Per non avvelenarsi di cemento. Come si arriva a un’agricoltura “giusta”

Il suolo è la ricchezza del territorio. Consumarlo, sprecarlo, utilizzarlo male, è un danno sotto molti punti di vista. Ogni secondo che passa, in Italia vengono consumati due metri quadrati di suolo in più. Questo è un grave problema per l’agricoltura, che avrebbe bisogno di una legge che tuteli il suolo e che incentivi ad utilizzare aree abbandonate. Un legge che aiuterebbe a difendere un’idea di agricoltura “giusta” in grado – guardando a un futuro sempre più minacciato dall’emergenza climatica – di saper risparmiare le risorse idriche, di proteggere la biodiversità, di contrastare i parassiti con la biologia
L’articolo di GUIDO MONTANARILA LONTANANZA DA una consapevolezza generale dei problemi legati all’uso del suolo è dimostrata dalla mancanza nel nostro Paese di una regolamentazione efficace dell’uso del suolo. Il suolo, ovvero il terreno naturale o agricolo, non impermeabilizzato, è quello strato di terra, composto di materia organica e minerale, che trasforma i rifiuti organici in risorse indispensabili per tutti gli organismi viventi, vegetali e animali, sulla superficie terrestre. Il suolo permette da millenni all’uomo di ricavare cibo e materie prime attraverso le varie pratiche di agricoltura, allevamento e silvicoltura.
Tuttavia con una media di 17 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i due metri quadrati al secondo, il consumo di suolo nel nostro Paese nel 2021 ha comportato più di 60 chilometri quadrati (kmq) di nuove coperture artificiali. Il suolo artificiale, impermeabilizzato, è ormai esteso in Italia per 21.500 kmq, una superficie equivalente a circa quattro volte la Regione Liguria. Tra il 2006 e il 2021 sono stati consumati 1.153 kmq di suolo naturale o seminaturale a causa principalmente dell’espansione urbana e delle infrastrutture viarie e ferroviarie che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provocano la perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di Euro l’anno (da: Rapporto Ispra 2022, “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, Snpa).
Il Piemonte tra 2020 e 2021 ha consumato per edificazioni e infrastrutture 630 ettari di aree agricole (rapporto Ispra 2022) l’equivalente di quasi mille campi da calcio, in una situazione in cui la popolazione è stabile o in riduzione ed è presente una grande quantità di aree industriali abbandonate. Si tratta dunque di una pianificazione del territorio essenzialmente speculativa, orientata alla crescita di profitti da rendita e del tutto indifferente alle esigenze agricole, ecologiche e anche culturali e di paesaggio. La realizzazione delle infrastrutture è spesso causa di conflitto tra produzione agricola e speculazione fondiaria. Per esempio la realizzazione di una strada che taglia una proprietà coltivata, che ne rende difficile l’accesso o la movimentazione dei mezzi, può costituire un consumo di suolo apparentemente modesto, ma nei fatti rende impossibile o poco redditizia l’attività agricola, predisponendo l’area all’assalto dell’edificazione e alla perdita di biodiversità.
Al contrario una pianificazione del territorio improntata alla salvaguardia della sua risorsa primaria, il suolo, deve basarsi sull’interazione di diversi approcci disciplinari e normativi. L’agricoltura può essere lo strumento di questa compresenza che deve coinvolgere, tra altre, biologia, agronomia, urbanistica, tutela del paesaggio, ingegneria, dialoganti in una visione innovativa. La crescente consapevolezza dell’importanza sociale dell’accesso al cibo sano pone il problema di un’agricoltura “giusta”, orientata al risparmio delle risorse idriche, all’incremento delle varietà colturali, alla tutela della biodiversità, alla lotta biologica alle malattie e ai parassiti. Un’agricoltura che permetta la sovranità alimentare dei territori, che integri anche le esperienze degli orti urbani come riconnessione tra urbano e rurale.
Questa agricoltura ha bisogno di una legge che tuteli il suolo, che permetta di stralciare piani sovradimensionati di infrastrutture e di espansione urbana, che promuova il riutilizzo delle aree abbandonate, anche attraverso opere di rinaturalizzazione e di de impermeabilizzazione. Nell’attuale situazione di guerra, di cambiamenti climatici e diffusione pandemica tutto ciò è urgente, se vogliamo garantire una vita decente per noi e per le generazioni a venire. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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