Il convegno annuale “Curare è prendersi cura” dell’Ail (l’Associazione Italiana contro leucemie linfomi e mieloma), che si è svolto a Roma in questo mese di maggio, è stato dedicato all’“Impatto ambientale e rischio sanitario”. L’Italia è al terzo posto nel’Unione Europea – dopo Francia e Germania – come numero di decessi perlomeno anticipati, se non causati direttamente, dall’inquinamento ambientale, atmosferico e non solo. Un numero impressionante di vittime: sessantamila. L’inquinamento non minaccia la salute solo dei predisposti o più anziani, ma è un killer invisibile che colpisce in tutte le fasce d’età
Il resoconto di COSIMO GRAZIANISI È SVOLTO a Roma il 5 maggio il convegno annuale “Curare è prendersi cura” dell’Ail (l’Associazione Italiana contro leucemie linfomi e mieloma). Il titolo di quest’anno è stato “Impatto ambientale e rischio sanitario”. Gli ospiti intervenuti, una quindicina tra scienziati e professori universitari, hanno affrontato un tema non ancora molto discusso dai media italiani ma che la comunità scientifica considera oramai una certezza: la correlazione tra tutela ambientale e la prevenzione delle malattie. In particolare, si è concentrata l’attenzione su come l’ambiente influisca nel sorgere delle malattie, come influisca l’inquinamento e come gli stili di vita. Il convegno è stata anche l’occasione per illustrare le conclusioni della sesta edizione del rapporto “Sentieri”, promosso dall’Istituto Superiore di Sanità che analizza gli indici di mortalità in quarantasei siti italiani individuati per la loro esposizione all’inquinamento ambientale.
Secondo il rapporto del Network Europeo di Osservazione e Informazione Ambientale (Eoinet) e dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea) relativo ai dati del 2022, l’Italia è al terzo posto dopo Francia e Germania per morti premature collegate all’inquinamento ambientale con quasi sessantamila morti. Ma il problema non riguarda solo l’Europa, perché a livello mondiale sette milioni di persone all’anno muoiono per problemi relativi all’inquinamento ed è un fenomeno che riguarda tutte le fasce d’età. Quest’ultima prova è stata confermata da Ivano Iavarone del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità e Lucia Bisceglia, Presidente Aie e direttrice dell’Area Epidemiologia e Care Intelligence dell’Agenzia regionale Strategica e Sociale della Puglia, che hanno illustrato i risultati del rapporto “Sentieri”. Secondo il rapporto le morti collegate all’inquinamento e alla diffusione di malattie per la pessima situazione ambientale riguardano anche le fasce più giovani della popolazione, con più di millequattrocento morti per tumore nella fascia pediatrica-adolescenziale e 999 tra i giovani adulti.
Come ha ricordato dal presidente nazionale dell’Ail Pino Toro in una dichiarazione a margine rilasciata all’agenzia Dire «in Italia la situazione è caratterizzata da una serie di siti che sono stati già ampiamente studiati dal ministero della Salute e che aspettano di essere bonificati». Toro ha anche sottolineato che eventi come questo servono a cambiare la cultura del Paese, «unico modo – ha sottolineato – per arrivare a risolvere i problemi di questo genere».
I lavori della conferenza, coordinati da Igor Staglianò, sono stati aperti con l’intervento di Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Serve implementare – ha detto il professor Locatelli – un’attenzione sempre maggiore sul tema del rischio ambientale e delle conseguenze per lo sviluppo di patologie oncologiche-ematologiche. Iniziative come queste devono tradursi nella conduzione di studi metodologicamente rigorosissimi, mirati a definire in una prospettiva epidemiologica, clinica, ma anche biologica, tutto quello che sottende all’impatto dell’ambiente sullo sviluppo di patologie tumorali a carico del sangue».
Un altro aspetto messo in risalto da Toro e dagli interventi fatti nei tre incontri non riguarda solo la relazione tra la tutela ambientale e la prevenzione, ma anche lo stato della persona e la diffusione di malattie: «C’è anche un aspetto individuale che bisogna inculcare: pensiamo al fumo, all’alcol, allo smog delle nostre città che sono tutte cause dei danni alla nostra salute». Se individualmente possiamo ridurre l’incidenza dei tumori tra la popolazione, per migliorare le condizioni ambientali in cui viviamo Toro ha sottolineato il lavoro che può essere fatto dal punto di vista legislativo perché sulle tematiche ambientali la normativa europea è «probabilmente la più avanzata al mondo e dovrebbe essere recepita dall’Italia più celermente ai fini di una maggior tutela del diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e all’ambiente». Come a dire che la scienza può agire fin dove può e che tutti devono fare la loro parte.
«La malattia è uno squilibrio tra fattori sociali, personali ed economici e cause biologiche. Fra i fattori che provocano la malattia ci sono la paura, le tensioni emotive, gli agenti tossici presenti nell’aria, nel cibo e nell’acqua, l’eccesso di alcolici e di grassi alimentari, la carenza di esercizio fisico e di sufficienti periodi di riposo» ha spiegato Aurelio Angelini, professore ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Enna Kore. «Iniziative come quella promossa da Ail – ha sottolineato Angelini – sono particolarmente importanti perché viene posto il tema di come mettere in campo una serie di attività prima che il cancro arrivi. Tra queste c’è anche il prendersi cura dell’ambiente per contrastare le sostanze che scatenano la malattia». Ambiente, prevenzione e salute, una visione olistica per combattere la diffusione di malattie come il cancro. © RIPRODUZIONE RISERVATA