Milano vota a maggioranza contro il nucleare nella tassonomia “verde”, la prima grande città a farlo

Milano vota a maggioranza contro il nucleare nella tassonomia “verde”, la prima grande città a farlo

Il Consiglio comunale del capoluogo lombardo approva a maggioranza un Ordine del giorno contro l’inserimento del nucleare nella tassonomia “verde” dell’Unione Europea. Presentato da un ampio schieramento di consiglieri (primo firmatario Carlo Monguzzi di Europa Verde), il documento chiede al governo di coinvolgere comuni regioni e territori nell’attuazione del Pnrr. È la prima grande città italiana a chiedere di accelerare la transizione energetica per ridurre la nostra dipendenza dalla Russia e dagli altri esportatori di combustibili fossili. Sotto tiro il gruppo dirigente dell’Eni accusato di ostacolare la fuoriuscita dell’Italia da gas e petrolio, con uno sviluppo delle rinnovabili inferiore alla concorrenza

Due domande a Carlo Monguzzi — Nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale chiedete al governo la revisione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Con quale obiettivo? «È necessario adeguare il nostro Piano all’obiettivo dell’Unione Europea di ridurre i gas climalteranti del 55% entro il 2030; nell’attuazione del Pnrr, occorre assumere la cosiddetta “linea del Piave climatica”, vale a dire la realizzazione del 40% degli obiettivi energia/clima entro il 2025 (come peraltro raccomanda Next Generation Eu)». — Il documento esprime una forte critica all’Eni. Cosa chiedete al governo? «Il governo può e deve far pesare la sua golden share per imprimere una correzione di rotta alla multinazionale degli idrocarburi, sia per l’obiettivo di riduzione della Co2, a tutt’oggi fissato ad appena il 25% in clamoroso contrasto con il 55% della Ue, sia per una molto più decisa promozione delle fonti rinnovabili, ferme nei progetti Eni a 15 GW (mentre la Total, sempre al 2030, si impegna per 100 GW e la Bp per 50 GW)». 
ROMA, 16 MARZO (Red) — Diciannove a favore, quindici contro e sette astenuti. Così è passato nel Consiglio comunale di Milano, lunedì 14 marzo, l’ordine del giorno contro l’inserimento del nucleare e del gas nella tassonomia ‘verde’ della Ue. Su questo tema si stanno pronunciando consigli comunali e regionali in varie parti d’Italia. L’ordine del giorno era stato presentato da Carlo Monguzzi, Rosario Pantaleo, Diana De Marchi, Alessandro Giungi, Tommaso Gorini, Marzia Pontone, Francesca Cucchiara, Enrico Fedrighini e Daniele Nahum. Molto articolata e documentata la critica sull’insostenibilità del nucleare come “energia verde” e sul prevalere, nella proposta della Commissione Ue, degli interessi di una parte, la Francia. 

Il paese transalpino vuole scaricare sull’Unione Europea i conti in rosso del suo nucleare: dal fallimento di Areva, l’industria nucleare di stato che non è ancora riuscita a far entrare in esercizio l’Epr (European Pressurized Reactor) di Flamanville, con dodici anni di ritardo e costi aumentati del 600%; all’incombente colossale spesa del decommissioning del suo surdimensionato parco elettronucleare; ai costi della “force de frappe”, l’atomica “nazionale”, che mai è stata progetto Ue.  Forse scontata questa critica, ma piacevole, dopo la pioggia di nucleare di tutti i tipi che il titolare della “Transizione ecologica” ha fatto cadere per mesi sul dibattito energetico; del tutto impropriamente, basti guardare al suo omologo tedesco Robert Habeck, che si muove nella direzione opposta per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili.

Il testo approvato ha patito qualche limatura a proposito degli investimenti sul gas, perché neanche le ripercussioni della guerra russa contro l’Ucraina convincono del tutto che il gas va risolutamente abbandonato nella duplice prospettiva della decarbonizzazione e della riduzione della dipendenza dalla Russia. Tuttavia è significativo che sia passata a maggioranza l’ennesima bocciatura del progetto Ccs (confinamento geologico della Co2) un caposaldo della linea di Descalzi, ceo dell’Eni, per far restare l’Italia nel regno dei fossili. E a lungo. Non è banale, poi, che il Consiglio comunale di Milano investa l’Eni e il suo gruppo dirigente con una critica durissima accusandolo di ostacolare la fuoriuscita dell’Italia da gas e petrolio. Mentre Cingolani, dal ministero della Transizione ecologica, sta a guardare.

È significativo, poi, nella capitale della Regione industriale per eccellenza, che il suo consiglio comunale rivolga al Governo l’invito «a conferire al Pnrr un carattere di ampio coinvolgimento dei territori, attraverso in particolare Regioni e Province, come anche della ricerca che in essi si svolge ad opera di Università, Laboratori e articolazioni di Centri ed Enti nazionali». Insomma, una dimostrazione concreta che qualcosa si può e si deve fare se si vuole evitare un impotente e totale assorbimento nei drammi che si stanno avvicendando sotto i nostri occhi, prima quello globale del Covid-19, ora anche l’angosciosa aggressione russa all’Ucraina, con i suoi morti, le sue macerie, i drammi familiari e i milioni di profughi.

Quando si aprirà nel Parlamento europeo il dibattito sulla proposta della Commissione di inserire nucleare e gas nella tassonomia verde comunitaria non sarà poca cosa che grandi Città e grandi Regioni abbiano fatto e facciano sentire forte la voce contraria dei cittadini. Nella prospettiva, sempre più incalzante, di sottrarre il sistema energetico al ricatto e ai sovraprofitti degli idrocarburi, i cittadini al carobollette, realizzando con decisioni stringenti la “linea del Piave climatica”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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