Meno 6. Quel che non trovate nel dibattito elettorale dei partiti, ma che serve all’Italia 

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Da qui a tre anni, la Cina punta ad installare 1200 GigaWatt di rinnovabili, oscurando l’obiettivo dei 320 GW fissato dalla Ue sulla spinta del caro energia. Punterà a coprire deserti e terre aride e, allo stesso tempo, ricoprendo tutti i tetti di pannelli solari. In Italia al fabbisogno energetico del Paese — non ci crederete — ci pensa sempre lui, il Mascellone dell’Eni (per interposto ministro della Transizione ecologica ed energetica)

Foto sotto il titolo: Il tetto fotovoltaico più grande del mondo costruito a Gaoan, nella provincia centrale di Jiangxi, in Cina. 120 MW di capacità, ottenuti da 11 sotto impianti distribuiti su un’area complessiva di circa 665.000 metri quadrati, in un polo di produzione ceramica per l’industria edilizia

LA CINA VA verso i 1200 GW di rinnovabili entro il 2025, e mette in ombra l’obiettivo Ue, che sulla spinta del caro energia è stato portato a 320 GW. Nonostante l’accelerazione data recentemente — risvegliandosi dalla sbronza di gas, che stanno però generosamente partecipando ai loro cari alleati — gli Stati Uniti resteranno largamente al di sotto dell’obbiettivo Ue. 

Ma la Cina come farà? «Ha progetti giganteschi e progetti più piccoli come il fotovoltaico sui tetti. Quasi tutte le superfici disponibili in Cina saranno coperte da pannelli solari, con grandi progetti che coprono i deserti e le terre aride e piccoli progetti che coprono i tetti», spiega Xing Zhang, analista senior al Centre for Research on Energy and Clean Air [leggi qui]. Per i piccoli progetti si punta molto sul già costruito e, proprio un anno fa, il National Energy Bureau della Cina ha promosso uno schema pilota che sta permettendo alle autorità locali di concordare con gli operatori del solare fotovoltaico, spesso compagnie di stato, gli obiettivi di ricopertura dei tetti per i diversi settori. 

“Che disastro ecologico, quegli Orientali!” ha biascicato, risvegliandosi, il vegliardo puttaniere. E Calenda, non certo lì per caso, ha cominciato a inveire contro le perniciose balle ambientaliste che negano la pulizia oltre che la sicurezza del nucleare. Quello di ultima generazione, ovviamente. Al contrario Salvini, deluso per l’inattualità del suo reattore nucleare a Baggio e facile agli entusiasmi per l’Est, stava per inneggiare a Mao. Giorgia gli ha ricordato che adesso c’è Xi Jinping, con uno scappellotto facilitante, e poi, sempre in ansia da prestazioni per la figuraccia nella Ue sul caso Orbán, ha intonato a piena voce: “Atlantici noi siamo e il gas liquefatto Usa ci pippiamo”. Largo il sorriso del Mascellone, nella consueta aura di smog da idrocarburi. A dare una raddrizzatina alle cose in una direzione un po’ più congruente con gli interessi ça va sans dire del Paese, ci avrebbe pensato lui. Come al solito. © RIPRODUZIONE RISERVATA