Meno 17. Quel che non trovate nel dibattito elettorale dei partiti, ma che serve all’Italia

Con lo scambio tra Macron e Scholtz (“nucleare in cambio di gas”), il doppio filo che lega l’Italia agli interessi economici dell’Eni contro le rinnovabili ci sta rendendo sciocchi come i francesi (“tutto nucleare”) e lenti come i tedeschi (“con un po’ di nucleare e tanto carbone a basso prezzo andiamo alla grande”). Se il Governo, tra un “ristoro” e l’altro, s’impegnasse per l’allaccio alla rete di almeno un quarto dei 160 GW di rinnovabili che sono lì in attesa, taglieremmo di oltre la metà la fornitura russa (27 miliardi di metri cubi nel 2021)
Foto sotto il titolo: La più grande miniera a cielo aperto in Germania del colosso energetico tedesco Rwe (dettaglio)
“NUCLEARE IN CAMBIO di gas”, titolava il “Messaggero” martedì 6 settembre. Insomma, Macron e Scholz al bacio in bocca, un bacio non aulentissimo visto che odora di gas ed emette un po’ di radioattività.
La partita è semplice: la Francia darà un po’ di gas alla Germania, visto che quei cattivoni di Putiniani chiudono il rubinetto di North Stream 2. E la Germania darà un po’ di elettricità alla Francia, visto che 32 dei suoi 56 reattori nucleari sono out. Questa nuova “coppia” rappresenta una buona sintesi dello sciocco sciovinismo francese e della tradizionale “lentezza” teutonica. Per lustri il “tutto nucleare” francese è stato criticato per i rischi che comporta la sua rigidità, “Ma noi ci abbiamo la force de frappe” era l’orgogliosa risposta di Asterix e Obelix. Per lustri la cupidigia tedesca li ha fatti insistere sui bassi prezzi del carbone e “Con un po’ di nucleare andiamo alla grande!”, ghignavano come i “pescecani” alla Grosz.
In Italia il nucleare l’abbiamo chiuso con tanto di “sacri bolli” nel 1990, e la transizione energetica fondata sul gas, quella che i tedeschi tentano con estremo ritardo, è iniziata oltre trent’anni fa. Un successo di molte lotte ambientaliste. Sordità quasi totale invece verso le innumerevoli battaglie, studi e conseguenti proposte di sostituire i fossili, gas incluso, con le rinnovabili. Ma nessun governo ha avuto le palle per respingere l’invadenza dell’Eni, divenuta tracotanza e comando nella “plenitude” del Mascellone. “Giammai le rinnovabili!” è il suo diktat. E ci sta rendendo sciocchi come i francesi e lenti come i tedeschi.
Se il Governo, tra un “ristoro” e l’altro, s’impegnasse, come ha fatto per progetti assai più piccoli, per l’allaccio alla rete di almeno un quarto dei 160 GW di rinnovabili che sono lì in attesa, taglieremmo di oltre la metà la fornitura russa (27 miliardi di metri cubi nel 2021). Salvini e Mascellone insieme, troppa grazie Sant’Antonio! — (Massimo Scalia) © RIPRODUZIONE RISERVATA