Meno 21. Quel che non trovate nel dibattito elettorale dei partiti, ma che serve all’Italia 

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A Cernobbio il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz parla forte e chiaro contro le banche centrali che alzano i tassi di interesse: sarebbe un salto all’indietro dopo che persino il Paese simbolo del liberismo mise sul tavolo duemila miliardi di dollari, stanziati con voto bipartisan dal Congresso Usa, per far fronte alla prima fase del Covid. Pochi giorni dopo, il 4 aprile 2020, il “Financial Times” annunciava «la fine del neoliberismo: ci vuole l’intervento massiccio dello Stato nell’economia e nei servizi». E, al riguardo, bisogna riconoscere sul piano strettamente economico i risultati ottenuti da Draghi e, prima di lui, dai governi Conte (2018-2021)

Foto sotto il titolo: Ambrosetti House a Cernobbio (Como)

JOSEPH STIGLITZ A CERNOBBIO ha scandito con voce chiara: «Basta con provvedimenti contro il debito, bisogna far crescere l’economia», criticando così le politiche delle banche centrali tutte intente ad alzare i tassi di interesse contro la ripresa dell’inflazione. Quasi delle lacrime di commozione, nel vedere che il Nobel americano ha ripreso la sua lotta contro le politiche da “Washington Consensus”, che in tutto il mondo hanno massacrato economie e, soprattutto, milioni di lavoratori, famiglie incluse.

Una battaglia titanica, che ha conosciuto i tempi bui negli anni del trionfo dell’austerity, feticcio indiscutibile, e che ha ritrovato spazio dal “quantitative easing” di Draghi, quando presiedeva la Bce, al contrastato percorso che ha portato all’istituzione del Recovery fund, come risposta alle tremende mazzate inferte all’economia dal Covid.

Anche il Paese simbolo del liberismo buttò a suo tempo alle ortiche la camicia di Nesso cucita per l’economia mondiale dalla Christine Lagarde, quand’era Direttrice del Fmi (Fondo monetario internazionale), con i duemila miliardi di dollari stanziati con voto bipartisan dal Congresso Usa per far fronte alla prima fase del Covid. Pochi giorni dopo, il 4 aprile 2020, il “Financial Times” annunciava «la fine del neoliberismo: ci vuole l’intervento massiccio dello Stato nell’economia e nei servizi».

E dopo di allora non abbiamo tenuto conto del volume degli altri stanziamenti Usa, in ogni caso cospicui. Esattamente come ha fatto il governo Draghi in Italia. Ora, parlare di “Agenda Draghi” lo lasciamo a quei partiti il cui programma politico non sa dire molto di più che riportare Draghi al governo. Per noi, la sua massima colpa è stata aver lasciato la decisiva partita energia/clima nelle mani di Cingolani, ciondolo di Descalzi, cioè in realtà in quelle di Descalzi. Un fanciullo di delicatissima salute affidato al pediatra Erode. E si sta così perdendo l’opportunità, per salvare davvero il Paese, del Green new deal. 

Ma, consumato il funesto divorzio economia/ecologia, bisogna proprio essere “sinistri” per non riconoscere sul piano strettamente economico i risultati ottenuti da Draghi e, prima di lui, dai governi Conte (2018-2021). Come illustrano i dati della “World Bank” [vedi qui infografica dinamica]. © RIPRODUZIONE RISERVATA