Otto miliardi di euro. Come non sprecare l’aiuto europeo per ridurre la nostra dipendenza dal gas
Nell’Italia che arranca ad utilizzare le risorse per il Pnrr, un aiuto arriva da Bruxelles che offre l’opportunità – a tutti i Paesi – di inserire nel Piano un nuovo capitolo dedicato al RepowerEu. Con nuove riforme e risorse si possono finanziare i progetti che perseguano gli obbiettivi della transizione energetica sulle energie rinnovabili e il contrasto ai gas serra. Per l’Italia sono in ballo risorse per oltre otto miliardi di euro. Se ne parla oggi alla Camera dei Deputati su iniziativa del Movimento Cinque Stelle, e con mozioni del Pd, Italia Viva e Alleanza Verdi e Sinistra. L’intenzione è di “stanare” il Governo da una posizione che – secondo l’opposizione – si è arroccata sull’idea di fare dell’Italia un hub del gas quando è già ben strutturata come hub elettrico
L’articolo di PASQUALE STIGLIANI
IN EUROPA IL post pandemia e il conflitto in Ucraina hanno acuito le incertezze economiche, destabilizzato i livelli dei prezzi nei mercati energetici ed alimentato rendite e profitti con conseguenze rilevanti, in particolare sull’inflazione di beni fondamentali presenti tra gli scaffali dei supermercati come la pasta. Per far fronte a questa emergenza e tutelare i propri interessi strategici, le Istituzioni europee stanno adottando una serie di azioni, tra le quali il Piano RepowerEu, con diverse misure che puntano in modo incisivo sulla capacità degli Stati membri di ridurre i consumi del gas da cui dipendiamo fortemente.
Per aver un ordine di grandezza, nel 2021 l’Europa ha importato l’83% del suo gas naturale, di cui poco meno della metà veniva approvvigionato dalla Russia. Come tutti già sappiamo, per le scelte energetiche tenute, l’Italia è tra i Paesi europei più dipendenti dagli approvvigionamenti di gas dall’estero e con maggiori problemi di sicurezza. Una posizione scomoda in cui sono amplificate le incertezze e le criticità rispetto ad altri Paesi meno dipendenti e che richiede una maggiore capacità di intervento per risolverle. Il RepowerEu è uno strumento utile per affrontare tali aspetti da cui ricavarne una grande opportunità e spingere verso la transizione energetica.
Nel dettaglio, con il RepowerEu, la Commissione europea ha proposto per il 2030 di innalzare gli obiettivi già indicati nel pacchetto Fit for 55%. Si dovrà pertanto incrementare dal 40 per cento al 45 per cento la quota di produzione di energia rinnovabile ed aumentare dal 9 per cento al 13 per cento l’obiettivo in materia di efficienza per ridurre di circa il 40 per cento i consumi energetici rispetto al 2007. Nel breve periodo invece, il piano dovrà comportare la rapida riduzione di circa 80 miliardi di metri cubi delle importazioni di gas, un risultato che supera di gran lunga gli obiettivi del pacchetto Fit for 55%, che richiede un notevole impegno nella decarbonizzazione per il nostro Paese. Per raggiungere gli obiettivi del Piano, l’Europa è impegnata ad adeguare tutti gli strumenti legislativi presenti nell’ordinamento al fine di incrementare le azioni già individuate per il raggiungimento dei target sul clima e l’energia stabiliti nel Green Deal europeo. Offre inoltre un’ulteriore opportunità agli Stati membri concedendo loro la possibilità di inserire nel Pnrr un nuovo capitolo dedicato al RepowerEu, contenente nuove riforme e risorse per progetti coerenti con il Green Deal e con gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050, sanciti dal regolamento (Ue) 2021/1119 del Parlamento europeo e del Consiglio.
In soldoni per l’Italia si parla di nuove risorse per oltre 8 miliardi di euro che dovrebbero stimolare il nostro Paese ad intraprendere nuovi progetti e riforme per ridurre i consumi energetici ed essere meno dipendenti dal gas. Le regole europee non pongono limiti alle idee degli Stati purché siano coerenti con gli obbiettivi climatici e presentate entro il mese di agosto. Diversamente da quanto ci si aspetterebbe, in un Paese fortemente dipendente dal gas come l’Italia, il RepowerEu inizialmente non aveva suscitato una grande attenzione. Contrariamente, avrebbe dovuto animare un dibattito dall’ampia partecipazione per un confronto su come investire al meglio le nuove risorse e quali fossero le riforme necessarie per accelerare la transizione ecologica. Di fatto, se non fosse stato per alcune eccezioni il dibattito sarebbe rimasto in sordina. Dopo un silenzio assordante da parte del Governo, da alcuni quotidiani inizia a trapelare che aveva chiesto in prima battuta solo alle partecipate «pochi progetti, necessari e fattibili». Eni pare che pensi ai biocarburanti e alla cattura della CO2, Terna vorrebbe finanziare il Tyrrhenian Link e la connessione con il Montenegro, Snam dovrà invece rafforzare la dorsale Adriatica, mentre a Enel tocca la realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle, a cui dovrebbe aggiungersi quello Gioia Tauro di Iren e Sorgenia. Progetti chiaramente allineati alla propaganda del Governo ma incoerenti rispetto alle necessità d’affrontare e alle regole europee da rispettare.
Nelle settimane scorse, su proposta del Movimento 5 Stelle si è aperta finalmente una discussione parlamentare che rende più trasparenti gli interessi in gioco attraverso la calendarizzazione alla Camera della mozione a prima firma dell’Onorevole Cappelletti. Per martedì 9 maggio sono calendarizzati gli interventi delle dichiarazioni di voto e le votazioni. Al momento la maggioranza continua a tenere le sue carte coperte. Non ha presentato alcuna posizione anche se i ministeri competenti hanno già presentato la lista della spesa alla cabina di regia insediata a palazzo Chigi. Oltre al Movimento, per le opposizioni sono state presentate le mozioni dal Partito Democratico, da Italia Viva ed da Alleanza Verdi e Sinistra.
Sicuramente il Piano è in contraddizione con l’idea propagandata dal Governo Meloni di far diventare l’Italia un hub del gas, tutto ancora da capire in che modo si dovrebbe realizzare e soprattutto chi lo dovrebbe pagare. Da pochi mesi l’Associazione Elettricità Futura ha presentato pubblicamente un percorso per il raggiungimento dell’indipendenza e della sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione, in linea con gli obiettivi europei. Il piano al 2030 del settore elettrico presentato prevede di allacciare alla rete 85 gigawatt di nuove rinnovabili al 2030, portando all’84 per cento le rinnovabili nel mix elettrico, e l’elettrificazione pari a circa 360 terawattora. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro.
Gli scenari al 2030 del Piano europeo Fit for 55% elaborati da Ricerca sul sistema energetico (Rse) prevedono una riduzione del 37% dei consumi di gas naturale con una diminuzione degli approvvigionamenti di circa 25 miliardi di metri cubi. Una proiezione che potrebbe essere superata considerato che dalle statistiche energetiche del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica emerge che già a marzo, rispetto allo stesso mese del 2022, i consumi di gas sono crollati oltre il 26%. Si registra inoltre una riduzione sia della produzione nazionale (-6,9%) che delle esportazioni (-52,6%) e importazioni (-15,9%). La realtà è lapalissiana e l’argomento è talmente strategico e rilevante per il nostro Paese che dovremmo essere tutti responsabili e protagonisti ad aprire nei prossimi giorni un confronto sulle nuove riforme e gli investimenti che necessitano realmente al Paese nell’ambito del RepoweEu. Per evitare stranded assets o rendite già ingrassate dagli altissimi prezzi dell’energia e creare benefici per consumatori e le attività produttive non possiamo sottrarci da questo impegno. © RIPRODUZIONE RISERVATA