Meno spese militari più diritti: i pacifisti scrivono a Cgil e Uil in vista dello sciopero generale di domani
In una lettera aperta ai segretari generali della Cgil Maurizio Landini e della Uil Pierpaolo Bombardieri è stata inviata alla vigilia dello sciopero generale del 29 novembre. Le reti pacifiste (da Europe for Peace alla Coalizione AssisiPaceGiusta) chiedono di combattere insieme contro l’aumento delle spese militari, per difendere il nostro diritto alla salute, salvare il nostro sistema sanitario, affrontare le emergenze climatiche e i disastri ambientali, investire sui giovani, sulla scuola e sul diritto ad un lavoro dignitoso, contrastare la povertà e le disuguaglianze sociali che stanno esplodendo, sviluppare la solidarietà e la cooperazione internazionale. Le reti lanciano anche una nuova convergenza tra forse pacifiste e sigle sindacali con “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora”, il 10 dicembre prossimo, in occasione della Giornata internazionale per i Diritti Umani
ROMA, 28 NOVEMBRE 2024 (Adista) — Le reti pacifiste – Europe for Peace, Rete italiana Pace Disarmo (RiPD), Fondazione Perugia Assisi per la cultura della pace, Sbilanciamoci!, Coalizione AssisiPaceGiusta – che hanno animato la grande Giornata di mobilitazione “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora!” del 26 ottobre scorso a Bari, Cagliari, Firenze, Milano, Palermo, Roma e Torino (v. Adista online), hanno inviato una lettera a Cgil e Uil (che avevano aderito alla Giornata di mobilitazione) chiedendo di mettere al centro dello sciopero generale convocato per il 29 novembre la questione del taglio alle spese militari.
«Come facciamo – motivano i pacifisti – a difendere il nostro diritto alla salute, a salvare il nostro sistema sanitario, ad affrontare le emergenze climatiche e i disastri ambientali, a investire sui giovani, sulla scuola e sul diritto ad un lavoro dignitoso, a contrastare la povertà e le disuguaglianze sociali che stanno esplodendo, a sviluppare la solidarietà e la cooperazione internazionale se non riduciamo le spese militari?».
In tal senso, il tema della riduzione delle spese militari dovrebbero rappresentare un pilastro delle richieste sindacali alla politica italiana. E anche lo sciopero generale di fine novembre dovrebbe dare voce, si legge nella lettera, «alla necessità urgente di tagliare le spese militari. Le guerre e la corsa al riarmo hanno già gravemente compromesso il tenore di vita degli italiani, la nostra economia e la nostra democrazia. Dobbiamo fare ogni sforzo per fermare questo dramma».
L’impegno pacifista e quello sindacale sono oggi più che mai convergenti e «le lotte per il lavoro e per la pace camminano da sempre assieme»: «le guerre sono contro i lavoratori, che ne pagano in prima persona il prezzo umano ed economico»; le guerre sono contro la scuola, la sanità, il lavoro dignitoso, sono contro le politiche di contrasto alla crisi climatica, alla povertà e alla disoccupazione.
Eppure, l’attuale manovra di bilancio, accusa la lettera, «aumenta del 12% la spesa militare e nei prossimi 3 anni le spese per armamenti ammonteranno a 40 miliardi di euro. È uno schiaffo alla sofferenza e ai diritti dei lavoratori, a chi si trova in condizioni di povertà, al disagio di molti milioni di cittadini del Paese. L’esclusione sociale è aumentata e riguarda il 25% della popolazione italiana, ben 4,5 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per le visite e gli esami diagnostici».
Rinnovando l’auspicio a rinsaldare la convergenza tra forse pacifiste e sigle sindacali, le reti pacifiste lanciano il nuovo appuntamento di “Fermiamo le guerre, il tempo della Pace è ora”, il 10 dicembre prossimo, in occasione della Giornata internazionale per i Diritti Umani. — (Adista)