronto internazionale tra persone con una certa sensibilità politica, sociale ed ambientale. Theo Pinkus, dopo varie esperienze nell’ambito dell’editoria anche in Germania, fondò a Zurigo una libreria antiquaria ed una biblioteca che raccoglievano e diffondevano materiali legati al pensiero socialista e comunista, spesso provenienti dall’’est europeo. Inoltre fondò la rivista del movimento operaio svizzero. Amalie, oltre ad essere impegnata nel movimento per l’emancipazione femminile (pensiamo che il diritto di voto alle donne in Svizzere è arrivato solo nel 1971), faceva parte di “Naturfreunde” (amici della natura), un’organizzazione escursionistica sorta in senso al movimento operaio – e per questo bandita durante il periodo nazifascista – che promuoveva un approccio alla montagna sensibile alle questioni ambientali e sociali. Entrambi frequentavano e apprezzavano l’Engadina e in particolare l’area di Maloja. Un luogo bellissimo per trascorrervi delle vacanze che però, con la fama e l’esclusività di St. Moritz, non era, come tuttora, finanziariamente accessibile a tutti. La seconda parte del sogno di Theo e Amalie era che Salecina sarebbe stato un luogo dove anche le persone meno abbienti, gli operai, avrebbero potuto concedersi un soggiorno e quindi una vacanza tra le meravigliose montagne dell’Alta Engadina. Vennero a sapere che la struttura rurale a Orden dent a Maloja, sulla strada per andare al lago del Cavloccio, era in vendita, dato che i contadini del posto non erano più intenzionati a prenderla in affitto e organizzarci l’alpeggio. Con la mediazione del maestro del paese, anch’egli simpatizzante per le idee di Theo e Amalie, fece opera di mediazione presso i venditori. Così, dopo aver costituito un gruppo di persone interessate al progetto (coloro che saranno poi gli appartenenti alla Fondazione Salecina) e raccolto il denaro necessario, il 28 dicembre del 1971 Theo Pinkus firmò il rogito. I primi grossi lavori di ristrutturazione furono eseguiti volontariamente da parte di molte persone che rimasero legate al progetto sia come ospiti, sia con una partecipazione più attiva nel suo sviluppo. Nel corso del 72 Salecina cominciò ad accogliere i primi ospiti».
Ho definito Salecina casa-vacanza, ma essa è sicuramente molto di più e di diverso…
«Salecina è un luogo di vacanze autogestite, non nel senso che ognuno bada a sé: ogni ospite si assume l’incarico di svolgere un servizio al giorno per tutti gli altri (qualche pulizia, oppure la preparazione della colazione o della cena, il lavaggio stoviglie…). L’organizzazione avviene attraverso la propria iscrizione sulla “lavagna dei servizi”, con una messa a punto durante il tradizionale coordinamento serale, dopo cena, occasione di incontro collettivo sia per comunicazioni organizzative, sia per scambi di notizie e riflessioni. A Salecina si prenotano fondamentalmente i posti letto, come si fa nei rifugi di montagna. Spesso si condivide la stanza con persone inizialmente sconosciute. Una vacanza a Salecina implica quindi una certa socializzazione. La condivisione di spazi e di attività del quotidiano creano una sorta di esperienza civica, che dura ovviamente il tempo di una vacanza, dove ci si sente a casa propria con la consapevolezza, però, di far parte di un collettivo. Salecina ha un programma annuale di almeno una ventina di iniziative tra seminari, corsi, conferenze tematiche. Si va dalle settimane sportive (escursioni estive in montagna, sport sulla neve d’inverno), a quelle più culturali come la settimana coristica o delle danze popolari, fino ad arrivare alle tradizionali settimane, conferenze, workshop su temi politici. Nel 2022 ad esempio ci saranno: un seminario in cui si discuteranno le strategie per arrivare ad uno smantellamento degli arsenali atomici ancora presenti nelle basi NATO in Europa; una settimana di escursioni e di incontro queer-femminista, un workshop dal titolo Invecchiare solidalmente».
Puoi dirci quale filosofia ispira la casa? E qual è la filosofia dei prezzi?
«La così detta filosofia dei prezzi di Salecina è basata su un sistema solidaristico: ciascun ospite, secondo le proprie possibililà, può decidere di pagare il prezzo che rappresenta per Salecina la copertura dei costi, oppure un prezzo ridotto, al di sotto della copertura dei costi, oppure un prezzo solidale, che va oltre la copertura dei costi. È evidente che chi può e decide di pagare di più dà la possibilità ad altri ospiti di pagare un prezzo ridotto per il proprio soggiorno. Ciò che è stato detto finora esprime già quale sia la filosofia della casa. In linea generale il concetto della “democrazia di base” e la promozione della partecipazione da parte di tutti gli interessati accompagna le azioni sia nella gestione concreta della casa, sia nell’ambito strategico-decisionale del Consiglio di Salecina, formato da diverse persone che con la loro azione volontaria portano avanti e sviluppano il progetto secondo gli ideali coi quali è partito. Negli ultimi anni si sta sviluppando sempre di più l’attenzione all’inclusività, l’antidiscriminazione, la sensibilità per chi, anche in un’organizzazione democratica, si trova in minoranza. Questo sia nell’organizzazione quotidiana della casa (ad esempio l’attenzione alle diverse esigenze alimentari), sia nella prospettiva più internazionale (ad esempio la questione delle migrazioni).
A Salecina non si parla solo di ambiente ma essa stessa è un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale, no?
«Nel corso degli anni si è sviluppata sempre più la sensibilità per le questioni ambientali e climatiche. Il risparmio energetico in casa, il riscaldamento alimentato da legname locale (la Val Bregaglia), l’acquisto di prodotti alimentari locali, la preferenza per il biologico, rappresentano alcune azioni in questo senso. Uno specifico ente svizzero certifica da anni i buoni risultati ottenuti nella gestione ecologica della casa e nel 2017 Salecina ha ricevuto da Cipra Svizzera (Conferenza Internazionale per la Protezione delle Alpi) il premio per il “turismo sostenibile”. Dal 2019 Salecina condivide la necessità di intervenire sull’emergenza climatica aderendo alle iniziative politiche già proclamate da diversi Paesi europei, da organizzazioni ambientaliste e da Enti locali. Salecina vuole diventare a impatto zero entro il 2030. In questo senso, con il sostegno di organizzazioni specializzate, ha iniziato un lavoro di analisi della sua condizione attuale per quanto riguarda le emissioni per poi implementare una serie di misure concrete. Ci sono stati negli ultimi anni a Salecina diversi convegni per creare un dibattito sul futuro delle Alpi, anche con le istituzioni locali, sulla possibilità di mantenere e sviluppare la vita montana soprattutto attraverso proposte di tipo culturale e, nello stesso tempo, preservare la natura. Nel 2021 c’è stato un convegno sul clima con la partecipazione sia di rappresentanti delle istituzioni politiche, sia di giovani attivisti di friday for future».
Ci sono altre esperienze simili a Salecina nelle Alpi o fuori dalle Alpi?
«Non si conoscono altre realtà con la stessa organizzazione e la stessa filosofia. Spesso si tratta di strutture che si riferiscono al concetto di comune, o luoghi dove un nucleo di persone abita permanentemente nella struttura, magari portando avanti attività agricole, e gestisce una parte di accoglienza turistica con caratteristiche più o meno comunitarie. Le case, o i rifugi dell’associazione “amici della natura” hanno assunto nel tempo un carattere più privato per la maggiore con l’impostazione classica della ricezione turistica. Una realtà paragonabile a Salecina per concetto e organizzazione potrebbe essere Falsterhus, in Danimarca, sull’isola di Falster. Una realtà con tutt’altra storia e collocazione, che però all’origine ha avuto a che fare anch’essa coi fondatori di Salecina. Una vecchia struttura scolastica di più di 100 anni, adibita a centro di vacanze autogestito. Qui il coordinamento tra gli ospiti e il concetto dei servizi reciproci funzionano più o meno allo stesso modo, ma l’autoorganizzazione degli ospiti è ancor più marcata, visto che non c’è un team di gestione direttamente in casa come avviene a Salecina, ma che dall’esterno si occupa dell’aspetto amministrativo e dell’eventuale necessità di manutenzioni.
Che giudizio date della politica ambientale del governo e dei cantoni svizzeri?
«Salecina non è un partito politico e al suo interno convivono posizioni diverse, anche se su alcuni principi fondamentali c’è ampio consenso. In generale si può dire che Salecina è a favore di una politica per il clima più incisiva di quella sostenuta del governo e dal parlamento svizzeri. Ponendosi come obiettivo la neutralità climatica entro il 2030, il consiglio di Salecina ha fatto proprie le rivendicazioni del movimento per il clima. Anche rispetto ai modelli di sviluppo fin qui adottati dal turismo alpino, manteniamo una posizione critica, puntando a forme di turismo a basso impatto ambientale. D’altro canto, occorre anche tener conto del fatto che in un sistema di democrazia semidiretta come quella svizzera, alla fine è la popolazione ad avere l’ultima parola su molte questioni e non sempre i votanti sostengono posizioni ecologiste. Di recente per esempio la maggioranza dell’elettorato ha respinto la legge sulla CO2, approvata dal parlamento e sostenuta dal governo, che prevedeva una serie di misure, tra cui un aumento del prezzo di combustibili e carburanti, volte a dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030. Soprattutto le regioni rurali e alpine, che spesso hanno una struttura economica fragile, si sono opposte con forza a un aumento dei prezzi del carburante. È un fatto di cui occorre tener conto. Per questo a Salecina la riflessione sull’ecologia va sempre di pari passo con la riflessione su modelli alternativi di sviluppo per le regioni montane».
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