Meno 23. Quel che non trovate nel dibattito elettorale dei partiti, ma che serve all’Italia 

Meno 23. Quel che non trovate nel dibattito elettorale dei partiti, ma che serve all’Italia 

Altro giro, altra corsa. Come alla vigilia delle elezioni del 2008, l’erede di quella che fu Alitalia (oggi Ita Airways) è nuovamente in vendita. Per l’acquisto s’è fatto avanti il raggruppamento Certares, Delta e Air France-Klm, gli stessi (come partner industriali) di quanto avvenne quattordici anni fa. Allora l’incipiente maggioranza di centrodestra bloccò tutto per mettere in mano la cloche della compagnia aerea ai cosiddetti “capitani coraggiosi” guidati da Colaninno senior. Finì male, molto male. Ci risiamo?

Foto sotto il titolo: Il nuovo logo e la nuova livrea della società che ha preso il posto della vecchia Alitalia

IL 31 AGOSTO il Mef (ministero di Economia e Finanze) ha bocciato il consorzio Msc-Lufthansa preferendogli, per la vendita di Ita Airways, il raggruppamento Certares, Delta e Air France-Klm. Sembra che abbia contato la maggior quota assicurata allo Stato da questi ultimi (https://www.startmag.it/smartcity/certares-air-france-e-delta-ecco-chi-comprera-ita-airways/). Certo, la ultradecennale vicenda della compagnia di bandiera italiana ha celebrato la preveggenza dei matematici, quando hanno inventato il concetto di “estremo inferiore” per tutte le situazioni per le quali non si riesce a definire un minimo: ne fissi uno e, paffete, le cose vanno ancora più giù. In un processo ricorsivo che sembra senza fine. 

Certo, rode anche un po’ che un Paese come l’Italia non abbia una sua compagnia aerea, ce l’ha anche lo Sri Lanka. Peggio poi, per l’orgoglio nazionale, che tra i nuovi proprietari figurino anche Asterix e Obelix.

Quel mollaccione di Prodi stava per concludere, a suo tempo, un accordo quasi paritario con Air France e guardammo a Berlusca con simpatia, quando, avvolto nel tricolore, aveva rilanciato con: “capitani coraggiosi”, per garantire la preziosa italianità aerea. Non erano Morandi e Baglioni, ma un gruppo di imprenditori italiani, che però si dileguò nell’aere senza lasciare una scia. E neanche qualche bella canzone. Un po’ come tutte le sortite del nostro, quando non riguardano strettamente i… suoi, pardon, le imprese sue.

E quei capitani di industria della Meloni e di Salvini che dicono? Arruffano un po’ il pelo: “Queste sono cose che deve decidere il prossimo governo”, ma sono ben lieti che Draghi gli peli una patata bollente, che è costata all’Italia addirittura di più del far finta che il carbone del Sulcis, con annessi e connessi, fosse una cosa produttiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA