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“Mussolini, figlio del secolo” (e di una cialtronesca classe dirigente): la serie di Joe Wright in televisione su Sky

di Italia Libera   
“Mussolini, figlio del secolo” (e di una cialtronesca classe dirigente): la serie di Joe Wright in...

Luca Marinelli è molto bravo ad interpretare un duce camaleontico, disposto a tutto, anche a rinnegare se stesso, pur di vincere. Dalla serie di Sky in otto puntate, tratta dal bestseller di Antonio Scurati, restano, però, in ombra tutti gli altri protagonisti del fascismo, da D’Annunzio a Marinetti, le donne e gli uomini dello Stato che invece di combatterlo si alleano con lui per arginare gli odiati socialisti indecisi tra le riforme e la rivoluzione

◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *

Della monumentale opera di Antonio Scurati su Mussolini sono finora usciti quattro volumi, che coprono il periodo dal 1919 al 1943. Il quinto e ultimo, che racconterà l’ingloriosa fine del dittatore, uscirà il 25 aprile, ottantesimo anniversario della Liberazione. Non so quante copie siano state vendute finora, ma a giudicare dal numero dei nostalgici convinti “che il duce abbia fatto anche cose buone” verrebbe da dire: non abbastanza. Così mi ha dato qualche speranza l’arrivo su Sky di “Mussolini, il figlio del secolo”, una miniserie Tv in otto puntate che si basa sull’opera di Scurati e copre gli anni tra il 1919 e il 1925. Le prime puntate viste, però, non mi hanno completamente convinto.

Intendiamoci. Luca Marinelli è davvero bravo nell’interpretare un Mussolini camaleontico, un politico capace di capire meglio di tutti gli altri lo spirito del tempo, un uomo disposto a tutto, anche a rinnegare se stesso, pur di vincere, un trascinatore di folle e, non ultimo, uno sbrigativo e impenitente donnaiolo. Ma questa sua bravura lascia in ombra tutti gli altri: D’Annunzio e Marinetti, i fedelissimi, le donne, gli uomini dello stato che invece di combatterlo si alleano con lui per arginare gli odiati socialisti, a loro volta indecisi tra le riforme e la rivoluzione.

Il regista inglese Joe Wright, scelto dai produttori con lo scopo dichiarato di raccontare Mussolini attraverso gli occhi di un estraneo alle vicende italiane, ha costruito una storia che ha un solo protagonista. E facendo questo ha un po’ tradito lo spirito dell’opera di Scurati, che invece si basa su una impressionante mole di diari, lettere e memorie. È attraverso quei documenti, molti dei quali provenienti da persone vicinissime al duce, che Scurati riesce a dimostrare non soltanto gli errori del fascismo, ma anche la cialtronesca mediocrità della sua classe dirigente. Scurati ci ricorda che Mussolini non fu l’unico responsabile dei disastri del ventennio. Wright se lo è dimenticato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

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di Italia Libera   
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