Quanto inquinano i potenti della terra quando devono parlare di “transizione ecologica”

Quanto inquinano i potenti della terra quando devono parlare di “transizione ecologica”

A Davos, ricca località turistica della Svizzera, i potenti della terra si sono dati appuntamento per il Forum economico mondiale, cominciato lunedì scorso. Si parlerà di recessione globale ma anche di transizione ecologica, disuguaglianze, crisi climatica. E come ci sono andati a Davos? Molti di loro, con jet privati ed elicotteri. Con un inquinamento di Co2 che è stato quantificato come quello prodotto da 350mila automobili — con motore a scoppio — in una settimana. E questo fa pensare sulla loro credibilità rispetto alla necessità drammatica di ridurre le emissioni, e alle sfide che preoccupano il mondo

Il controvento di FABIO BALOCCO

PER COMPRENDERE QUANTO sia credibile quella transizione ecologica di cui si riempiono la bocca i politici di qualsiasi area (transizione ecologica smascherata anche da Maurizio Pallante nel suo ultimo saggio “L’imbroglio dello sviluppo sostenibile”) basterebbe una notizia riportata dall’Ansa in questi giorni: «In una settimana i jet privati che hanno portato a Davos i partecipanti al meeting del 2022 hanno causato emissioni di CO₂ pari alle emissioni medie di 350 mila automobili nello stesso periodo di tempo». «Le persone più ricche e potenti del pianeta si ritrovano a Davos per discutere a porte chiuse di questioni cruciali come la crisi climatica e le disuguaglianze, ma ci vanno usando la forma di trasporto più iniqua e inquinante: i jet privati», dichiara Federico Spadini, della campagna trasporti di Greenpeace Italia (Ansa.it).

Premesso che la notizia esce adesso probabilmente perché adesso è in corso il nuovo Forum, la domanda spontanea che all’uomo della strada come sono io sorge spontanea è: ma con tutte le possibilità offerte dalla tecnologia di fare convegni online, perché mai questi potenti della Terra si devono ritrovare fisicamente, e perché mai devono usare mezzi privati e non pubblici? E perché poi ritrovarsi in una delle località più ricche del pianeta quando sono sempre maggiori le disuguaglianze nel mondo tra ricchi e poveri?

Del resto, quello dell’aumento dell’uso di mezzi aerei inquinanti non riguarda solo i jet privati, ma anche gli elicotteri. E qui ci limitiamo al nostro paese del bengodi. Una notizia dello scorso anno di Adnkronos annunciava che era cresciuto in Italia il numero di piloti di elicottero: secondo l’Enac, nel 2021 il numero dei piloti civili di velivoli ad ala rotante è arrivato a 2.338, di cui 1.341 per voli commerciali e 997 per attività private. A tacere dei consumi di carburante di un elicottero, fa specie che il suo utilizzo sia consentito — sempre in Italia — per attività di svago: a parte che nelle aree protette, in Italia ad esempio è tranquillamente consentito l’eliski, ossia il trasporto in quota di sciatori per poi scendere su pendii vergini (o quasi) — pratica, si noti bene, vietata in altri paesi delle Alpi, quali Francia, Germania, Liechtenstein e Slovenia, mentre è rigidamente regolamentata in Svizzera e Austria. Non solo, da qualche anno — in assenza di regolamentazioni di sorta — va di moda anche la pratica estiva dell’elibike, cioè il trasporto in quota di ciclisti con relative biciclette onde consentire loro la pratica del downhill. Jet privati, elicotteri, sono solo esempi di un mondo alla rovescia. Un mondo del bla bla bla. © RIPRODUZIONE RISERVATA